La Russia ha offerto la possibilità di arrendersi agli ultimi difensori di Severodonetsk, l’importante città dell’Ucraina orientale dove si combatte da settimane, con scadenza alle 7 di mercoledì mattina, ora italiana.

Gli ultimi difensori della città, sostengono i russi, sono asserragliati nell’impianto chimico Azot, uno dei più grandi del paese. Per gli ucraini la loro situazione ricorda in modo inquietante quella dei difensori di Mariupol, che per settimane si sono asserragliati nell’acciaieria Azovstal prima di essere costretti alla resa in quella che è al momento la principale vittoria militare ottenuta dalla Russia nel conflitto.

L’assedio

La situazione a Severodonetsk è rapidamente precipitata lunedì sera, quando i russi sono riusciti a distruggere l’ultimo ponte che collegava Severodonetsk con la sua città gemella, Lysychansk, dall’altro lato del fiume. Con la distruzione del ponte, inviare rifornimenti in città ed evacuare i civili è diventato impossibile, ha detto Serhiy Haidai, governatore ucraino di Lugansk, la regione orientale dell’Ucraina ormai quasi completamente occupata dai russi.

I soldati bloccati in città possono ancora sperare in qualche consegna di armi e munizioni e nell’evacuazione di almeno qualche ferito grazie a rischiosi attraversamenti del fiume o a spericolati viaggi in elicottero. Ma dopo settimane di combattimento e dopo essere sopravvissuti a numerosi contrattacchi ucraini, i russi sembravano aver acquisito una nuova sicurezza. «Le truppe ucraine che si trovano in città non ne usciranno più», ha detto un ufficiale delle truppe filorusse della cosiddetta repubblica di Donetsk.

I combattimenti

Se i russi riuscissero a occupare Severodonetsk potrebbero rivendicare di aver “liberato” completamente la regione di Lugansk, di cui hanno unilateralmente riconosciuto l’indipendenza subito prima dell’invasione: un obiettivo politicamente importante dopo che le ambizioni di Putin di rovesciare il governo ucraino sono fallite. Da settimane i russi cercano di occupare Severodonetsk e per farlo hanno impiegato enormi quantità di artiglieria. La città è stata quasi completamente distrutta e fino al 90 per cento degli edifici sarebbe stato colpito e due terzi sarebbero ormai impossibili da riparare.

La notizia della distruzione del ponte è stata data nella notte tra lunedì e martedì da Serhiy Haidai, governatore ucraino di Lugansk, la regione orientale dell’Ucraina ormai quasi completamente occupata dai russi. Severodonetsk e la sua città gemella dall’altro lato del fiume, Lysychansk, sono le ultime due roccaforti ucraine in tutto il Lugansk.

Gli scontri in città sono particolarmente duri e ci sono state parecchie avanzate, contrattacchi e ritirate strategiche. Gli ucraini sostengono di essere riusciti in diverse occasioni a rioccupare il centro della città, ma sono sempre stati respinti dalla superiore artiglieria russa.

Gli ucraini hanno impegnato in città la loro “legione straniera”, l’unità formata da volontari provenienti da tutto il mondo e arruolatisi per combattere la Russia. Non ci sono conferme ufficiali, ma sembra probabile che tra i combattenti isolati nell’impianto Azot ci siano diversi stranieri.

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