Matteo Salvini è stato rinviato a giudizio per il caso Open Arms: le accuse per l’ex ministro dell’Interno sono di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per i fatti avvenuti ad agosto del 2019, quando l’imbarcazione della Ong spagnola con a bordo 147 migranti soccorsi durante tre diverse operazioni di salvataggio si vide negare il permesso di attraccare in un porto italiano. A stabilirlo, nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone a Palermo dove stamattina si è tenuta la terza udienza preliminare, il gup Lorenzo Iannelli. Il processo a Salvini partirà dal 15 settembre.

«"La difesa della patria è sacro dovere del cittadino”. Articolo 52 della Costituzione. Vado a processo per questo, per aver difeso il mio paese? Ci vado a testa alta, anche a nome vostro. Prima l’Italia. Sempre», ha scritto sui social Salvini subito dopo la pronuncia del decreto di rinvio a giudizio.

Il gup ha dato dunque ragione alla procura di Palermo, rappresentata dal procuratore capo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Calogero Ferrara, secondo cui Salvini avrebbe agito in autonomia nel non concedere un porto sicuro alla nave con i migranti. Nell’udienza del 20 marzo, per il leader della Lega era stato chiesto il rinvio a giudizio: l'ex numero uno del Viminale «ha tenuto in mezzo al mare, per sei giorni, 147 migranti salvati dall'Ong Open Arms», si legge nella richiesta di rinvio a giudizio.

Le reazioni

«La differenza tra il processo di Catania (Gregoretti, ndr) e quello di oggi a Palermo è che nel primo è stata rimarcata l’importanza di approfondire alcune questioni in un processo, al punto che ciò può consentire di evitare il processo stesso. Qua invece non c'è stata la possibilità di sentire i testimoni ed è stata scelta un'altra strada. Siamo sereni: oggi è stato deciso di andare a processo per approfondire ulteriormente la questione, non c'è alcuna sentenza né una visione negativa. Alla fine emergerà la verità. Il reato di sequestro è insussistente. Quella nave aveva la possibilità di andare ovunque, aveva solo un divieto: entrare in un porto italiano», ha detto dopo il decreto di rinvio a giudizio Giulia Bongiorno, avvocato di Salvini.

«Passare per sequestratore – ha detto Salvini davanti ai cronisti – proprio no, ridicola solo l'idea. Mi dispiace per i miei figli, perché dovrò spiegare loro che il papà non rischia la galera. Se per aver difeso il mio paese dovrò venire qualche altro mese a Palermo, colgo gli spunti positivi. Di certo, è una decisione dal sapore politico più che giudiziario. Nei prossimi mesi gli italiani potranno vedere chi interpreta la giustizia alla Palamara e chi invece non ha pregiudizi politici, uomini di legge liberi e indipendenti. Sul banco degli imputati ci dovrebbe essere qualcuno che gira per 13 giorni nel Mediterraneo in attesa di raccogliere altri immigrati. Chi è il sequestratore? Sono convinto che nel processo emergerà la verità».

«Salvini rinviato a giudizio con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto atti d’ufficio. Felici per tutte le persone che abbiamo tratto in salvo durante la Missione65 e in tutti questi anni. La verità del Med è una, siamo in mare per raccontarla», ha fatto sapere invece l'organizzazione Open Arms. Oscar Camps, fondatore di open Arms, ha invece detto di non essere soddisfatto, «è soltanto un piccolo passo verso un lungo processo che deve portare a un cambiamento della politica europea» sul immigrazione e che «ponga al centro la vita delle persone».

La difesa: «Nave certificata per sole 19 persone»

In mattinata, prima della decisione del gup, c’era stata l’arringa della difesa, rappresentata dall'avvocato Giulia Buongiorno. Poi il gup Lorenzo Iannelli si è ritirato in camera di consiglio per decidere se rinviare a giudizio o archiviare la posizione del senatore leghista. 

«La nostra memoria è di 110 pagine – ha detto in aula Bongiorno – perché nelle ricostruzioni ci sono numerosi errori. Il divieto di ingresso in acque territoriali fu firmato da Salvini, Trenta e Toninelli ma qui c'è solo Salvini. Ci sono navi certificate per svolgere attività di ricerca e soccorso. La Open Arms aveva queste certificazioni? No. Svolgeva sistematica attività di ricerca e soccorso? Sì».

Bongiorno ha aggiunto che lo stesso comandante di Open Arms, «quando chiede disperatamente il Pos, esaltando le difficoltà in cui versa, scrive una mail spiegando “che Open arms è certificata solo per 19 persone”, eppure è sempre stata utilizzata per attività continue di ricerca e soccorso. E tutto questo si evince dalla scatola nera, cioè dal diario di bordo che andrà analizzato in questo processo. Nel diario di bordo del 29-30 luglio, si legge che la destinazione riferita all'Italia, ovvero Lampedusa, è stata cancellata per inserire zona Sar maltese libica. Questa è la prima violazione attestata dalle cancellature del diario di bordo».

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«La Open Arms – ha detto ancora l’avvocato di Salvini – prese a bordo dei giornalisti. Non era un naviglio che andava in una destinazione e casualmente salva delle persone. No, Open Arms prende dei giornalisti a bordo e poi fa zig zag, per fare ricerca. È una attività sistematica. Salvini è stato ritenuto colpevole di tutto. Il comandante di Oper Arms ha rifiutato di sbarcare migranti a Malta, ha rifiutato numerosi aiuti da altri natanti, ha rifiutato di essere scortato in qualsiasi porto spagnolo, ha rifiutato di essere accompagnato in porti spagnoli. Eppure qui l'imputato è solo Salvini. Lui risponde di sequestro di persona, anche se la nave ha bighellonato per giorni. C'è una visione salvinocentrica. In questo processo c'è un errore basilare, è come valutare questo processo guardando dal buco della serratura: non si riesce a ricostruire il complesso».

«In quei giorni Open Arms non è abbandonata a se stessa, è stata sorvolata da tutti e tutti offrono aiuto. Aerei militari, petroliere, aerei di ricognizione, Ocean Viking, altri natanti, un veliero. Con un certo numero di migranti a bordo, decisamente superiore a quelli indicati per la capienza, Open Arms decide di bighellonare 13 giorni. Ma con Salvini si ritiene grave il tempo atteso prima del Pos, ovvero meno della metà del tempo. Dal 14 al 20 agosto. Non c'è sequestro di persona se si bighellona 13 giorni, ma c'è sequestro se si è ormeggiati la metà del tempo?».

Bongiorno ha detto anche che la «redistribuzione è una procedura, non un sequestro di persona», che «era un compito di Conte», che «Salvini c’entra zero» e che «quei salvataggi non erano eventi sar, ma fenomeni di immigrazione clandestina. A qualificarli così non era Salvini, ma Toninelli». Infine, la richiesta ufficiale ai giudici: il non luogo a procedere per l'ex ministro dell'Interno.

Le accuse dei pm: «Fu sequestro di persona»

Nel corso dell’udienza dello scorso 20 marzo, il pm Lo Voi ha dichiarato che tutte le testimonianze dei ministri confermano la responsabilità unica di Salvini e ha escluso che vi sia stata tutela degli interessi nazionali. 

«L’ex presidente del Consiglio Conte si è espresso in maniera chiarissima - ha detto in aula il procuratore di Palermo – la concessione del porto sicuro era di competenza esclusiva del ministro dell’Interno. E in Consiglio dei ministri non si è mai discusso dei singoli casi. Il contratto di governo non parlava affatto di blocco indiscriminato e generalizzato delle navi. L’accusa è sostenibile nei confronti del senatore Salvini. Non lo diciamo noi, ma il Comitato Onu per i diritti umani, che il 29 gennaio ha condannato l’Italia per essere intervenuta in ritardo per soccorrere un’imbarcazione che addirittura non si trovava all’interno delle nostre acque territoriali. La questione è tutta amministrativa e non politica. C’è materia da approfondire in un processo».

Il rinvio a giudizio è stato richiesto sollecitato anche dalle 23 parti civili che si sono costituite in giudizio: nove migranti, dodici associazioni (fra cui Open Arms, Emergency, Arci, Legambiente, Giuristi Democratici) e due comuni (Palermo e Barcellona).

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