Dopo il presidente francese Emmanuel Macron, salta fuori anche il nome di Romano Prodi dalla lista di numeri telefonici finito nel mirino di vari regimi autoritari che hanno acquistato la licenza del software israeliano Pegasus, per spiare centinaia di giornalisti, attivisti e politici. 

Tuttavia, stando a quanto riportato dal Washington Post, l’ex premier non ha voluto commentare l’accaduto, né rispondere ai giornalisti che gli hanno chiesto se quel numero appartenga ancora a lui.

Come nel caso del presidente francese, anche il numero di Prodi sarebbe stato intercettato nel 2019 dai servizi segreti di Marocco e Algeria, probabilmente per le attività svolte dall’ex presidente del Consiglio come inviato delle Nazioni Unite nel Sahel. Insieme a loro, ci sarebbero anche il primo ministro francese di allora, Edouard Philippe, tredici ministri dell’amministrazione parigina e il re del Marocco, Muhammad VI. 

Non è possibile approfondire

Dalle indagini in corso, non è chiaro se i numeri dei capi di stato sia stato effettivamente hackerato o se fosse solo stato inserito in una lista di cariche istituzionali da prendere di mira. Sia nel caso di Prodi, che si è trincerato nel silenzio, si in quello di Macron, infatti, non è ancora stato possibile avere accesso ai dispositivi per effettuare le dovute verifiche, com’è invece avvenuto per i giornalisti spiati da diversi regimi. Accedendo agli smartphone si potrebbe capire se l’attacco c’è stato, se sia andato a buon fine o se ci sia stato solo un tentativo fallito di introdursi nei sistemi operativi delle alte cariche dello stato.  

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