Lo scontro sui referendum si intreccia con quello del dl sicurezza. Dopo il voto di giovedì 29 maggio alla Camera, che ha dato il via libera al testo con forti proteste in aula da parte delle opposizioni prima del voto, un post su Instagram di Fratelli d’Italia ha scatenato la reazione del Partito democratico e di alcuni dei suoi principali esponenti cha hanno espresso in coro un messaggio chiaro: la paura è di chi si chiude dentro il palazzo e invita i cittadini a non recarsi alle urne.

Il post

«Per la sinistra il dl sicurezza è il decreto paura» si legge nella prima slide del post pubblicato nel pomeriggio dal partito della presidente del consiglio, Giorgia Meloni. Poi un elenco degli elementi che, secondo Fratelli d’Italia, spaventerebbero le opposizioni che avrebbero paura «per i loro amici occupanti abusivi, per gli ecovandali che non potranno più paralizzare le città e per i compagni dei centri sociali che non saranno più liberi di bastonare le forze dell’ordine». 

Sullo sfondo scorrono le immagini della segretaria del Pd, Elly Schlein, dei due leader di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, e della europarlamentare Ilaria Salis, da tempo nel mirino della destra di governo per le sue lotte per il diritto alla casa.

La reazione del Pd

Si parla di paura, dunque. E proprio da quella parola parte “l’offensiva” del Partito democratico per prendere in contropiede il partito di Meloni e inondare il post di commenti che ricordino chi sembra essere davvero spaventato. L’indicazione del Nazareno è chiara: sfruttare il post di Fratelli d’Italia per accendere un riflettore sui referendum dell’8 e 9 giugno. 

Così a dare il via alla battaglia social è proprio il profilo Instagram ufficiale del Pd che in un lungo commento sotto al post sottolinea come i partiti di maggioranza siano «terrorizzati dalla democrazia». «La paura è la vostra, del dissenso e del voto popolare. – si legge nel commento – Emanate decreti chiusi nel palazzo per poter arrestare quelle lavoratrici e quei lavoratori che manifestano davanti alla fabbriche e chiedono più tutele e più sicurezza sul lavoro, mentre elargite carezze agli evasori».

Un attacco duro al principale partito del governo di centrodestra che, infine, si conclude con l’affondo sui referendum: «E intanto invitate a non andare a votare a quei referendum popolari dell’8 e 9 giugno per continuare a negare proprio quei diritti a chi lavora, con la complicità di TeleMeloni che silenzia l’informazione nel servizio pubblico. Perché? Perché siete terrorizzati dalla democrazia».

I commenti

Nei minuti successivi, seguendo la linea indicata dal partito, i commenti si sono moltiplicati e molti esponenti dem hanno seguito a ruota l’esempio sottolineando le storture di un governo che invita a non votare ai referendum.

«Fate la voce grossa ma la paura è la vostra – scrive l’ex parlamentare europeo Pierfrancesco Majorino -  Del vento che è cambiato, della partecipazione, del referendum. Siete sempre quelli del “me ne frego”, come quel genio di Ignazio La Russa». Perché, come sottolinea Marco Furfaro in un altro commento, mentre il Pd «ha scelto la via più democratica, quella dei referendum, voi avete scelto la repressione. E allora chi ha paura?». La risposta è lasciata a chi legge ma non serve un grande sforzo per capirla. «Perché voi siete fatti così – rilancia la deputata Chiara Gribaudo – allergici al dissenso e spaventati dal voto popolare, non a caso state portando una vergognosa campagna astensionista sui referendum dell'8 e 9 giugno. Non vi permetteremo di trasformare l'Italia nell'Ungheria di Orbàn».

E alla paura di affrontare un voto popolare, l’eurodeputato Brando Bonifei affianca un’altra paura della destra italiana: «Avete paura di affrontare la sicurezza sul serio, dalla crisi abitativa, ai salari troppo bassi, dalla lotta al degrado al sostegno ai più fragili. E di sicuro avete paura del voto delle persone perché spingete all’astensione sui referendum dell’8 e 9 giugno, lo fate perché sapete che la vittoria del sì significa proporre un’alternativa».

Da Alessandro Zan a Dario Nardella e Iacopo Melio, da Paolo Romano ad Annalisa Corrado fino alla pagina ufficiale del gruppo Pd alla Camera e a vari circoli regionali e locali. In poco più di mezz’ora i commenti degli esponenti democratici oscurano totalmente quelli dei sostenitori di Meloni. Scorrendo i commenti sembra impossibile trovare altro oltre ai riferimenti ai referendum dell’8 e 9 giugno. 

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