Hanno firmato anche Salvatore Buzzi e Massimo Carminati per i referendum sulla giustizia promossi dalla Lega e dai Radicali. I due principali imputati dell’inchiesta «Mondo di mezzo» sono arrivati insieme al gazebo del quotidiano Il Riformista, mercoledì mattina a Roma. A raccontare l’incontro è stato il giornale diretto da Piero Sansonetti.

Secondo la tesi della procura di Roma, l’ex re delle cooperative rosse e l’ex estremista di destra erano ai vertici di «Mafia capitale». La Cassazione ha però annullato la sentenza d’appello e ordinato un nuovo processo per ricalcolare le pene, escludendo che si trattasse di un’associazione criminale di stampo mafioso.

Buzzi e Carminati hanno sottoscritto tutti e sei i quesiti sostenuti da Matteo Salvini, che inseriscono limiti alla custodia cautelare e rimuovono l’incandidabilità per i politici condannati prevista dalla legge Severino. «L’inchiesta che ha travolto me e tanti altri, distruggendo le nostre cooperative, si è rivelata un flop. Serve una separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati», ha detto Buzzi ai giornalisti.

I firmatari

Prima di loro avevano firmato Luca Palamara, l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati candidato alle elezioni suppletive per la Camera nel collegio di Primavalle. Palamara, in piena campagna elettorale, ha stretto mani e si è concesso ai selfie. Nel pomeriggio è passato anche Marcello De Vito, ex presidente del consiglio comunale di Roma e volto storico dei 5 stelle, arrestato nel 2019 con l’accusa di corruzione.

Tra i politici arrivati al gazebo per sostenere i referendum c’erano anche Roberto Giachetti, deputato di Italia viva di scuola radicale, e la deputata renziana Lucia Annibali, di professione avvocata, che ha firmato cinque quesiti su sei: «Ho perplessità su quello relativo alla custodia cautelare, però sostenere la battaglia dei referendum è utile», ha detto Annibali.

Il referendum

Sono sei i quesiti depositati in Cassazione dalla Lega e dai Radicali. Il primo riguarda la raccolta firme per il magistrato che si candida al Consiglio superiore della magistratura: il referendum ne chiede l’abrogazione per evitare che la candidatura sia condizionata da correnti interne.

Il secondo quesito riguarda la responsabilità civile dei magistrati. Il referendum chiede che un cittadino danneggiato da una sentenza possa chiamare in causa il magistrato, possibilità che oggi non è prevista (ci si può rivalere solo contro lo stato).

Il terzo quesito interviene invece sulla valutazione dei magistrati, chiedendo che nei consigli giudiziari anche i membri non togati (come gli avvocati) abbiano diritto di voto.

Il quarto referendum interviene sulla separazione delle carriere, separando nettamente le funzioni di pubblico ministero e di giudice: a inizio carriera il magistrato dovrà scegliere per la funzione giudicante o per quella requirente, senza la possibilità di passare dall’una all’altra.

Il quinto quesito riguarda la custodia cautelare e ha l’obiettivo di limitare il ricorso alla misura del carcere preventivo ai soli reati gravi. Infine, il sesto propone di abolire la legge Severino, che prevede l’incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive. Lega e Radicali vogliono lasciare ai giudici la libertà di decidere caso per caso.

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