Dalla relazione annuale della Direzione investigativa antimafia emerge una sempre maggior «vocazione imprenditoriale» delle consorterie mafiose ed in particolare della ‘ndrangheta. La camorra, che conferma una struttura ad “arcipelago”, punta sul salto tecnologico tra conversazioni criptate e operazioni di riciclaggio online.
«Accanto alla ormai consolidata propensione ad adattarsi alla mutevolezza dei contesti socio-economici ed alla già concretizzata vocazione imprenditoriale, emerge una sempre maggiore tendenza ad estendere e implementare ampie ed articolate capacità relazionali». Inizia così la relazione della Direzione investigativa antimafia sul 2024, un report per la prima volta annuale e non semestrale. Un allarme concreto sulla forza delle mafie a resistere a processi e arresti grazie alla loro capacità di adattamento e ad una rete relazionale che garantisce vantaggi economici e sociali. Una manna dal cielo per le mafie.
Appalti
Le attività investigative dell’antimafia confermano la spiccata «vocazione imprenditoriale» delle consorterie mafiose che porta a ingenti investimenti in vari settori dell’economia legale. Particolarmente attiva in questo senso è la ‘ndrangheta, che si conferma la principale organizzazione mafiosa in Italia e tra le più potenti a livello mondiale.
«Il monitoraggio delle attività imprenditoriali – si legge nel report della Dia – ha restituito un quadro analitico che evidenzia un’infiltrazione sempre più concreta e articolata della ‘ndrangheta nel settore degli appalti pubblici e nel rilascio di autorizzazioni, licenze e concessioni». Attività che i clan calabresi, infiltrati in modo capillare in tutta la penisola, portano avanti su tutto il territorio nazionale come confermano i dati: «Nel periodo di riferimento (gennaio-dicembre 2024) sono stati adottati 208 provvedimenti interdittivi antimafia di cui oltre 138 emanati da prefetture al di fuori della Calabria». Provvedimenti emessi contro la ‘ndrangheta anche nelle altre regioni a tradizionale presenza mafiosa, a testimonianza delle capacità relazionali dei clan calabresi sempre più capaci di stringere accordi con le altre organizzazioni per perseguire obiettivi comuni.
Un elemento, la capacità delle mafie di infiltrarsi negli appalti pubblici che diventa estremamente rilevante a meno di un anno dai Giochi olimpici invernali di Milano – Cortina 2026. Questo «crescente interesse nel controllo delle grandi opere pubbliche» si starebbe già concretizzando con un reale interesse delle mafie per i cantieri olimpici.
«Uno dei provvedimenti adottati – sottolinea l’antimafia – è stato emesso nei confronti di una società operante nel settore edile con sede in provincia di Milano impegnata nella realizzazione di un parcheggio interrato inserito nel piano delle opere per le Olimpiadi». Le mafie, insomma, non hanno perso tempo dimostrando ancora una volta la loro capacità di cogliere qualsiasi opportunità imprenditoriale.
‘ndrangheta
«Si delinea chiaramente l’immagine di una ‘ndrangheta “proteiforme”, la quale si distingue per la pervicace vocazione affaristico – imprenditoriale e per il ruolo di protagonista di rilievo nell’ambito del narcotraffico internazionale». A differenza delle altre organizzazioni di stampo mafioso tradizionali, i clan calabresi dimostrano dunque una «versatilità tattica straordinaria» che li porta a diversificare le proprie attività criminali e adattarsi ai più disparati contesti in Italia e all’estero. «Essa – prosegue la relazione – attrae abilmente i propri interlocutori, che spaziano dagli attori della politica locale agli operatori economici e imprenditoriali, prospettando un apparente ventaglio di opportunità e vantaggi per poi fagocitare e controllare tutti i settori in cui penetra».
Emerge, insomma, il ritratto di una mafia pervasiva capace di modificare le proprie strategie per adattarsi al contesto. Tanto che l’antimafia per descriverla richiama il mito di prometeo, divinità marina della mitologia nota per la sua capacità di mutare forma per sfuggire agli inseguitori: «Così la ‘ndrangheta modifica il proprio modus operandi e si nasconde nelle acque torbide, in bilico tra legalità e illegalità, al fine di mascherare l’effettiva gravità delle proprie azioni» che si configurerebbero addirittura come una «minaccia alla sicurezza economica del paese».
E se in Italia i clan calabresi provano, spesso riuscendoci, ad infiltrarsi in appalti e grandi opere, all’estero la ‘ndrangheta si pone come «player fondamentale del narcotraffico» grazie alla propria riconosciuta «affidabilità sul piano logistico e solvibilità sul piano finanziario».
Nel 2024 sono state oltre 3,8 le tonnellate di cocaina sequestrate in varie operazioni di polizia. E oltre all’import di stupefacenti, business in cui i calabresi operano quasi in regime di monopolio in Europa grazie ai contatti con i narcos sudamericani, emerge un ritrovato interesse dei clan per le droghe leggere: «Il crescente numero di piantagioni di marijuana rinvenute evidenzia un’espansione delle attività illecite».
Cosa nostra
La mafia siciliana rappresenta un unicum, come riconosciuto dalla Dia, in quanto si tratta di «un fenomeno complesso radicato nella storia e nella società dell’isola» anche se i tempi in cui Cosa nostra era una vera e propria emergenza nazionale sembrano lontani.
Oggi la mafia palermitana è cambiata e l’arresto di Matteo Messina Denaro, l’ultimo grande boss, ha reso ancor più complesso un quadro già di per se complicato. «La prolungata assenza di una leadership solida e riconosciuta – si legge – ha determinato cicli di avvicendamento e tentativi di stabilizzazione tra le nuove e le vecchie generazioni». Nonostante questo, però, Cosa nostra «manifesta una presenza capillare su tutta l’isola» perseguendo i propri obiettivi in tutte le province della Sicilia e mantenendo «proiezioni verso l’estero».
I principali settori in cui pera la mafia siciliana sono quelli tradizionalmente legati a Cosa nostra: il traffico di stupefacenti, le estorsioni, il gioco e le scommesse online oltre all’infiltrazione nell’economia legale.
Ma l’antimafia sembra cogliere anche un elemento di novità. «Alle numerose operazioni di polizia, Cosa nostra risponde con un puntuale volontà di riorganizzarsi e con il rinnovato intento di intraprendere un percorso volto all’acquisizione di nuovi settori sia nell’ambito di attività illecite che lecite». In particolare sembra emergere un «rinnovato interesse» per il traffico di cocaina, abbandonato almeno parzialmente negli anni ‘90 quando la mafia siciliana iniziò un graduale allontanamento dal business del narcotraffico.
Camorra
Quello campano si conferma un contesto completamente diverso e frastagliato. «Con il termine camorra – ricorda la Dia – viene univocamente definito il fenomeno mafioso campano nelle sue diverse forme». Un panorama ampio in cui ogni clan assume specifiche caratteristiche e persegue obiettivi propri senza un vero coordinamento comune.
Un’organizzazione “ad arcipelago”, come viene definita in vari studi, che si conferma dunque anche nel corso dell’anno trascorso. Così si crea un panorama per cui «accanto a organizzazioni che potrebbero essere definite, per struttura e capacità, di “livello inferiore” coesistono, in posizione sovraordinata, organizzazioni di più lunga tradizione».
E proprio queste ultime sempre più spesso «protendono verso alleanze che spesso si consolidano in “cartelli” che adottano strategie sistemiche» agendo come «vere e proprie imprese mafiose». Un’infiltrazione nell’economia legale che si estenderebbe su tutto il livello nazionale come testimoniato dai 28 provvedimenti interdettivi emessi fuori dalla Campania nei confronti di soggetti legati alla camorra. L’organizzazione più ricorrente, oltre che la più potente all’interno “dell’arcipelago”, è quella dei Casalesi destinatari di dieci interdittive.
Come evidenziato dall’antimafia, poi, desta particolare preoccupazione il salto tecnologico compiuto da queste organizzazioni. «Assume particolare rilievo il livello di esperienza tecnologica raggiunto da talune organizzazioni criminali che sempre più spesso utilizzano apparecchi criptati per eludere i tradizionali metodi di captazione investigativa ovvero sviluppano sofisticate procedure digitalizzate per riciclare denaro attraverso triangolazioni internazionali».
Un utilizzo di tecnologie all’avanguardia che permette inoltre di comunicare con i detenuti appartenenti all’organizzazione per «impartire direttive agli affiliati liberi pianificando attività illecite ovvero organizzando lo spaccio di stupefacenti all’interno delle carceri».
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