reportage dal cairo

Così l’Egitto è diventato una prigione a cielo aperto per gli attivisti

Una strada affollata del Cairo (AP Photo/Nariman El-Mofty)
Una strada affollata del Cairo (AP Photo/Nariman El-Mofty)
  • Mayenour, Mohammed e Israa sono tre vittime del sistema di repressione egiziano. Hanno trascorso lunghi periodi della loro vita in carcere e rischiano di tornarci in ogni momento. Li abbiamo incontrati al Cairo.
  • Quello che i tre stanno vivendo - prelievi improvvisi, interrogatori e accuse fantasiose notificate una volta dietro le sbarre - è lo stesso copione kafkiano che abbiamo imparato a conoscere bene con il caso di Patrick Zaki
  • Dal 2013, quando il presidente Abdel Fattah el-Sisi ha preso il potere con un colpo di stato, la situazione per i diritti umani nel paese peggiora di giorno in giorno. Secondo gli attivisti per i diritti umani, l'Egitto è diventato una prigione a cielo aperto

Il Nilo cinge il quartiere del Manial come un abbraccio che addolcisce il traffico e il suono continuo dei clacson. È in questo distretto del Cairo che incontro Mahienour el-Masry. È una avvocata per i diritti umani ed è stata rilasciata lo scorso luglio dopo 21 mesi di carcere spesi nel penitenziario di Qanater. Il suo arresto era avvenuto nel novembre del 2019 senza mandato: tre uomini in borghese dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale l’avevano portata via dal tribunale del quinto insediame

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