È già passato un anno da uno dei naufragi più letali accaduti a largo delle coste italiane degli ultimi dieci anni. Il 26 febbraio del 2023, l’imbarcazione Summer Love, salpata dalla Turchia si è infranta a 40 metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro. Intorno alle 4 del mattino il caicco carico di migranti (a bordo si stimano almeno 180 persone) non ha retto l’urto delle onde e si è infranto contro il fondale. All’alba di quel giorno sono morte 94 persone, di cui 35 minori. Una decina i dispersi.

Nei giorni seguenti le autorità italiane e l’Agenzia del controllo delle frontiere dell’Unione europea, Frontex, si sono rimbalzate le responsabilità per i mancati soccorsi. Fino al momento del naufragio non è mai stata chiamata un’operazione Sar (ovvero di ricerca e soccorso in mare) ma bensì una missione di law enforcement, cioè di pattugliamento, nonostante tutte le autorità erano a conoscenza che la Summer Love trasportava a bordo dei migranti, come ipotizzato da Frontex e segnalato a mano nei registri di bordo della guardia costiera. A chiedere verità e giustizia non sono solo i sopravvissuti e i famigliari delle vittime, ma anche la società civile che si è riunita nella Rete 26 febbraio, nata dalle ceneri di quel naufragio. Proprio in occasione del primo anniversario la Rete 26 febbraio ha organizzato una serie di eventi e una fiaccolata prevista alle 5 di lunedì.

Le giornate a Cutro

«Ad un anno dalla terribile strage di Cutro, dove 94 persone hanno perso la vita, in maggioranza donne e bambini, il variegato mondo della Rete 26 febbraio, composta da più di 400 fra associazioni ed attivisti, si è dato appuntamento a Crotone e sulla spiaggia di Steccato di Cutro per una serie di eventi che avranno luogo dal 24 al 26 febbraio», scrivono le associazioni che fanno parte della Rete. «L’intento dei vari momenti, e della manifestazione centrale prevista per domenica 25 alle 15:00, non è solo quello di commemorare quanto è avvenuto e continua ad avvenire quotidianamente sulle nostre coste, nei nostri mari, sulle nostre montagne, ai confini della fortezza Europa, ma – prosegue il comunicato – di gridare forte e chiaro quanto ingiuste e inumane siano le politiche nazionali ed europee che affrontano i fenomeni migratori solo in un’ottica securitaria e criminalizzante».

E ancora: «Chiediamo politiche di accoglienza strutturate e non emergenziali; la cessazione di ogni forma di criminalizzazione dei migranti e della solidarietà e lo stop all’industria delle armi, che alimenta e spesso crea le condizioni alla base di guerre e conflitti. I valori che animano la mobilitazione sono quelli ispirati dalla nostra Costituzione, che ci obbliga al rispetto dei diritti e della dignità per tutte e tutti, senza alcuna distinzione di genere, lingua, nazionalità, religione, opinioni politiche, orientamento sessuale, condizioni personali e sociali».

L’inchiesta

La Rete, però, chiede anche giustizia per i famigliari delle vittime che stanno aspettando risposte alle loro domande. Sul naufragio sta indagando anche la magistratura. Al momento, sono aperte due inchieste. La prima, è contro i presunti scafisti e vede imputate quattro persone. Uno di loro ha già ricevuto una condanna a 20 anni di carcere nei primi giorni di febbraio. L’altra inchiesta, quella più delicata, è quella che vede indagate sei agenti, appartenenti alla guardia di finanza e alla guardia costiera. Lì si cercherà di far luce sulle falle nella catena di comando che hanno portato al ritardo dei soccorsi. In attesa di novità, la società civile e i famigliari si riuniranno a Cutro per ricordare le 94 vittime del naufragio e i dispersi.

© Riproduzione riservata