Rexinho “Gino” Abazaj è stato di nuovo arrestato in Francia. Il 33enne italo-albanese era stato incarcerato nel novembre 2024 su mandato d’arresto europeo diramato dall’Ungheria di Viktor Orbán per i fatti di Budapest del 2023, gli stessi che avevano portato alla prigionia di Ilaria Salis. Lo scorso aprile la Corte d’appello di Parigi aveva riconosciuto i rischi a cui Gino sarebbe andato incontro nelle prigioni ungheresi e aveva respinto la sua estradizione, ordinandone la liberazione. Nella serata del 16 dicembre Gino è però stato nuovamente arrestato, sempre per lo stesso procedimento di Budapest, su mandato d’arresto tedesco.

Chi è Gino Abazaj

Il militante antifascista italo-albanese Gino Abazaj è accusato dalle autorità ungheresi di essere tra le persone che hanno preso parte agli scontri del giorno dell’Onore del 2023, un raduno neonazista che celebra i soldati tedeschi e ungheresi sconfitti dall’Armata Rossa durante la Seconda guerra mondiale. Gino è l’ultimo di una lunga lista di 17 antifascisti colpiti dalla repressione della giustizia ungherese per quei fatti, tra cui figurano l’europarlamentare italiana Ilaria Salis e la cittadina tedesca Maja T.

Gino è stato arrestato una prima volta per il mandato ungherese in Finlandia, dove viveva da parecchi anni, e per questo è finito ai domiciliari. Poi è fuggito in Francia, ma a metà novembre 2024 è stato arrestato anche lì e messo nel carcere di Fresnes, nell’hinterland parigino. A quel punto è iniziata la lunga trafila di udienze per la sua estradizione in Ungheria. Dopo essere stato trasferito ai domiciliari, ad aprile 2025 la Corte d’appello di Parigi ha respinto la sua estradizione in Ungheria, dove rischiava fino a 16 anni di carcere, sottolineando rischi elevati di violazione dei diritti fondamentali così come definiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), in particolare in tema di condizioni di detenzione e di garanzia di un giusto processo. All’uomo sono state anche revocate le misure cautelari ed è diventato un uomo libero.

Il nuovo arresto

Nella giornata del 16 dicembre, Gino è stato nuovamente arrestato a Parigi. A lanciare la notizia è stato il Comitato di solidarietà per gli arrestati di Budapest, che nella mattinata del 17 dicembre si è riunito in presidio davanti al tribunale dove il militante antifascista è stato interrogato in udienza.

«Gino è stato trattenuto presso lo Sottodirezione Antiterrorismo per gli stessi fatti ungheresi del 2023 che avevano portato al suo arresto dell’anno scorso e poi al respingimento dell'estradizione e alla sua liberazione», spiega a Domani Me Youri Krassoulia, il suo avvocato in Francia. «Questa volta però il mandato d’arresto europeo è stato emesso dalla Germania». Per l’avvocato si tratta di un arresto «molto sorprendente», anche alla luce della pronuncia della Corte d’Appello dello scorso aprile. Ora il tribunale dovrà decidere se tenerlo in custodia cautelare o liberarlo. Il 24 dicembre si terrà invece l’udienza per decidere sulla sua estradizione in Germania. «Se dovesse essere estradato in territorio tedesco il suo procedimento sull’estradizione in Ungheria ripartirebbe da capo», aggiunge l’avvocato Krassoulia.

Un caso non isolato

Negli ultimi tempi le autorità francesi hanno messo il mirino sulla sfera antifascista italiana e il nuovo arresto di Gino è solo l’ultimo di una serie di episodi.

A novembre la disegnatrice Elena Mistrello è stata espulsa dal paese, dove si era recata per l’invito a un festival di fumetti a Tolosa, perché considerata un pericolo per l’ordine pubblico. La donna nel 2023 aveva partecipato alle commemorazioni a Parigi per l’uccisione da parte di estremisti di destra del giovane antifascista Clément Meric. Come lei erano presenti altri militanti dei movimenti antifascisti lombardi che a partire da quel giorno hanno avuto diversi problemi alle frontiere europee, tra controlli prolungati, interrogatori e minacce di espulsione pur senza avere alcun tipo di procedimento a carico. La vicenda è finita anche in parlamento, con il deputato di Avs Peppe De Cristofaro che ha presentato un’interrogazione al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e a quello della Giustizia, Carlo Nordio.

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