Non sono bastate battaglie, petizioni, appelli internazionali per scongiurare il rischio discarica a 700 metri dalla zona di protezione della villa di Adriano, a Tivoli, alle porte di Roma. Un decennio dopo la villa, patrimonio dell’Unesco dal 1997, è nuovamente in pericolo.

Entro marzo Roberto Gualtieri, sindaco di Roma e della città metropolitana, deve sciogliere la riserva e indicare un sito alla regione all’interno di un elenco di cave disponibili.

Opposizione popolare

Nell’elenco, pubblicato nei giorni scorsi dai giornali, sono presenti sette siti dove potrebbe sorgere l’invaso. Tra questi c’è anche via Zagarolese, ovvero proprio il sito in località Corcolle, nella zona della villa di Adriano. Il nome è cambiato, ma è lo stesso sito che era stato proposto negli anni scorsi per dare una risposta all’eterna emergenza dei rifiuti a Roma. 

La discarica dovrebbe raccogliere i rifiuti della capitale a distanza di nove anni dalla chiusura di Malagrotta, l’enorme cloaca che ha raccolto per quasi mezzo secolo il pattume romano. Da allora nessuno ha voluto decidere e la politica si è affidata a un commissario per trovare una soluzione. 

Giuseppe Pecoraro, all’epoca prefetto della capitale e commissario alla ricerca di uno spazio idoneo, aveva scelto appunto il sito in località Corcolle, ma è stato sommerso da un’ondata di critiche e polemiche. Nel 2011 un largo fronte di rappresentanti dell’opinione pubblica, composto fra gli altri da Adriano Celentano, Franca Valeri e Urbano Barberini, ha fermato la discarica. 

Passato e presente

A sostenere convintamente l’idea di Pecoraro c’era invece Renata Polverini, allora presidente di regione. Quando la mobilitazione popolare e del mondo della cultura ha bocciato quell’ipotesi a difesa del sito patrimonio dell’umanità, Polverini ha allargato le braccia e ha sbottato: «Ma ora cosa c’entra l’Unesco?».

La storia ha fatto il giro del mondo. Anche perché molto non erano chiaro di quella cava, a partire dalla proprietà che era di una società anonima svizzera. Allora l’affare è saltato, dato che il governo dei professori, guidato da Mario Monti, ha bocciato la discarica e Giuseppe Pecoraro si è dimesso da commissario.

Dieci anni dopo il caso è però tornato di attualità. «Siamo increduli, ancora una volta il sito Unesco di Villa Adriana, e l’agro romano antico con i resti dei meravigliosi acquedotti, sono minacciati dallo scellerato progetto di creare una discarica, che comprometterebbe il valore storico, archeologico, naturalistico e identitario di luoghi preziosi che il mondo ci invidia», dice Urbano Barberini, già assessore alla cultura di Tivoli e portavoce del comitato che da anni si batte in difesa di una delle aree più integre e belle della campagna romana. Barberini, imprenditore agricolo, attore e principe, è stato candidato con i Verdi per il consiglio comunale di Roma, ma non è stato eletto.

Eppure proprio la questione rifiuti è stata una delle grandi sfide poste da Roberto Gualtieri in campagna elettorale. Il nuovo sindaco ha iniziato con il piede sbagliato tra promesse deluse e nomine nel segno del passato. Ora però è il momento di decidere per la nuova discarica, con una scelta più volte rimandata dai suoi predecessori. 

Il caos amministrativo

Il sito che un tempo era noto come Corcolle oggi viene identificato come via Zagarolese. A proposito c’è in corso un contenzioso amministrativo. La conferenza dei servizi, indetta da città metropolitana di Roma, si è chiusa con esito negativo e la Gm Pozzolana, che è l’impresa che gestisce la cava, ha presentato ricorso al Consiglio di stato dopo la bocciatura confermata dal tribunale amministrativo.

La società ha chiesto il rinnovo delle autorizzazioni per movimentare i rifiuti inerti contro le quali la conferenza dei servizi aveva espresso parere negativo nel 2019. L’oggetto del contendere è il rinnovo di tre autorizzazioni, risalenti al 2009, per la realizzazione di un impianto di recupero rifiuti da costruzione, demolizione e recupero ambientale e una discarica per rifiuti inerti. La discarica non è mai entrata in funzione, lamenta la società, perché l’area è stata occupata, nel 2011, dall’allora commissario Giuseppe Pecoraro.

Nel ricorso la società ha sostenuto che quelle autorizzazioni fossero un rinnovo e non nuove autorizzazioni. La risposta del tribunale è stata però fin troppo chiara e rende ancora più inspiegabile la presenza ora del sito di Corcolle nell’elenco delle cave disponibili alla costruzione di una nuova discarica. 

«Emerge con evidenza come il complesso impiantistico ricada in area sottoposta ad una pluralità di vincoli archeologico paesaggistici, pareri quest’ultimi i cui contenuti non sono in alcun modo contestati dal ricorrente (che si limita a lamentarne la tardività)», hanno scritto i giudici del tribunale amministrativo respingendo il ricorso della Gm pozzolana.

Il tribunale sembrava aver scritto la parola fine sull’ipotesi discarica perché quell’area era caratterizzata dalla presenza di «fattori escludenti», e «a una serie di vincoli» già evidenziati dai pareri «della soprintendenza speciale».

Parla l’assessora 

Ma perché quello che è vietato a una società privata diventa possibile a comune e regione che dovrebbero anche cambiare la tipologia di rifiuto da destinare in discarica? «L’individuazione di una discarica, una o due, è l’ultimo passaggio del nostro lavoro. Abbiamo iniziato dagli scarti alimentari e dalla progettazione di due impianti, i biodigestori anaerobici per rispondere a quasi l’intero fabbisogno della capitale», dice l’assessora comunale all’Ambiente Sabrina Alfonsi. 

Roma, da oltre due decenni, aspetta il potenziamento dell’unico impianto di trattamento dell’umido esistente e porta gli scarti alimentari raccolti fuori regione spendendo 150 milioni di euro (considerando anche le altre frazioni trasportate). L’assessora parla anche dei nuovi centri di raccolta e di ulteriori due impianti per il trattamento della carta e della plastica.

Ma resta sempre la necessità di individuare uno o due siti dove collocare la discarica. Perché il comune non elimina via Zagarolese, visti i vincoli, dall’elenco? «Il ragionamento parte dalla valutazione di tutte le aree bianche che gli uffici preposti indicheranno come consentite e disponibili, ma per via Zagarolese è stata già richiesta l’autorizzazione per gli inerti ed è stato dato parere negativo. Quindi il discorso è chiuso, non è disponibile», dice Alfonsi.

Ma quindi quel sito è escluso? «Noi terremo conto dei vincoli e del pronunciamento del tribunale amministrativo», dice Alfonsi. Il passato, non solo a Roma, insegna che anche zone vincolate sono diventate discariche per dare risposte a emergenze e incapacità di gestione. Per il momento via Zagarolese resta nell’elenco, ma vincoli e tribunale amministrativo dovrebbero salvare di nuovo la villa di Adriano.

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