Da Roma a Cagliari, passando per Milano e Napoli, docenti e ATA in piazza: 8 minuti di silenzio per denunciare l’assenza di considerazione verso il personale scolastico. Sabato a Roma un’assemblea nazionale per lanciare una mobilitazione forte del mondo della scuola per il prossimo autunno
C’è malessere nella scuola pubblica italiana, un malessere che attraversa larga parte del mondo del lavoro. La questione salariale sta diventando un vero e proprio caso nazionale. L’inflazione del 17 per cento complessivo nel periodo 2022-2024 non è stata recuperata. Il governo propone per il rinnovo contrattuale un misero incremento del 6 per cento, ovvero un taglio dei salari reali dell’11 per cento. Ecco allora emergere iniziative, appelli e mobilitazioni spontanee, come quella di martedì 27. Una protesta silenziosa che si è svolta in diverse città italiane, dove docenti e personale Ata hanno dato vita a un flash mob dal titolo «Dignità del lavoro nella scuola pubblica». Da Roma a Bologna, passando per Milano, Padova, Cagliari, Firenze e Napoli, centinaia di lavoratrici e lavoratori della scuola si sono ritrovati in piazza, rimanendo per 8 minuti in silenzio per denunciare l’assenza di considerazione e chiedere aumenti salariali che ridiano dignità al lavoro.
A Roma, il flash mob si è tenuto vicino alla Camera dei deputati, per chiedere che le rivendicazioni della scuola pubblica entrino nell’agenda politica. «Non chiediamo privilegi, ma giustizia sociale» hanno affermato a più riprese gli organizzatori e le organizzatrici. In tutte le piazze, le partecipanti (in larga maggioranza donne) hanno esibito cartelli con scritte come «Dignità per la scuola» e «Basta briciole», insieme a portafogli vuoti, simbolo del crescente impoverimento economico della categoria.
Oltre al recupero dell’inflazione, si è evidenziata la marcata differenza tra gli stipendi del personale scolastico italiano rispetto alla media europea. Un problema antico, che in questi ultimi decenni si è accentuato con la “gelata salariale” che vede l’Italia fanalino di coda tra i paesi Ocse per crescita (in realtà decrescita) dei salari reali. «Il nostro è un lavoro fondamentale per il paese, ma viene trattato con superficialità e disinteresse», ha affermato Silvia Zanetti, l’insegnante di Bergamo che ha lanciato l’appello su Facebook trovando adesioni in tante città. Una mobilitazione nata fuori dalle strutture tradizionali che arriva un mese dopo l’iniziativa non dissimile lanciata da docenti e personale Ata del Liceo Amaldi di Roma.
Una lettera con le richieste della mobilitazione — aumento reale degli stipendi, confronto serio con i livelli salariali europei, recupero dell’inflazione, investimenti strutturali nel settore — è stata consegnata a Irene Manzi, Deputata e membro della commissione cultura della Camera.
«È solo l’inizio di un percorso continueremo a farci sentire finché chi governa non capirà che la scuola pubblica ha bisogno di risorse, rispetto e visione. Non si può parlare di futuro del Paese senza investire in chi quel futuro lo costruisce ogni giorno». Ha ribadito Silvia Zanetti nell’improvvisata assemblea tenutasi alla fine dell’iniziativa romana.
Intanto, sabato 31 maggio alle 10.30 alla “Di Donato”, di via N. Bixio a Roma, si terrà un’importante assemblea nazionale, nata dalla contestazione alle linee guida del Mim e che sta raccogliendo un malessere diffuso che va dalle scelte didattiche del Mim e arriva proprio alla questione salariale. L’ipotesi è il lancio di una mobilitazione autunnale forte che provi ad intrecciarsi con altre mobilitazioni, dal pubblico impiego al mondo della Ricerca e dell’università.
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