Un tempismo perfetto. Il 7 febbraio del 2022, 17 giorni prima dell'invasione dell'Ucraina, Alisher Usmanov è stato escluso dalla lista dei beneficiari del The Pauillac Trust, che lo stesso oligarca aveva istituito quindici anni prima. La mossa potrebbe avere conseguenze rilevanti in Italia.

A quel trust, regolato dalle leggi dello Stato di Bermuda, fanno infatti capo quattro ville da favola dislocate in alcuni dei punti più belli della Costa Smeralda. Tutti immobili che lo Stato italiano ha congelato considerandoli di proprietà di Usmanov, inserito dall'Unione europea tra i soggetti sanzionati.

Se l'oligarca riuscirà a dimostrare che con quelle ville non c'entra nulla, gli immobili torneranno nella disponibilità del trust. Una vicenda giudiziaria che squarcia il velo su una questione politica: Usmanov sapeva in anticipo delle intenzioni belliciste di Vladimir Putin?

Il fedelissimo

La narrazione proposta finora dalla Russia sulle scelta di invadere l'Ucraina è sempre stata la stessa. La decisione è stata presa da Putin nel più totale riserbo, parlandone in anticipo solo con pochi e fidatissimi consiglieri, e tenendo invece all'oscuro praticamente l'intera leadership di Mosca. Tra questi, ha scritto il Financial Times nel febbraio scorso, c'era addirittura il suo storico ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. I fatti che possiamo raccontare in questo articolo fanno immaginare che Usmanov, pur non rivestendo ruoli nel governo russo, potrebbe essere stato uno dei pochissimi a capire in anticipo quello che stava succedendo.

Nato nel 1953 in Uzbekistan, secondo Forbes è oggi il 119esimo uomo più ricco al mondo, con un patrimonio netto stimato in 14,3 miliardi di dollari. I suoi interessi imprenditoriali spaziano dall'acciaio ai media (è editore del quotidiano economico russo Kommersant), dalle miniere alle telecomunicazioni. La sua principale holding si chiama Metalloinvest, attiva nell'estrazione di minerale di ferro e nella produzione di acciaio. L'Ue lo ha inserito nella lista dei sanzionati il 28 febbraio, quattro giorni dopo l'invasione dell'Ucraina, definendolo «uno degli oligarchi preferiti da Vladimir Putin», un imprenditore che «ha attivamente sostenuto le politiche di destabilizzazione dell'Ucraina da parte del governo russo».

Grande amante dell'Italia, in Costa Smeralda il magnate originario dell'Asia Centrale ha fatto parecchi investimenti, tanto che nel 2018 il Comune di Arzachena, dove sono situate tutte le sue proprietà immobiliari, gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Il 5 marzo, nemmeno una settimana dopo il suo inserimento nella black list europea, le autorità italiane hanno fatto filtrare sui media la notizia del congelamento di una villa situata nel Golfo del Pevero, intestata personalmente a lui. Valore stimato: 17 milioni di euro.

Tre mesi più tardi è toccato a un'altra magione, sempre ad Arzachena, tre volte più costosa (50 milioni di euro) ed intestata alla sorella, Gulbakhor Ismailova, anche lei frattanto finita sotto sanzioni dell'Ue perché considerata prestanome del fratello.

Trust e giudici

Ma non sono queste le uniche proprietà congelate all'ex azionista dell'Arsenal. Secondo quanto ricostruito da Domani, infatti, all'imprenditore sono state sigillate, oltre ad alcune automobili, altre quattro grandi ville, tutte situate nel comune di Arzachena.

Nel complesso valgono la bellezza di 66 milioni di euro. Si tratta d'altronde di un totale di oltre 2mila metri quadrati di superficie coperta, tutti concentrati in località Romazzino, a circa un chilometro da Porto Cervo; una delle località più esclusive della Costa Smeralda. Sono proprio queste quattro ville ad essere al centro della contesa giudiziaria.

A differenza della villa da 17 milioni di cui è stato subito reso noto il congelamento, questi quattro immobili non sono infatti intestati direttamente a Usmanov né alla sorella. I documenti che abbiamo ottenuto dimostrano che le ville fanno capo - attraverso una serie di società dislocate tra Italia, Cipro, Isola di Man e Bermuda – al The Pauillac Trust. È il trust istituito sedici anni fa da Usmanov, ma con cui l'oligarca non ha ufficialmente più nulla a che fare dal 7 febbraio dello scorso anno, cioè 17 giorni prima dell'invasione dell'Ucraina.

«Con atto del 7 febbraio 2022, il signor Usmanov è stato escluso dai beneficiari», scrivono i giudici del Tar del Lazio nell'ordinanza con cui, l'11 aprile scorso, hanno deciso di rimettere la decisione alla Corte di Giustizia dell'Ue, in Lussemburgo. Quale decisione? Quella sul ricorso presentato dalle varie società che fanno capo al The Pauillac Trust, ovvero se è giusto che le autorità italiane abbiano congelato i beni controllati da queste imprese, cioè le quattro ville faraoniche situate in Costa Smeralda. Una questione che si gioca in punta di diritto e che, semplificata al massimo, si può ridurre alla seguente domanda: il beneficiario di un trust esercita o meno il controllo sui beni del trust stesso?

Leggendo l'ordinanza dei giudici italiani si capisce però come sono state congelate le ville. Con un provvedimento notificato il 16 marzo 2022 ai rappresentanti legali delle società a cui gli immobili sono intestati, il Comitato di Sicurezza Finanziaria ha dichiarato il congelamento delle quote e dei beni di proprietà delle società perché «riconducibili in via indiretta al signor Usmanov». La prova del fatto che dietro il groviglio di scatole cinesi ci sia proprio lui è in una informativa rilasciata da una banca, si legge nell'ordinanza del Tar.

Non è chiaro che data porti questa informativa, se tenga cioè già conto dell'esclusione di Usmanov dai beneficiari del trust, ma di certo restano aperte alcune questioni. Dopo l'estromissione di Usmanov, chi è rimasto tra i beneficiari del The Pauillac Trust? Tra questi c'è anche Ismailova Gulbakhor, la sorella dell'oligarca? Abbiamo fatto queste ed altre domande a Francesco Centonze e Andrea Saccucci, gli avvocati che difendono le società accusate di essere sotto il controllo di Usmanov, ma ci hanno detto di non essere autorizzati dai loro clienti a rispondere. La decisione spetta ora alla Corte di Giustizia dell'Ue.


Questo articolo fa parte del progetto investigativo #RussianEscape, coordinato da EIC e CIFAR con il supporto di IJ4EU

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