L’annuncio che ha rischiato di far saltare l’arresto di Matteo Messina Denaro, i messaggi in codice di cui si è fatto interprete, i destinatari politici di queste frasi pronunciate in un’intervista televisiva. I verbali e le dichiarazioni sulla famiglia Berlusconi, ancora inedite che Domani è in grado di rivelare. Infine, come anticipato nella prima puntata della nostra inchiesta, l’interesse delle procure sul suo conto. Chi è davvero Salvatore Baiardo? È «il portavoce dei boss Graviano», come lo ha definito un importante magistrato? Parla per mandare messaggi a Silvio Berlusconi, come ha detto un’autorevole fonte investigativa? Oppure è anche altro?

Di certo è una figura complessa, frequentatore di mondi criminali e borderline, parente di padrini e favoreggiatore di stragisti. Uno che ha parlato molto ma al momento di collaborare con i pubblici ministeri si è sempre tirato indietro. Testimone, dice lui, di contatti tra i capi mafia Graviano e Marcello Dell’Utri, il braccio destro di Berlusconi condannato a 7 anni per concorso esterno alla mafia.

Mistero Baiardo

Baiardo è tornato sulla scena (aveva già parlato a Report) grazie alla previsione fatta durante un’intervista a Massimo Giletti andata in onda, su La7, lo scorso novembre. Con fare misterioso, e tanti «presumo», Baiardo aveva predetto l’imminente arresto di Matteo Messina Denaro. Due mesi prima dell’operazione del Ros dei carabinieri e della procura di Palermo, Baiardo aveva descritto il boss come fragile a causa del peggiora

mento delle sue condizioni di salute ed era certo che la sua cattura sarebbe avvenuta nei giorni in cui l’Italia avrebbe ricordato i trent’anni dell’arresto (15 gennaio 1993) del capo dei capi della mafia siciliana, Totò Riina.

Nell’intervista Baiardo aveva fatto riferimento all’ergastolo ostativo, misura odiata dai boss perché si traduce in un fine pena mai, provvedimento oggetto di dibattito politico proprio in quel periodo.

Messina Denaro è stato catturato a Palermo il 16 gennaio 2023, ha un tumore in uno stadio avanzato e la malattia l’ha condotto ad abbassare le difese innalzate in tre decenni di latitanza. Baiardo, dunque, aveva ragione. Resta da capire se la profezia sia stata frutto del caso, delle esagerazioni di un mitomane, oppure se l’uomo sia stato imbeccato da qualcuno che aveva notizie riservate sull’indagine.

Saranno i magistrati a chiederlo a Baiardo, sentito già quattro volte dalla procura di Firenze che indaga sui mandanti esterni delle stragi di mafia del 1993. Inchiesta delicata che ha in Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri i principali indagati. Tutto ruota attorno ai fratelli Graviano, capi della cosca di Brancaccio e coinvolti anche nel processo a Reggio Calabria sulla ‘ndrangheta stragista in cui il procuratore aggiunto, Giuseppe Lombardo, ipotizza un ruolo della mafia calabrese nella strategia della tensione portata avanti in quegli anni da Cosa nostra.

È in quel processo che, dopo moltissimi anni, è rispuntata la figura di Baiardo, descritto in una relazione depositata alla procura di Firenze negli anni Novanta da Francesco Messina, oggi a capo della Direzione centrale anticrimine.

Un lavoro da Berlusconi

Qualche anno dopo quell’annotazione, nel 2011, Baiardo è stato convocato dai magistrati di Firenze. In quell’occasione ha parlato dell’incontro con Paolo Berlusconi, fratello dell’ex presidente del Consiglio.

Un incontro avvenuto anni dopo i meeting tra i Graviano e Marcello Dell’Utri, datati primi anni Novanta e riferiti da Baiardo, in veste di informatore, all’autorità giudiziaria. Nel 2011 lo scenario è mutato. Gli amici stragisti di Baiardo sono in carcere, al 41 bis. Marcello Dell’Utri è alle prese con un processo per concorso esterno in associazione mafiosa mentre Silvio Berlusconi è ancora a palazzo Chigi.

Così Baiardo racconta una storia ai pm, priva di rilevanza penale ma che racconta bene il personaggio: «Ho avuto un unico contatto con Paolo Berlusconi poco dopo aver telefonato alla presidenza del Consiglio, mi pare a febbraio di quest’anno (2011 ndr), per chiedere un aiuto, senza esito, dato che sul giornale leggevo che Silvio Berlusconi dava aiuto a persone che si erano presentate da lui. Ho parlato con una segretaria. Preciso che dopo la telefonata infruttuosa ho effettivamente avuto il contatto diretto con Paolo Berlusconi che ho sopra accennato».

Cosa chiede l’uomo dei Graviano al fratello del Cavaliere? «Sono andato alla sede del Giornale dove ho parlato prima col personale della scorta, composta da carabinieri e polizia di stato, dicendo loro che avevo necessità di incontrare il Berlusconi se fosse stato possibile. Sono stato ricevuto per un breve colloquio nel corso del quale ho spiegato che ero rimasto implicato in una disavventura giudiziaria più grande di me per una vicenda di favoreggiamento, anche se sinceramente non mi ricordo se sono sceso in particolari», ha detto Baiardo.

L’incontro si sarebbe concluso con Baiardo che chiedeva un posto di lavoro e con Berlusconi che rispondeva «erano comunque momenti difficili». Dopo quel rapido scambio non c’è mai stato un «riscontro alle mie richieste», precisava Baiardo, aggiundendo: «Analoghi tentativi senza esito ho fatto con Emilio Fede, presso la redazione di Rete 4, tra l’altro sapendolo accomunato dalla mia stessa passione per il gioco d’azzardo».

Strana parabola dell’uomo dei potenti Graviano, da testimone di incontri negli anni ‘90 tra i boss e il braccio destro del futuro presidente del consiglio Berlusconi a questuante dal fratello del Cavaliere fino all’ultimo miracoloso presagio: «Arresteranno Messina Denaro». La domanda è sempre la stessa: chi è davvero Baiardo? Solo i magistrati e le indagini potranno dare risposte.

 

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