C’è un documento dell’antiriciclaggio che chiama in causa direttamente il tesoriere della Lega di Matteo Salvini. Sullo sfondo un possibile conflitto di interessi, almeno secondo gli investigatori che hanno analizzato il report degli esperti dell’autorità di Banca d’Italia che seguono i flussi finanziari e redigono le segnalazioni di operazioni sospette.

Il documento di certo rivela che con la Lega si possono fare ottimi affari. Specie se la società che incassa dal partito ha tra i soci il tesoriere della medesima forza politica. Affari che superano il mezzo milione di euro in un meno di un anno, undici mesi per l’esattezza.

A tanto ammonta, 506mila euro per essere precisi, la cifra confluita sui conti della società di cui è azionista il tesoriere e deputato Giulio Centemero insieme ai commercialisti, Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, coinvolti nell’inchiesta della procura di Milano sui fondi pubblici distratti dalla fondazione Lombardia film commission, controllata da regione Lombardia, attraverso l’acquisto di un immobile acquistato al doppio del valore reale.

Un filone di una più ampia inchiesta sui fondi della Lega coordinata dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal sostituto Stefano Civardi e condotta dalla guardia di finanza del capoluogo lombardo. 

Girandola di bonifici

I pagamenti che i partiti di Salvini e Radio Padania effettuano nei confronti della società Mdr Stp (soci Centemero, Di Rubba, Manzoni e Stefano Borghesi, un altro parlamentare leghista) si concentrano in undici mesi, da giugno 2019 a settembre 2020.

Il denaro parte dai conti correnti sui quali viene accreditato principalmente il 2 per mille, la percentuale che i sostenitori scelgono di destinare in sede di dichiarazione dei redditi. 

Nello stesso periodo in cui riceve dalle Leghe, Mdr Stp versa più di 70mila euro a un’azienda di noleggio auto di proprietà sempre di uno dei commercialisti. Anche questa è un’operazione che per l’antiriciclaggio è sospetta. Soprattutto perché la ditta negli anni ha beneficiato di lauti pagamenti, quasi un milione di euro, da parte dei partiti di Salvini. 

È corretto scrivere partiti, al plurale. Nel 2017, infatti, Salvini sdoppia la Lega: Lega Nord, il vecchio Carroccio gravato dal debito di 49 milioni di euro con lo stato per la truffa sui rimborsi elettorali; Lega Salvini premier, la nuova formazione sovranista che si è espansa fino in Sicilia e gode di ottima salute finanziaria. Per un periodo Salvini era segretario di entrambe e così come Centemero era tesoriere sia dell’una che dell’altra. Lega Salvini premier era stata domiciliata in uno studio di Milano di proprietà di un commercialista, anche lui finito nei guai con Di Rubba e Manzoni per la compravendita dell’immobile da parte di Lombardia film commission. 

«Conflitto di interessi»

Torniamo però ai pagamenti che chiamano in causa lo studio di cui Centemero è socio. Le causali dei bonifici riportano una formula stringata “saldo fatture”: la motivazione ufficiale fornita da Manzoni alla banca, che ha poi segnalato le operazione sospette, è che Mdr Stp ha acquisito i clienti del vecchio studio di Di Rubba e Manzoni, tra questi la Lega: «Con la finalità di svolgere attività di consulenza amministrativa contabile e fiscale per il partito», si legge nei documenti consultati da Domani. 

L’autorità antiriciclaggio ha analizzato questi flussi di denaro e li ha segnalati alla guardia di finanza e alle procure che indagano sulle finanze del partito di Salvini.

I finanzieri in una loro recentissima informativa agli atti dell’inchiesta della procura di Milano sui commercialisti scrivono, come ha riportato l’agenzia di stampa Ansa, che i pagamenti ricevuti da Mdr Stp potrebbero configurare un conflitto di interessi per Centemero, in quanto tesoriere e deputato del partito, che è anche pagatore della società di cui è socio.

Affari e immunità

Centemero non risulta indagato. E i pm che hanno eseguito perquisizioni ovunque non hanno ancora mai bussato allo studio di Bergamo dove ha sede Mdr Stp, anche perché condurre un’ispezione in un luogo dove ci sono locali usati dai parlamentari, Centemero e Borghesi, avrebbe bisogno di autorizzazioni parlamentari come previsto dall’articolo 68 della Costituzione.

L’antiriciclaggio sottolinea anche che le quote di capitale sociale di Centemero e di Borghesi sono state «coperte» da Manzoni e Di Rubba. In pratica hanno pagato per i due parlamentari.  

Tra gli altri flussi di denaro finiti nel mirino dell’antriciclaggio e della guardia di finanza di Milano anche quelli approdati nelle casse delle società di Francesco Barachetti, legatissimo ai commercialisti del partito: un imprenditore molto fortunato che ha fatturato oltre 2 milioni di euro alla galassia della Lega(partiti e società controllate) da quando i professionisti sono stati chiamati da Salvini e Centemero ad amministrare le finanze leghiste. 

Il giro di denaro, dunque, segue sempre lo stesso sentiero: dal partito alle società dei commercialisti arrestati. Forse è per questo che i contabili della Lega hanno preferito trincerarsi in un processo a porte chiuse e senza testimoni: hanno scelto infatti il rito abbreviato per difendersi dalle accuse di peculato rispetto alla inchiesta ormai chiusa nata dall’operazione immobiliare Film commission.

Rito abbreviato che si svolge a porte chiuse e senza testimoni, che l’accusa avrebbe potuto pescare ai piani alti del partito di Salvini. 


 

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