Slitta ancora il processo per falso in bilancio a carico della ministra del Turismo Daniela Santanchè. Il rinvio, deciso oggi – martedì 10 giugno – dal tribunale di Milano, è stato fissato al 15 luglio quando si chiuderà la fase delle questioni preliminari. Vale a dire che il dibattimento sul caso Visibilia inizierà dopo la pausa estiva.

Il tribunale meneghino ha accolto alcune delle eccezioni avanzate dalle difese, riguardanti la «modifica sostanziale» di due dei capi di imputazione rimodulati dai pm Marina Gravina e Luigi Luzi dopo le indicazioni del tribunale nelle scorse udienze: alla luce di questa decisione nove degli imputati, tra cui il compagno della ministra Dimitri Kunz e la sorella Fiorella Garnero, hanno un termine a disposizione, entro cui potranno valutare se chiedere riti alternativi o l'ammissione di nuove prove. 

Le eccezioni in questione hanno riguardato, come detto, le presunte «novità significative» introdotte in due capi di imputazione, dove «è comparso il bilancio consolidato, che non c'era prima». 

Ma a “rallentare” l’iter giudiziario c’è anche un’altra questione: nel processo in cui la senatrice è imputata cambieranno due giudici, quelli appunto del collegio della seconda sezione penale di Milano. Nel corso dell’udienza di questa mattina, infatti, il presidente Giuseppe Cernuto ha chiarito alle parti che gli altri due giudici, Francesca Ballesi e Lorenzo Lentini, andranno a ricoprire altre funzioni, la prima all'ufficio gip e il secondo in una sezione civile.

Solo giovedì scorso nuove grane si erano aggiunte ai guai giudiziari della ministra: Santanchè il 5 giugno è stata infatti rinviata a giudizio a Roma per diffamazione contro Giuseppe Zeno, l’azionista di minoranza di Visibilia dai cui esposti è nata l’inchiesta che ha portato la senatrice a processo a Milano per falso in bilancio.

Nello stesso giorno il tribunale fallimentare di Milano ha aperto la procedura di liquidazione giudiziale per Ki group holding spa, un'altra delle società del gruppo del bio-food un tempo guidato dalla senatrice, già indagata per bancarotta per il fallimento di Ki Group srl, e dall'ex compagno Giovanni Canio Mazzaro.

«Debiti erariali e previdenziali di circa 1,4 milioni di euro», un «patrimonio netto negativo» di oltre 6,5 milioni di euro, la «mancata soluzione alternativa della crisi e dell'insolvenza» e uno «stato di definitiva incapacità dell'impresa di fare fronte regolarmente alle proprie obbligazioni», hanno scritto i giudici. Per tutte queste ragioni si è dunque proceduto all’apertura della liquidazione giudiziale per Ki Group Holding.

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