Su una parte dei 2,5 milioni di banchi monoposto acquistati dalle scuole l’anno scorso durante il mandato del commissario all’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri è in corso un contenzioso tra la struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo e una delle aziende produttrici, confermano a Domani fonti del ministero.

A un anno di distanza, in una vicenda che si pensava chiusa, 450 istituti sono stati così costretti a chiedere l’acquisto di nuovi banchi. In tutto mancano 50mila banchi monoposto nelle scuole di otto regioni (Lazio, Piemonte, Sardegna, Liguria, Abruzzo, Calabria, Veneto e Trentino Alto-Adige)

Il contenzioso

Il contenzioso riguarda 50mila banchi tradizionali (senza rotelle, in altre parole) che non rispetterebbero gli standard di qualità su cui era stato raggiunto l’accordo tra fornitori e ministero. L’azienda responsabile dovrebbe essere una delle quattro aziende estere che hanno preso parte al bando per l’acquisto di banchi indetto dal commissario Arcuri nel 2020 (altre sette società partecipanti erano italiane).

I difetti riscontrati sono «ergonomici e di materiali» e la non conformità è emersa a seguito di una perizia richiesta dalla struttura commissariale del commissario straordinario Figliuolo.

Con l’approvazione del decreto Sostegni bis, il governo ha quindi stanziato per il 2021 sei milioni di euro destinati all’arredo scolastico, nel pacchetto di risorse della struttura commissariale del commissario straordinario Figliuolo che verrà gestito direttamente dal Miur.

Si tratta di fondi che vanno ad aggiungersi ai 119 milioni spesi nel 2020 per l’acquisto dei 434mila banchi “a rotelle” e ai 199 milioni utilizzati per i 2,1 milioni di scrivanie tradizionali monoposto, in totale 318 milioni di euro.

Il nuovo acquisto

Gli istituti interessati a questa nuova tornata di 50mila banchi sono 450 e il 50 per cento si troverebbe nella regione Lazio. La richiesta dei nuovi banchi, secondo fonti della regione, è partita dall’Ufficio scolastico regionale.

Quest’anno l’acquisto non avverrà più attraverso bando, procedura che era stata utilizzata dall’ex commissario Arcuri che aveva indetto una gara pubblica europea, ma saranno direttamente le scuole ad acquistare i banchi in base alle loro necessità e alla conformazione delle aule e lo faranno attraverso la Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione. L’assenza del bando è stata determinata dalla necessità di ottenere i nuovi banchi molto in fretta, spiegano fonti del ministero dell’Istruzione.

I banchi dovrebbero essere consegnati entro il 13 settembre, vista la modica quantità di pezzi necessari dovrebbero essere rispettate le tempistiche. La struttura commissariale, a questo giro, ha chiesto ad Assufficio, associazione nazionale delle industrie del mobile per l’arredo educativo, un parere sulle caratteristiche tecniche e di sicurezza.

Il ritorno alla scuola in presenza per l’anno scolastico a venire è una priorità anche per il Comitato tecnico scientifico che, nel verbale del 12 luglio scorso, ha evidenziato che il ritorno in classe a settembre è necessario per la formazione degli studenti ma soprattutto come momento imprescindibile nel loro percorso di sviluppo psicologico.

Il Cts ha individuato come misura prioritaria e fondamentale la vaccinazione del personale scolastico e degli studenti. Raccomanda poi il distanziamento e, dove non sia possibile, le altre misure di prevenzione. Ma l’edilizia scolastica non è adatta ad applicare le misure necessarie al contenimento del virus, a partire dalla capienza.

L’edilizia scolastica

«Gli arredi sono stati un po’ rivisti anche in base all’esperienza dell’anno scorso e di banchi se ne è già parlato a sufficienza», dice Ivana Barbacci, segretaria generale aggiunta Cisl scuola, «ma il tema è un altro. Parliamo di come rientrare a scuola a settembre considerando che l’edilizia scolastica è quella di cinquant’anni fa. La pandemia ci ha posto il problema della capienza delle classi». Gli enti locali non si sono impegnati per l’ampliamento degli spazi né hanno fatto lavori. «E di conseguenza ci troviamo con l’anno scolastico che riparte e le stesse identiche difficoltà dell’anno scorso, al di là dell’arredamento», continua Barbacci.

I sindacati denunciano quindi, a poco più di un mese dalla ripresa della scuola, che il tema della sicurezza nelle classi rimane un problema irrisolto.

La vaccinazione è solo uno degli elementi per il rientro in sicurezza, ma il ministero e il governo devono affrontare anche il sovraffollamento delle aule, garantire le dotazioni di sicurezza ed evitare gli assembramenti sui mezzi di trasporto negli orari di ingresso e uscita.

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