Ha causato un piccolo terremoto l’azione di alcuni attivisti climatici del gruppo Ultima generazione che, poco prima delle otto di mattina, hanno imbrattato la facciata del palazzo del Senato con vernice arancione per protesta contro la riapertura delle centrali a carbone e il progetto di nuove trivellazioni petrolifere. Tutte le forze politiche si sono schierate compatte contro l’azione come di fronte a un attacco terroristico.

«Sono vicina al presidente del Senato e a tutti i senatori e condanno il gesto oltraggioso, incompatibile con qualsiasi civile protesta», ha fatto sapere la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Per la capogruppo al Senato del Pd Simona Malpezzi si tratta di «azioni stupide e incivili». Persino dal Movimento 5 stelle, partito che ha fatto dell’ambientalismo la sua bandiera, arriva una «condanna assoluta».

Nel frattempo, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha fatto sapere di essere in contatto con il prefetto di Roma, il capo della polizia e gli altri vertici delle forze dell’ordine per verificare «gli sviluppi delle attività di accertamento in atto sull’azione di imbrattamento» e il presidente del Senato Ignazio La Russa ha lasciato intuire che potrebbe chiedere di un’area di interdizione che impedisca anche solo di avvicinarsi al palazzo a chi non è autorizzato, come già avviene per la Camera e palazzo Chigi.

La protesta

La protesta è stata condotta da Ultima generazione, una costola del movimento Extinction rebellion, nato nel Regno Unito e diventato celebre per le sue proteste spettacolari. Il gruppo fa parte della rete internazionale A22, «un gruppo di progetti interconnessi impegnati in una folle corsa: provare a salvare l’umanità – si legge sul sito – attraverso la resistenza civile».

Il movimento “madre” proprio ieri con una lettera di propositi per il nuovo anno, ha annunciato di modificare la strategia, «abbandonando momentaneamente le azioni di disturbo pubblico come tattica primaria. Sinora sono state utili a lanciare l’allarme, ma crediamo che sia necessario anche far evolvere le nostre strategie». Il nome usato in Italia si ispira alle prime parole della dichiarazione della rete: «Siamo l’ultima generazione del vecchio mondo. Siamo qui oggi per dire che creeremo un nuovo mondo, in cui l’umanità si abbraccerà, si perdonerà, amerà se stessa e si impegnerà a continuare la nostra grande avventura».

«Alla base del gesto – ha scritto il gruppo in un comunicato pubblicato poco dopo l’azione al Senato – la disperazione che deriva dal susseguirsi di statistiche e dati sempre più allarmanti sul collasso eco-climatico, ormai già iniziato, e il disinteresse del mondo politico di fronte a quello che si prospetta come il più grande genocidio nella storia dell’umanità». In precedenza il gruppo aveva imbrattato anche il teatro la Scala a poche ore dalla prima e una sede dell’Eni a Roma.

Altre forme di protesta includono le opere d’arte o il blocco di vie particolarmente trafficate. A Roma, ad esempio, gli attivisti hanno stazionato più volte nel Grande raccordo anulare fermando il traffico. «Sono i governi e le istituzioni ad avere il potere decisionale per avviare una transizione energetica effettiva, per modificare e regolare le produzioni di energia e di beni e il sistema dei trasporti, per arginare concretamente le cause della crisi climatica. L’azione individuale non basta», ha detto Laura, una delle attiviste dell’organizzazione.

Cosa rischiano

Cinque persone sono state identificate e condotte in questura dopo l’azione. Delle indagini si sta occupando la Digos insieme ai carabinieri e non è ancora chiaro quali reati verranno contestati agli attivisti, che ora rischiano multe da migliaia di euro e condanne alla reclusione che possono arrivare anche a cinque anni. Durante il governo Conte 2 le pene per i danneggiamenti di opere che appartengono al patrimonio culturale sono state inasprite, mentre la magistratura ha spesso trattato con durezza le proteste degli attivisti climatici.

Simone Ficicchia, milanese di Ultima generazione, ad esempio, è in attesa della decisione del tribunale dopo che la procura ha chiesto per lui l’applicazione della sorveglianza speciale in quanto «soggetto socialmente pericoloso», una misura che può includere anche il divieto di lasciare il proprio comune. Tre attivisti che avevano imbrattato la sede dell’Eni store di Roma sono in attesa della prima udienza con l’accusa di violenza privata, danneggiamento e possesso di armi.

Due attiviste che avevano lanciato della zuppa contro la copertura in vetro di un quadro di Van Gogh rischiano una condanna fino a cinque anni di carcere. Sei attivisti che avevano bloccato il ponte della Libertà a Venezia sono già stati condannati a pagare una multa da 1.333 euro e sono in attesa di processo, dopo che i decreti Sicurezza del governo Conte I hanno trasformato il blocco stradale da illecito penale a reato punito con fino a sei anni di carcere.

 

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