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Senza mediatori linguistici e guardie penitenziarie: così il carcere in Calabria tradisce la Costituzione

I detenuti appartengono a più di 15 nazionalità diverse. Gli operatori di polizia penitenziaria latitano e nessuno vuole fare il direttore al “Panzera” di Reggio, forse per l’alto tasso di criminalità del contesto di riferimento. Ecco cosa rivelano i dati raccolti dal Garante regionale

Appartengono a oltre 15 nazionalità diverse. Intorno a loro non c’è quasi nessuno che possa dargli voce. Sono i detenuti delle carceri di Reggio Calabria-Arghillà e della vicina Locri. Uomini reclusi e doppiamente isolati. Nelle case circondariali in cui si trovano i mediatori culturali sono pari a zero. Negli istituti penitenziari calabresi a mancare sono dunque quelle figure-filtro tra chi sta dietro alle sbarre e chi dovrebbe garantirne i diritti. Non serve parlare di incomunicabilità col mon

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