Una notizia scuote la serie B: su richiesta dell’Antimafia, è stata disposta l’amministrazione giudiziaria per la Juve Stabia. Il provvedimento arriva dopo che gli inquirenti hanno accertato l’esistenza di «un sistema di condizionamento mafioso» operato dal clan camorristico dei D’Alessandro sulla squadra di Castellammare di Stabia. Una decisione che mette in luce gli interessi della criminalità organizzata sul mondo del calcio e la capacità dei clan di infiltrarsi sia nelle questioni societarie sia nella gestione del tifo organizzato.

Condizionamento

Nella conferenza con cui hanno annunciato il provvedimento, il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, apparso insieme al procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, non ha usato mezzi termini per descrivere la situazione che si era creata intorno al club: «Per il clan D'Alessandro - ha detto – la Juve Stabia è stata per decenni una grande vetrina nel silenzio assordante del territorio. I calciatori dovevano solo giocare, al resto ci pensava la camorra».

Una situazione di condizionamento totale, insomma, che infatti non sembra aver risparmiato nessun aspetto della vita societaria. Gli investigatori hanno accertato che «la gestione di numerosi servizi connessi allo svolgimento delle competizioni sportive della squadra» sarebbe stata affidata ad imprese e soggetti legati al clan D’Alessandro. E non si tratterebbe di aspetti secondari: «si registra - fa sapere la Procura - un’infiltrazione capillare nei settori strategici della sicurezza, del ticketing, della bouvetteria, delle pulizie e dei servizi sanitari, nonché, fino al 2024, del trasporto della prima squadra». E proprio da una serie di controlli sul servizio di sicurezza allo stadio, in occasione del match casalingo contro il Bari dello scorso febbraio, erano emerse le prime irregolarità con l’individuazione di alcuni soggetti sottoposti a Daspo utilizzati come steward. Uno scenario che secondo gli inquirenti rende evidente come per il club di Castellammare si configuri «un oggettivo condizionamento mafioso dell'attività economica della società».

E non solo, perché gli interessi dei D’Alessandro sul club non si limitavano ad aspetti economici legati alla gestione di attività per il club. Secondo gli accertamenti condotti dagli inquirenti, infatti, uomini contigui al clan e sottoposti a Daspo sarebbero regolarmente entrati allo stadio per assistere alle partite casalinghe della Juve Stabia. Una situazione resa possibile da un lato dalla «diffusa infiltrazione da parte del medesimo clan nella tifoseria organizzata locale» e dall’altro dalla gestione da parte dei D’Alessandro di «punti vendita analogamente compromessi» da cui acquistare i biglietti.

Il clan

A dominare la scena secondo la procura è il clan camorristico dei D’Alessandro, da decenni egemone a Castellammare e che proprio dal calcio ha sempre tratto profitto. Nato negli anni Settanta nel solco della Nuova Famiglia, il gruppo ha saputo riorganizzarsi dopo ogni blitz giudiziario, sfruttando anche alleanze criminali con altri clan e ai legami con ambienti politici e imprenditoriali. Al forte radicamento sul territorio, con il comune stabiese trasformato in un vero e proprio feudo, si è accompagnato negli anni un arricchimento economico generato, anche, dalla gestione di un circuito parallelo di scommesse sulle partite.

Grazie ad una serie di piattaforme online e ricevitorie fisiche, i D’Alessandro avevano infatti messo a punto un sistema perfettamente oliato per garantirsi ingenti profitti. Una situazione che culminò, nel 2009, con il tentativo di combinare una partita tra Juve Stabia e Sorrento. Sedici anni dopo quegli episodi, però, le forme di condizionamento del clan sul club non sembrano essersi fermate e appaiono, anzi, più pervasive.

L’amministrazione

Ora il club passa nelle mani di una triade di amministratori giudiziari nominati dal tribunale. La misura, di natura temporanea e non ablativa, serve a «interrompere il circuito di agevolazione mafiosa» e garantire «condizioni di autonomia, correttezza e regolarità operativa» attraverso il «ripristino della legalità e della trasparenza gestionale». Un provvedimento che, sottolinea il prefetto di Napoli, Michele di Bari, «segnerà uno spartiacque della gestione di questa società».

La squadra continuerà a scendere in campo, ma sotto stretta sorveglianza e non è escluso che venga richiesto il rinvio di alcune gare. Domenica la Juve Stabia giocherà in trasferta sul campo del Padova ma nel turno infrasettimanale del 29 ottobre dovrebbe ospitare il Bari. Una partita che ora è a forte rischio visto che, come sottolineato dalla procura, il provvedimento della magistratura colpisce duramente le società che si occupavano di ticketing e della sicurezza. L’obiettivo ora è «bonificare la società» ha sottolineato di Bari, e per questo motivo non è escluso che le gare casalinghe vengano riprogrammate per permettere alla nuova amministrazione di riorganizzare i settori infiltrati dal clan.

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