Arriva l’estate e, come ogni anno, si moltiplicano le lamentele da parte delle associazioni di categoria e operatori di settore: non si trovano più lavoratori stagionali, sono diventati tutti troppo esigenti, i giovani si informano prima sui weekend liberi e sui riposi. E poi la motivazione più frequente: colpa del reddito di cittadinanza, troppi preferiscono ricevere il sussidio invece che lavorare. 

Basta però chiamare e informarsi su quali sono le condizioni di lavoro offerte per capire come mai il settore turistico non trova personale: richiesta di disponibilità sette giorni su sette, condizioni contrattuali vaghe, promesse ambigue sulla possibilità di cumulare reddito di cittadinanza e stipendio. Selvaggia Lucarelli ha provato a chiamare l’Hotel Parco dei Principi di Anzio chiedendo di farsi assumere: «Ho letto il vostro annuncio». 

E l’inserzione diceva: «Cercasi cameriera ai piani tutto fare», 7 ore, 800 euro giugno, 900 luglio, mille agosto. Possibilità di restare tutto l’anno e altri extra. E in più si può mantenere il Reddito di cittadinanza. Ma come?

Uno dei responsabili, al telefono, ha risposto chiedendo il curriculum, una foto e una mattina di prova «non retribuita». Un modo per conoscersi, spiegano dall’albergo. Un giorno libero a settimana, ma ad agosto per mille euro «si lavora sette su sette. L’unico periodo che c’è un buon lavoro».

Il commercialista

Il reddito di cittadinanza è un problema o si può mantenere? Selvaggia Lucarelli dice al telefono che riceve l’assegno e non lo vuole perdere. «Si può vedere un tipo di contratto», risponde il responsabile. Ma quale? Fuori busta cioè in nero? Dall’hotel non vogliono parlarne per telefono, meglio discuterne di persona: «Non me ne occupo io, quando porta il curriculum ne discute con la persona preposta. Se l’hanno messo ci saranno delle soluzioni (..) Non so cosa fanno, fanno tutto legale quello tranquilla». 

Il sussidio non è riservato solo ai disoccupati, l'importante è che si rispettino delle regole e si abbiano i giusti requisiti e nello specifico non superare l'Isee stabilito dalla legge.

Il part-time

Abbiamo quindi chiamato l’hotel, presentandoci esplicitamente come giornalisti e chiedendo risposte ufficiali riguardo all’annuncio e alle condizioni di lavoro. Alfredo Buticchi è responsabile della reception e socio dell’hotel. Per mantenere il Reddito di cittadinanza dice che «chi ne ha bisogno può fare un part-time» e ricevere un compenso più basso. Ma con quello stipendio, aggiunge dopo, è possibile persino cumulare: «Il commercialista ci ha spiegato che si può infatti andare a integrare senza perdere i benefici dello stato a seconda della situazione di partenza».

Durante la telefonata di Lucarelli il tempo ridotto però non è stato nemmeno ipotizzato, ma adesso «ci sono duemila esigenze diverse» di cui parla il socio della struttura. E loro vogliono andare incontro a tutte a quanto pare. La stagionalità in questi casi, spiega, scoraggia il personale. Ma il problema negli anni passati a suo dire non si era presentato, si propone adesso: «Potrebbe avere influito il Reddito di cittadinanza», suppone. Lo stipendio, il tempo determinato e l’orario di lavoro per lui invece non sono in questione. Il punto per lui è «mantenere il sussidio».

Sorrento e Anzio

Se non si trova la cameriera richiesta dall’annuncio «non è che non apriamo, accettiamo la persona che viene soltanto per tre o quattro ore. Siamo stati obbligati perché sennò non si presentano nemmeno quelli».

Attualmente il personale assunto, spiega Buticchi, non ha il Reddito. E sull’escamotage si giustifica: «Non siamo a Formia o Gaeta. Inutile venire a fare la morale qui. Se si va a Sorrento è un’altra cosa. Da loro si va a sindacare, per gli imprenditori della zona è faticoso». Le «inchieste andrebbero fatte dove le strutture sono piene». 

E la differenza giustificherebbe eventualmente una strada illegale? «No no, se vogliono tenere il reddito e cumulare il beneficio, riduciamo l’orario se serve». La stagionalità fa sì che nella maggior parte dell’anno l’affluenza si concentri nel weekend, e nello specifico il sabato. L’hotel si riempie dal 5-6 agosto fino al 20, con un crollo successivo: «Il part-time si può concentrare anche in una settimana». L’esigenza cambia e dipende anche dalla struttura, se ha o no il ristorante, ad esempio.

«Bisogna stare attenti nel criminalizzare le situazioni. A Rimini con gli alberghi pieni ad adottare queste soluzioni sono ladroni. Senza trovare alternative invece gli hotel come i nostri non possono nemmeno aprire. Sulla regolarità, noi non ci mettiamo a rischio nemmeno per uno scontrino», garantisce. E quindi orari di lavoro pesanti e stipendi bassi: «Sulle spiagge danno 600 euro al mese».

Così anche per la prova gratuita c’è di peggio. Da loro il giorno di prova, specifica, «è mezza giornata per stare con il resto del personale, seguono il lavoro. Non è sfruttamento, è legale», e ancora: «C’è gente che tiene per una settimana senza pagare, non credo che ci guadagniamo con due ore la mattina».

Se le aziende devono cercare degli espedienti è per «lo stato che distrugge». Quindi non è colpa degli imprenditori, con dei distinguo a suo dire: «Un conto è se lo fa una struttura che sopravvive, un altro è se guadagna bene. Vanno interpretate le situazioni». E conclude: «Non è sfruttatore uno che non ha la Ferrari» e «se va a vedere gli annunci troverà molto di peggio». Su come funziona l’accordo per il contratto, le condizioni «si trovano quando uno viene». 

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