Anna Paratore e Milka Di Nunzio, madre e migliore amica della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, scrivono a Domani e contestano la nostra inchiesta. Iniziamo dalla missiva di Paratore. La signora parla genericamente di «false informazioni e connesse ricostruzioni distorte afferenti la mia vita personale», poi di «menzogne», di «narrazione falsata», ma non dettaglia mai a cosa si riferisce tranne per due episodi che ricostruisce in modo grossolano, come dimostrano i documenti ufficiali in nostro possesso.

La società in Spagna

La prima contestazione riportata nella missiva riguarda l'uomo d'affari, il geometra Raffaele Matano, e le triangolazioni societarie che lo collegano a Francesco Meloni e la moglie Paratore in anni diversi e successivi a quel 1988 nel quale si sarebbe consumato lo strappo della coppia Paratore-Meloni, come più volte pubblicamente detto dalla madre e dalla stessa presidente del Consiglio.

Paratore dice di aver dismesso le quote nelle società italiane con il signor Matano nel 2002, due anni prima della costituzione della società spagnola «che vedrebbe coinvolti Meloni e Matano, sorta solo nel 2004», scrive. La madre della presidente del Consiglio accusa, quindi, Domani di aver scritto il falso. Tuttavia il dato in possesso della madre della premier è errato.

È sufficiente leggere gli atti societari spagnoli consultati da Domani insieme al quotidiano Eldiario.es, per smentire la difesa di Paratore.  La società Nofumomas è attiva a partire dal 2001, abbiamo documenti per sostenerlo, ci sono i bilanci a confermarlo. I soci sono sempre stati Matano, Barbara e Simona Meloni (figlie di Francesco e “sorellastre”  di Giorgia) e Maria Grazia Marchello (madre di Barbara e Simona). Nel 2004 diventa amministratore unico della società il padre della presidente del consiglio, Francesco Meloni. Dunque la contestazione di Paratore all’inchiesta si fonda su un dato completamente sbagliato, la donna confonde gli anni di costituzione dell’azienda di Madrid, e non dice che al di là della presenza di Francesco, già prima, insieme a Matano, le azioniste erano le figlie del suo ex compagno e papà della leader della destra italiana. 

Perciò è certo che la società spagnola non è nata nel 2004, ma nel 2001, cinque anni dopo la condanna di Meloni padre per aver trasportato su una barca a vela grosse quantità di droga.

Affari con Matano

Paratore sostiene nella lettera di essere uscita dalle società con Matano nel 2002, con cui ha avuto una relazione sentimentale (lo ha rivelato la premier rispondendo alle nostre domande inviate per la prima puntata della nostra inchiesta).

Fatto ampiamente spiegato nell’articolo, in cui però aggiungevano un’altra curiosa coincidenza: Paratore è rimasta dentro la Mr Partners, in passato amministrata anche da Matano, fino a pochi mesi fa. Non è frutto dell’immaginazione dei giornalisti, c’è scritto negli atti societari depositati presso la camera di commercio: la srl è stata cancellata a dicembre 2022, due mesi dopo l’insediamento della figlia a Palazzo Chigi. L’ultima amministratrice unica registrata era Maria Grazia Marchello, madre delle «sorellastre» della premier e tra le socie della Nofumomas insieme al padre della leader di Fratelli d’Italia.

Casa e incendio

Questo è il capitolo sul quale è persino superfluo difendersi. Non abbiamo mai scritto né della vendita della casa né dell’incendio raccontato decine di volte dalla premier fin da quando era una giovane ministra della Gioventù nel governo Berlusconi.

La signora Paratore ci accusa di aver riportato la notizia della vendita della sua casa a un importo maggiore di quello di acquisto e di aver lanciato sospetti sull'incendio che ha interessato il suo appartamento nei primi anni ottanta, dato narrato nel libro autobiografico scritto dalla figlia. Non abbiamo scritto né la prima notizia, né la seconda. è lecito avere un dubbio, quindi: Paratore ha letto i nostri articoli o ha elaborato queste accuse sulla base di cose che le sono state riferite? 

La plusvalenza

C’è infine la vicenda della vendita delle quote societarie nel 2016 grazia alla quale Paratore e Milka Di Nunzio (migliore amica di Meloni) ottengono un notevole guadagno. 

Entrambe su questo punto contestano a Domani che non esiste alcuna plusvalenza e che sarebbe stato sufficiente leggere gli atti societari per non scrivere il falso. Fine. Quali atti tuttavia non lo dicono. E visto che per scrivere l’articolo i giornalisti hanno letto decine di documenti riguardanti lo scambio di quote della Raffaello Eventi Srl, è difficile capire quale manchi se nessuno delle due indica esattamente quale atto sia. Paratore e Di Nunzio con una versione identica sul punto parlano genericamente di atti societari. Ebbene noi abbiamo tutti i documenti notarili che attestano quanto da noi scritto, il passaggio delle quote, acquistate nel 2012 a 4mila e rivendute agli stessi imprenditori a 90mila. 

Ma c’è una questione ancora più rilevante nel metodo con cui Paratore e Di Nunzio contestano la notizia. Abbiamo chiamato due volte Di Nunzio e tre il socio, Lorenzo Renzi, perché ci spiegassero la plusvalenza. Nessuno dei due ha risposto, tutti hanno tagliato le telefonate con generici «non voglio rispondere», Renzi addirittura con più «non ricordo». Abbiamo perciò dato la possibilità a loro di replicare punto su punto prima di scrivere l’articolo. Avremmo riportato integralmente le loro versioni. Ma tra dimenticanze e silenzi alla fine nessuno ha avuto il desiderio di entrare nel merito. 

Mai più

La madre della premier conclude la lettera esprimendo la sua volontà di non essere mai più contattata e accusa Domani di aver costruito l’indagine col solo fine di infangare il nome della figlia Giorgia. Volevamo assicurare a Paratore e a chi la pensa come lei che noi continueremo a fare il nostro dovere, pubblicare le notizie, come l’esistenza di una società spagnola con l’intreccio di relazioni che rappresenta, è un nostro dovere. Non farlo vorrebbe dire venire nascondere i fatti e quindi le notizie.

Del resto invitiamo Meloni, Paratore e Di Nunzio, a riprendere nel nostro archivio online tutte le inchieste fatte in questi tre anni di vita del giornale: abbiamo firmato le inchieste su Matteo Renzi e famiglia, sul deputato della sinistra Abubakar Soumahoro e moglie, su Giuseppe Conte e suocero, su Matteo Salvini, sul presidente della regione Campania Vincenzo De Luca e figli. 

Siamo convinti in questa redazione che sia compito dei giornalisti raccontare il potere e le sue contraddizioni, prescindendo dalla parte politica rappresentata. Lo dobbiamo ai nostri unici padroni: i lettori. 

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