«La strage della Stazione di Bologna ha impresso sull'identità dell'Italia un segno indelebile di disumanità da parte di una spietata strategia eversiva neofascista che mirava a colpire i valori costituzionali, le conquiste sociali e, con essi, la nostra stessa convivenza civile». Con queste parole il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricorda la strage avvenuta 45 anni fa e nella quale morirono 85 persone. Dal 1° luglio è stato condannato in via definitiva all’ergastolo per concorso nella strage l’ex esponente di Avanguardia nazionale Paolo Bellini.

«Il 2 agosto di quarantacinque anni fa, con i corpi straziati, i tanti morti innocenti, la immane sofferenza dei familiari, lo sconvolgimento di una città e, con essa, dell'intera comunità nazionale, è nella memoria del Paese», ha aggiunto il capo dello Stato. 

Nel suo messaggio Mattarella ha anche ricordato le responsabilità di alcuni appari dello Stato nella strage di matrice neofascista: «Bologna, l'Emilia-Romagna, l'Italia, risposero con prontezza e fermezza, esprimendo tutta la solidarietà di cui sono capaci, respingendo il disegno destabilizzante, le complicità presenti anche in apparati dello Stato, le trame di chi guidava le mani stragiste».

Infine, il presidente della Repubblica ha rivolto un messaggio di cordoglio ai famigliari delle vittime e ha ringraziato la magistratura per aver raggiunto una verità giudiziaria. «Merita la gratitudine della Repubblica – conclude – la testimonianza dell'Associazione dei familiari delle vittime, che ha sempre tenuto accesa la luce sul percorso che ha portato a svelare esecutori e mandanti, prezioso esempio di fedeltà ai valori costituzionali, specie per i giovani».

«Il 2 agosto di 45 anni fa il popolo italiano ha vissuto una delle pagine più buie della sua storia. Il terrorismo ha colpito con tutta la sua ferocia la città di Bologna, con un attentato che ha disintegrato la stazione, uccidendo 85 persone e ferendone oltre duecento» ha dichiarato invece la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Reazioni politiche

«Le ultime sentenze della Corte di Cassazione confermano la verità giudiziaria, d'ora in poi si potrà raccontare in modo diverso quello che è accaduto alla stazione di Bologna. Conosciamo i mandanti, gli esecutori e gli organizzatori», ha detto il sindaco di Bologna, nel corso della cerimonia nel Cortile d'Onore di Palazzo d'Accursio per incontrare i familiari delle vittime.

«Verità e giustizia sono parole scolpite nel cuore della nostra città - ha aggiunto il primo cittadino - Una città e paese democratico si può dire tale, quando si conosce appieno la verità e insieme la si può onorare attraverso il lavoro della Repubblica italiana, attraverso tutte le sue funzioni». Anche i leader della maggioranza hanno ricordato la strage di 45 anni fa.

«Il terrorismo colpì con tutta la sua ferocia la Nazione. La Città e l'Italia intera seppero rispondere con i più alti valori civili, opponendo la forza della democrazia alla violenza del terrorismo», ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto.

«A 45 anni dalla strage di Bologna, che con matrice fascista colpì al cuore l’Italia spezzando 85 vite e ferendone oltre duecento, il nostro dovere è di non dimenticare e di non attenuare lo sdegno, nel segno del rispetto delle vittime e della vicinanza ai loro familiari. Non c’è spazio per l’oblio: la coscienza civile del Paese si rigenera nel rifiuto della violenza e nella difesa dei valori democratici», ha scritto invece sui suoi profili social il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi».

Anche i cittadini hanno preso posizione. 

«Ci batteremo a ogni livello affinché siano pienamente pubblicate le sentenze sulla strage, così come prevede la legge italiana e come invece impedirebbero il decreto del governo e la circolare dell'archivio di Stato. Tutti devono potervi accedere alle sentenze. Il governo non osi insabbiare questa verità» ha detto il sindaco Matteo Lepore.

Prima di lui, Paolo Bolognesi dell’associazione 2 agosto, si è rivolto direttamente alla premier. «Alla presidente del Consiglio, che ci ha accusato di volerla esporre a ritorsioni, nel ricordare il passato da cui proviene, come quello da cui provengono gli esecutori delle stragi, vogliamo dire che una cosa è il rispetto per le Istituzioni, un'altra cosa è l'accettazione di riscritture interessate della storia, cosa che non siamo in alcun modo disposti a far passare»

«Presidente Meloni - ha detto - condannare la strage di Bologna senza riconoscerne e condannarne la matrice fascista è come condannare il frutto di una pianta velenosa, continuando ad annaffiarne le radici».

Sulla stessa falsariga del sindaco la segretaria dem Elly Schlein: «Tutte le cittadine e i cittadini devono avere diritto, come chiedono i familiari delle vittime, a poter leggere queste sentenze perché tra le righe di queste sentenze si possono trovare elementi che collegano tra di loro le stragi che hanno scritto le pagine più nere e più buie della nostra Repubblica – ha ribadito Schlein - e quindi il processo si è concluso, la condanna c'è stata, ma da quelle sentenze si potranno approfondire ulteriori aspetti per arrivare a una piena verità e giustizia per tutte le stragi».

Nei giorni scorsi il ministro Anna Maria Bernini – che ha rappresentato quest’anno il governo durante l’occasione – ha avuto un confronto con il direttore degli Archivi di Stato, Antonio Tarasco, in merito alla direttiva sulla lettura delle sentenze contestata da Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto 1980.

Bernini, riferisce il suo staff, ha ricevuto da Tarasco «un'interpretazione diversa rispetto a quella dell'associazione delle vittime, cioè che non c'è alcun impedimento all'accesso».

La stessa Bernini, nel suo discorso in Comune a Bologna, questa mattina ha detto infatti a Bolognesi che «sull'intralcio burocratico non siamo d'accordo». La ministra comunque si è assunta «l'impegno a sollecitare l'eliminazione» di questi eventuali ostacoli all'accesso alle sentenze, «per fare in modo che non ci siano più». Dura però sulla possibilità che il governo faccia qualcosa per nascondere la verità: «Qualunque collegamento con l'orrore della strage e l'attualità o l'attuale governo - ha detto - lo respingo senza se e senza ma» ha detto la ministra. 

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