La pausa caffè, lo scambio di appunti con i compagni di corso, la presenza rassicurante del prof in aula che può percepire anche solo dallo sguardo se hai afferrato oppure no la sua lezione: momenti di ordinaria vita universitaria che di ordinario però non ha più nulla da quando facciamo i conti con l’infezione da Covid-19. Una normalità che manca agli studenti che ieri, nelle prime ore della mattinata, erano in fila davanti al portico del Rettorato de La Sapienza per sottoporsi – volontariamente – allo screening gratuito predisposto nei presidi sanitari allestiti nella città universitaria.

Per molti di loro questo è il primo tampone molecolare, di cui avranno i risultati entro 24 ore. L’obiettivo è rientrare in aula per questo secondo semestre in sicurezza e per raggiungerlo verranno effettuati ben 300 tamponi al giorno, con il coinvolgimento e il supporto degli studenti tirocinanti delle professioni sanitarie. C’è chi ha fatto più di metà del percorso a casa ed è lì che segnerà il traguardo come Priscilla Franchi, laureanda in Psicologia della Comunicazione.

Video di Alessandra De Vita

Università in Dad

«Sono toscana – racconta – e l’anno scorso ero tornata a casa per il weekend e ci sono rimasta per tutto il lockdown, mi è pesato molto. Quando vieni da fuori crei rapporti più stretti con gli altri fuorisede, noi eravamo 50, un bel gruppo: non li ho più rivisti, è andata così. Mi dovrei laureare giovedì, sarà tutto per via telematica, doveva essere in presenza. Con i miei coinquilini che sono anche miei compagni di corso ci laureiamo in casa tutti insieme. Mi pesa non poter condividere questo momento con nessun altro, per ora finisco, poi si vedrà».

Giorgia Giangrande, 22enne, siciliana, ha vissuto l’esperienza del suo primo Erasmus chiusa in un appartamento nel nord-est dell’Inghilterra, dov’è rimasta fino alla fine dello scorso maggio. «Poi, con un volo di Alitalia sono rientrata a Roma e sono tornata in Sicilia a fine giugno. Durante l’estate ho scritto la tesi, ora ho iniziato i due anni di magistrale. Il Covid – afferma con una punta di orgoglio – non mi ha rallentato ed è dipeso tutto solo da me, non ho perso la tenacia di raggiungere i miei obiettivi nonostante le avversità».

«Io invece sono rimasto indietro», spiega Francesco Artibagni, studente al terzo anno di Ingegneria Meccanica. «Ho ancora cinque esami da dare per finire la triennale, mi sono lasciato andare anche se gli strumenti c’erano tutti sin da subito. L’errore – ammette – è stato il mio ma in futuro credo che una didattica mista possa essere un vantaggio, il livello è migliore per lo studente che può rivedere le lezioni o decidere di fermarsi quando ne ha bisogno».

«A me manca anche solo venire a piedi al campus», racconta Alessia Cocci, studentessa marchigiana al secondo anno di Chimica e Tecnologia Farmaceutica. «Non mi è piaciuta la Dad e infatti mi ha anche scoraggiato: ho avuto difficoltà a seguire. Non mi piace per niente studiare a distanza ma è l’unica modalità e devo adattarmi, ma sono sempre rimasta qui a Roma. Non ho mai pensato di tornare a casa, sono stata bene con le mie coinquiline».

Le richieste degli specializzandi 

C’è anche un gruppo in rappresentanza degli specializzandi ma non è in fila per il tampone: chiedono e pretendono di fare il vaccino. «State tranquilli, non vi preoccupate, vi inseriamo nel gruppo dei medici over 65 ma l’approvvigionamento dei vaccini è faticoso»: li rassicura così il Direttore generale del Policlinico, Fabrizio d'Alba. «La calendarizzazione è in funzione della disponibilità dei vaccini, ci sono della priorità e voi lo siete»: sono le parole della rettrice Antonella Polimeni. «Tutto sarà concluso nei prossimi giorni, anche i medici in formazione potranno accedere al Policlinico in sicurezza per poter supportare il personale nella presa in carico dei pazienti Covid», ribadisce la Rettrice, nel punto stampa.

«Non è solo una questione di salute personale – ci tiene a sottolinearlo Federica Orlando, specializzanda – ma di sicurezza pubblica. Ci hanno rassicurato, la prossima settimana riceveremo la prima dose di vaccino e come rappresentanti vigileremo su questa questione. Sono stata in corsia per tanto tempo, non in un reparto Covid ma il peso della pandemia c’è stato in tutti i reparti. Sono salernitana, non vedo i miei da tanto, c’è sempre la paura di essere contagiosi, ci serve un po’ di speranza».

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