È bastato un temporale per rovinare i piani dei No-vax ieri, in piazza del Popolo a Roma. Molti, a causa della pioggia, sono scappati, altri, più fedeli alla linea, sono ritornati non appena l’acqua ha smesso di scendere. Alle 17, su chiamata di Giuliano Castellino, ex leader di Forza Nuova e ora a capo del partito fascista Area, la manifestazione contro il green pass si è spostata da piazza dell’Esquilino, dove era stata organizzata in un primo momento dagli amministratori del gruppo Telegram «Basta dittatura», per raggiungere piazza del Popolo. I No-vax e No-green pass si erano organizzati via social, come per le precedenti manifestazioni fallite, diffondendo la lista delle città in cui radunarsi: «L’appuntamento è per le 18 di oggi e a oltranza ogni sabato», hanno scritto nella «chiamata alle armi». Le città coinvolte, da nord a sud, sono state più di 120.

Ma la piazza a Roma era piena solo per un quarto, con un centinaio o poco più di persone a manifestare contro l’obbligo vaccinale. In prima linea «contro la dittatura sanitaria», oltre a Castellino, c’era anche la genovese Maura Granelli, conosciuta dai più come “nonna Maura”, e i rappresentanti del partito Riconquistare l’Italia, con tanto di casse e palchetto improvvisato su una delle panchine di marmo di piazza del Popolo per tenere un comizio contro il certificato verde, il vaccino, i tamponi, le mascherine, esponendo diverse tesi complottiste rispetto all’esistenza del Covid-19. A prendere la parola, a turno, il presidente Stefano D’Andrea e il candidato alle prossime amministrative capitoline, Giberto Trombetta.

Senza mandato

Il primo settembre scorso la polizia ha perquisito otto membri del movimento No-vax tra Milano, Bergamo, Roma, Venezia, Padova e Reggio Emilia, con l’accusa di istigazione a delinquere aggravata. Gli indagati stavano preparando, secondo gli inquirenti, armi per le manifestazioni in programma ieri e oggi a Roma. Sono tutti membri del gruppo Telegram «Guerrieri per la libertà», su cui venivano progettate azioni violente da realizzare in occasione delle manifestazioni No-green pass organizzate in tutta Italia. Tra loro, anche Giuliano Castellino che a Domani ha spiegato che gli agenti «hanno perquisito senza alcun mandato solo per bloccare le manifestazioni e hanno trovato una “ceppa”, quindi tutto a posto». E ancora, negando il ritrovamento di armi a casa di alcuni dei suoi: «Hanno trovato le uova, nessuna arma. Quando un magistrato condannerà qualcuno ne riparleremo. Fino a oggi nessuno ha commesso reati». Castellino ha poi definito «buffoni» Matteo Salvini e Giorgia Meloni, leader e alleati del centrodestra che, a suo dire, dovrebbero tutelare il personale sanitario e scolastico. «Sono una falsa opposizione, perché in realtà sono compiacenti».

D’accordo con il leader di Area, anche nonna Maura, la quale ha spiegato che se lei fosse Salvini o Meloni, non andrebbe «a patteggiare con chi ha calpestato la costituzione, io sono per la legalità e la giustizia e mi metto a combattere con il popolo».

Violenza mancata

Le perquisizioni di dieci giorni fa sono state motivate dal fatto che alcuni membri del gruppo stavano organizzando una riunione in vista dell’appuntamento romano e parlavano di ricorrere all’uso di «armi ed esplosivi fai da te» e di «occupare i palazzi del potere». Castellino nega anche questo punto, affermando che «io violenze non ne ho viste. Sono dieci sabati che veniamo in piazza e non c’è mai stata violenza». Eppure, secondo quanto riportato dal capo del pool antiterrorismo di Milano, Alberto Nobili, e dal pm Piero Basilone nei decreti di perquisizione, gli attacchi che stavano programmando erano «tesi a mutare o condizionare la politica governativa e istituzionale in tema di campagna vaccinale».

«Siamo stati i primi a denunciare la dittatura sanitaria, già contro il lockdown, perché non posso unirmi con pezzi di popolo che la pensano come me?», chiede Castellino. «Sono uno dei tanti italiani che scendono in piazza per ribellarsi, sono un ribelle, basta».

Nel resto d’Italia

Sul gruppo Telegram «Basta dittatura», a cui sono iscritte 42.663 persone, erano state annunciate manifestazioni in oltre 120 città italiane. Anche questa volta, però, l’adesione ha riguardato soprattutto le metropoli, come Milano, dove hanno preso parte al corteo circa 3mila manifestanti e Torino, dov’era atteso l’ex premier Giuseppe Conte, preso di mira dai dimostranti.

Nel capoluogo lombardo, il corteo è partito con due ore di anticipo rispetto al programma, alle 16. Fin da subito, si sono sollevati cori contro il premier Mario Draghi, il ministro della Salute Roberto Speranza e i giornalisti. Come annunciato attraverso i canali social, il corteo si è spostato da piazza Fontana, sede del ritrovo, verso il Duomo scandendo slogan contro l’obbligatorietà della certificazione. Ad aprire la manifestazione uno striscione con la scritta «No green pass», con la doppia esse, a richiamare le SS naziste. A Torino, invece, c’è stato uno scontro verbale fra pro e contrari a Conte, a porta Palazzo, dov’era atteso il presidente del Movimento 5 stelle.

Di fronte al mercato coperto è comparso uno striscione con scritto «Conte traditore, Torino non ti vuole». Alla guida della protesta Marco Liccione, uno dei più attivi No-treen pass di Torino. Conte era atteso in un primo momento a piazza Castello, ma, secondo quanto urlato dai dimostranti, avrebbe cancellato la tappa torinese all’ultimo minuto per evitare la manifestazione contro il green pass.

 

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