Nel suo ultimo bollettino settimanale sull’andamento dei contagi da Covid-19, l’Istituto superiore di sanità mette in guarda contro l’accelerazione dell’epidemia che si è verificata negli ultimi giorni. Un improvviso peggioramento che fa temere a molti che il nostro paese si trovi davanti a una terza ondata dell’epidemia.

La notizia principale è che l’indice Rt è ancora sotto 1, anche se di pochissimo. Ma nonostante questo dato positivo, «si conferma per la quarta settimana consecutiva un peggioramento nel livello generale del rischio», scrive l’Iss nel bollettino che sarà utilizzato nel corso del pomeriggio per determinare gli spostamenti delle regioni tre le varie fasce colorate.

Più tardi dovrebbero essere annunciati diversi spostamenti in fascia arancione e un paio in fascia rossa. In particolare, il passaggio del Molise è ormai sicuro, visto che la stessa giunta regionale ha fatto richiesta del passaggio.

La situazione è così grave che il direttore della prevenzione al ministero della Salute Gianni Rezza, che ha presentato il bollettino in una conferenza stampa, ha detto che la «chiusura delle scuole» in presenza di varianti del virus e aumenti dei contagi, è «dolorosa» ma è anche «assolutamente da considerare». A questo proposito, la Campania ha annunciato che da lunedì tutte le scuole passeranno alla didattica distanza al 100 per cento.

Oggi ci sono 15 regioni classificate a rischio alto e moderato, proseguono i tecnici dell’Iss, contro le 13 della scorsa settimana.

Secondo l’Iss, questo aumento rende necessarie nuove azioni di contenimento dell’epidemia: «L'aumentata circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità e il chiaro trend in aumento dell'incidenza su tutto il territorio italiano» rendono necessario «innalzare le misure di mitigazione per raggiungere una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e della mobilità».
Tra i segnali peggiori di questi giorni c’è l’aumento nel numero di casi registrati settimanalmente in rapporto alla popolazione. «Si osserva una chiara accelerazione nell'aumento dell'incidenza a livello nazionale rispetto alla settimana precedente», scrive l’Iss. L’incidenza dei casi è passata da 135,46 casi per 100mila abitanti a 145,16.

Inoltre, nell’ultima settimana «si osserva un peggioramento anche nel numero di Regioni e province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica (8 regioni contro le 5 la settimana precedente)». La soglia di allarme per questo indicatore è fissata al 30 per cento dei posti in terapia intensiva occupati da malati Covid-19. Salire oltre questa cifra, significa che alcuni malati non Covid-19 normalmente ospitati in terapia intensiva sono stati spostati. Per il momento, il tasso di occupazione nazionale delle terapie intensive è al 24 per cento.

La situazione è comunque molto varia a livello nazionale. Mentre la Sardegna ha numeri molto buoni, che la avvicinano alla “zona bianca”, dove le restrizioni sono ridotte al minimo, altre regioni stanno già dando i primi segni di difficoltà come nell’ottobre dell’anno scorso. «In aumento il numero di regioni e province autonome dove sono state riportate allerte di resilienza (nove contro le sette settimana precedente)».

Lombardia e Piemonte, in particolare, mostrano secondo l’Iss «molteplici allerte di resilienza», significa che diversi tra i 21 indicatori usati per monitorare l’andamento dell’epidemia segnalano situazioni critiche (entrambe dovrebbero passare in zona arancione).

Infine, dieci tra regioni e province autonome hanno un Rt superiore 1, che indica che la pandemia si sta espandendo, invece di ridursi. La Basilicata è la regione che si trova nella situazione peggiore, con un indice Rt che, anche nell’intervallo più basso, è superiore a 1,25 e può quindi portare la regione in zona rossa. Le altre regioni sono Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Toscana, Umbria Molise (con un Rt superiore a 1 anche nel margine inferiore), Piemonte, Calabria, Bolzano e Trento (con un Rt inferiore a 1 nel margine inferiore).

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