I ribelli del Tigray, la regione dell’Etiopia settentrionale in conflitto con il governo centrale, hanno accettato la cessazione delle ostilità, dopo 17 mesi di conflitto, assecondando la proposta arrivata ieri dal governo della capitale Addis Abeba di una «tregua umanitaria a tempo indeterminato».

  • Ieri, il governo guidato dal premier Abiy Ahmed Ali aveva annunciato a sorpresa la tregua, nella speranza che la mossa sarebbe stata accolta dai ribelli così da facilitare l’accesso umanitario all’area. Inoltre aveva esortato i tigrini del Tplf, il Fronte popolare di liberazione del Tigray, in conflitto con Addis Abeba, a «desistere da ulteriori azioni di aggressione e a ritirarsi dalle aree che hanno occupato», cioè le regioni limitrofe di Amhara e Afar.
  • In risposta, le forze del Tplf  si sono impegnate «ad attuare una cessazione delle ostilità con effetto immediato» e hanno esortato «le autorità etiopi ad andare oltre le promesse vuote e ad adottare misure concrete per facilitare l’accesso umanitario al Tigray», dove centinaia di migliaia di persone rischiano la fame.
  • Il conflitto tra il governo federale etiope, guidato dal premio nobel per la pace  nel 2019, Abiy Ahmed Ali, e i ribelli della regione settentrionale del Tigray è scoppiato a novembre 2020, in seguito ad un mancato accordo politico tra la regione del nord e la capitale. Diciassette mesi di ostilità hanno prodotto una grave crisi umanitaria. Migliaia di persone sono morte e molte altre sono state costrette a fuggire dalle loro case mentre il conflitto si è esteso dal Tigray alle regioni vicine di Amhara e Afar.

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