Questa mattina, in un discorso trasmesso quando in Italia era ancora notte, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato a chiedere alla Nato di imporre una no fly zone in Ucraina. É una richiesta che gli ucraini e i loro sostenitori in Europa e negli Stati Uniti fanno ormai da settimane.

Per il momento, la risposta della Nato è sempre stata negativa. Imporre una no fly zone, hanno ripetuto i capi di governo dell’alleanza, sarebbe l’equivalente di una dichiarazione di guerra alla Russia, un’escalation che al momento nessuno dei leader occidentali desidera.

Le pressioni

Con il numero di morti e feriti tra i civili che continua a crescere e con gli attacchi russi che hanno iniziato a colpire obiettivi vicini al confine con la Polonia, la discussione sulla no fly zone si sta facendo sempre più intensa. La scorsa settimana, 28 analisti, ex diplomatici e professori hanno scritto una lettera al presidente americano Joe Biden affinché imponga una no fly zone “limitata” sull’Ucraina.

Pochi giorni dopo gli hanno risposto altri 78 esperti e diplomatici che hanno scritto una seconda lettera aperta, questa volta per sconsigliare l’applicazione di questa misura.

Favorevoli e contrari alla no fly zone si dividono su quali effetti avrebbe questa misura. I primi sostengono che intervenire direttamente nel conflitto ucraino non porterebbe a conseguenze più gravi di quelle già in atto e servirebbe a proteggere la popolazione civili oltre che ad affrettare la sconfitta dell’esercito russo.

I contrari, invece, sostengono che è una misura che equivale a una dichiarazione di guerra alla Russia, con tutte le imprevedibili conseguenze del caso, che possono arrivare fino a un conflitto nucleare.

No fly zone, in pratica

Come avevamo spiegato qui, imporre una no fly zone significa impedire l’utilizzo dell’aviazione militare in un determinato luogo. Tra il 1991 e il 2003, ad esempio, una no fly zone è stata imposta nel nord e nel sud dell’Iraq, per impedire al dittatore Saddam Hussein di utilizzare la sua aviazione contro i ribelli curdi e sciiti. 

Una no fly zone è un’operazione militare e per essere messa in pratica richiede l’impiego di aerei da combattimento, radar, missili e altri sistemi. Nel caso del conflitto in Ucraina, significherebbe schierare aerei da combattimento e attaccare qualsiasi velivolo russo dovesse alzarsi in volo nell’area proibita.

Per effettuare questi voli di pattuglia in sicurezza, gli aerei Nato dovranno probabilmente attaccare le difese anti aeree russe, e questo significa bombardare anche posizioni di terra. Visto che i russi possiedono missili anti aerei in grado di colpite il bersaglio a centinaia di chilometri di distanza, questi attacchi colpiranno con ogni probabilità anche basi militari situate sul territorio russo. 

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