Dopo la stretta anticorruzione sui dirigenti in Vaticano, Papa Francesco stabilisce che vescovi e cardinali dovranno essere processati come tutti gli altri, in tribunale con più gradi di giudizio anche se accusati di reati penali. Se rinviati a giudizio, quindi, non saranno più giudicati da una corte di Cassazione presieduta da un cardinale, come avveniva fino a oggi.

Così, con un nuovo Motu proprio, il pontefice modifica l’ordinamento giudiziario dello Stato vaticano promulgato a marzo 2020. Non cambia l’autorizzazione previa del Papa, ancora necessaria per portare cardinali e vescovi a processo.

«Secondo la Costituzione conciliare Lumen Gentium – si legge nella lettera apostolica – nella Chiesa tutti sono chiamati alla santità e hanno ugualmente la bella sorte della fede per la giustizia di Dio; infatti, “vige tra tutti una vera eguaglianza riguardo alla dignità e all'azione comune a tutti i fedeli nell'edificare il Corpo di Cristo”. Anche nella costituzione Gaudium et Spes si afferma che “tutti gli uomini hanno la stessa natura e la medesima origine; tutti, da Cristo redenti, godono della stessa vocazione e del medesimo destino divino; è necessario perciò riconoscere ognor più la fondamentale uguaglianza fra tutti”».

«La consapevolezza di tali valori e princìpi, progressivamente maturata nella comunità ecclesiale, sollecita oggi un sempre più adeguato conformarsi ad essi anche dell'ordinamento vaticano», spiega ancora Bergoglio, che riprende l'ultimo discorso di apertura dell'Anno giudiziario nel quale richiamava l'esigenza che «nel sistema processuale vigente emerga la eguaglianza tra tutti i membri della Chiesa e la loro pari dignità e posizione, senza privilegi risalenti nel tempo e non più consoni alle responsabilità che a ciascuno competono nella aedificatio Ecclesiae; il che richiede non solo solidità di fede e di comportamenti, ma anche esemplarità di contegno ed azioni».

Processo a Becciu più vicino

Adesso che il pontefice ha deciso un cambio della legge vaticana, il cardinale Angelo Becciu è sempre più vicino al processo. L’accusa contro l’ex sostituto della segreteria di Stato è quella di concorso in peculato, reato di cui è incriminata anche l’esperta di intelligence Cecilia Marogna. Titolare di una società di missioni umanitarie con sede in Slovenia, Marogna è diventata nota per aver ricevuto 500mila euro dalla Segreteria di Stato, per volontà dell’allora sostituto Angelo Becciu, al quale il Papa ha poi tolto i diritti connessi al cardinalato.

Ufficialmente, il denaro elargito da Becciu a Marogna aveva lo scopo di sostenere missioni umanitarie in Africa e in Asia e la liberazione di alcuni sacerdoti rapiti in Africa. Secondo l’accusa i soldi sono stati usati per rinnovare il guardaroba e l’arredamento, mentre per la difesa il denaro è invece in parte stato il suo compenso e in parte sarebbe stato usato per gli spostamenti durante le sue missioni.

© Riproduzione riservata