Cari lettori,

la settimana giudiziaria è stata lunga e complessa: la riforma dell’ordinamento giudiziario arranca e l’accordo sembra ancora lontano da venire, lunedì ci sarà una nuova riunione di maggioranza.

Parallelamente, il Csm ha nominato Marcello Viola al vertice della procura di Milano, primo magistrato non milanese e non di corrente progressista. Sul fronte dell’avvocatura, invece, continua lo psicodramma dell’Organismo congressuale forense che domani eleggerà il nuovo coordinamento.

Quanto ai contributi, la newsletter torna a occuparsi di magistratura onoraria: la segretaria generale di Unagipa Cristina Piazza analizza la situazione dei giudici di pace italiani secondo la Corte di giustizia.

gli avvocati Simona Belloli e Francesco Cipriani dello studio Deloitte Legal, invece, analizzano le sfide dell’avvocato “green” e delle associazioni di professionisti.

Ordinamento giudiziario: lo stallo

La situazione rimane complicata: rimangono aperti grossi nodi soprattutto sul sistema elettorale del Csm e sulla rigidità delle porte girevoli tra magistrati e politica.
Sulle porte girevoli, poi, è insorta la magistratura amministrativa e contabile: nella riforma, gli irrigidimenti nel rientro in magistratura dopo aver rivestito incarichi politici anche di natura tecnica si estenderanno anche a loro, mentre prima riguardavano solo la magistratura ordinaria

Oggi il presidente della commissione Giustizia, Mario Perantoni, ha definito “irrealistico” l’arrivo in aula della riforma per la data fissata del 19 aprile, con il concreto rischio che la riforma possa saltare.

Accordo, per ora, è stato trovato sul cosiddetto “fascicolo” del magistrato, ovvero uno schedario che sarà la base della sua valutazione, che contiene le attività svolte: dati statistici e documentazione dell’attività svolta, «la tempestività nell’adozione dei provvedimenti, la sussistenza di caratteri di significativa anomalia in relazione all’esito degli atti e dei provvedimenti nelle successive fasi o nei gradi del procedimento e del giudizio».

La contrapposizione è molto forte tra due poli: da un lato Pd e Movimento 5 Stelle; dall’altra il centrodestra e Italia Viva. Questi ultimi, infatti, sono contrari all’ipotesi di accordo di non modifica del testo al Senato, in modo da favorire un veloce iter di approvazione, in tempo per le elezioni del Csm a luglio.

Il premier Mario Draghi ha dato un segnale: ha confermato la sua volontà di non mettere la fiducia sul testo, ma ha chiesto che i partiti trovino un accordo.

Tradotto: se questo accordo non si trovasse, anche la determinazione di Draghi potrebbe cambiare.

Qui Milano: Viola è il nuovo procuratore capo

Il Csm ha nominato il nuovo procuratore capo di Milano: ha prevalso Marcello Viola con 13 voti a favore, dopo un breve dibattito su cui si sono allungate le ombre del caso Palamara.

Il procuratore generale di Firenze prende così il posto del pensionato Francesco Greco e da lui eredita una procura che oggi è divisa e in grande difficoltà, dopo i contrasti nella gestione del processo Eni e la fuga di notizie con i verbali sulla presunta loggia Ungheria.

La nomina di Viola dà un segnale di forte discontinuità: la procura di Milano, infatti, negli ultimi anni è sempre stata guidata da magistrati interni e di orientamento progressista. Viola, invece, oltre ad aver svolto buona parte della sua carriera in Sicilia e considerato vicino alla corrente conservatrice di Magistratura indipendente, che lo ha sostenuto nella candidatura.

I suoi contendenti erano il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, sostenuto da Unicost, che ha ricevuto 3 voti e il procuratore aggiunto di Milano, Maurizio Romanelli, sostenuto da Area, che invece ne ha ottenuti 6.

Il dibattito in plenum ha visto contrapposto Giuseppe Cascini di Area, che sosteneva Romanelli, a Nino Di Matteo, di AeI, che invece sosteneva Viola.

Il punto è stato la considerazione, contenuta anche nella relazione in favore di Romanelli, su «l’immagine di indipendenza» di Viola «obiettivamente appannata, a prescindere da responsabilità o colpa dell’interessato, per effetto della nota vicenda relativa alla nomina del Procuratore di Roma, oggetto, come noto, di un grave tentativo di condizionamento dell’attività del Consiglio».

Di Matteo ha risposto che «Viola non può essere a vita vittima di una situazione di cui non è stato protagonista».

Alla fine ha prevalso questa visione, e la scelta di discontinuità per gestire una delle procure più difficili d’Italia, anche in seguito alle divisioni interne e alle crisi di immagine dopo il caso Amara e la presunta loggia Ungheria.

L’assemblea di Ocf

Continua lo psicodramma interno all’Organismo congressuale forense, l’organo di rappresentanza politica dell’avvocatura.

Dopo le dimissioni in blocco dell’ufficio di coordinamento dopo la notizia di un giro di bonifici dal conto dell’ente a quello del tesoriere, l’assemblea deve ora eleggere i nuovi rappresentanti.

In una tesissima assemblea straordinaria, che si è svolta in streaming, i delegati di Ocf sono stati informati delle nuove notizie di opacità nella gestione delle spese da parte dell’ufficio di coordinamento. Al termine, l’orientamento è sembrato quello di incaricare il prossimo ufficio di coordinamento di procedere nei confronti degli ex componenti in sede penale, civile e disciplinare.

Nell’assemblea di oggi e di domani, sabato 9 aprile, verrà eletto il nuovo ufficio di coordinamento, anche in vista del congresso nazionale forense di Lecce, in cui l’organo si rinnoverà nella composizione.

La riforma tributaria

La ministra Cartabia ha fissato la data: la proposta di riforma tributaria a cui gli esperti stanno lavorando dovrebbe terminare entro il 15 di aprile, per approvarla entro e non oltre il 31 dicembre 2022.

Gli obiettivi sono due: aggredire la montagna di ricorsi e alleggerire il fardello dell’atretrato, intervenendo sulle cause che lo hanno provocato. 

La scelta è quella di procedere per l’approvazione di una legge ordinaria e non di una legge delega al governo, anche perchè le commissioni parlamentari stanno lavorando alla riforma dal 2019.

Qui Milano #2: nuove liti in procura

Alla vigilia della nomina del nuovo procuratore capo Marcello Viola, la procura di Milano ha visto nuovi duri contrasti interni.

Al centro, il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale che ritiene che lui e il suo pool abbiano subito da parte del procuratore facente funzione Riccardo Targetti un atto punitivo, perchè sono stati attribuiti al suo dipartimento nuovi carichi di lavoro.

L’iniziativa è nata dal malcontento di altri pm, in disaccordo con la precedente gestione del lavoro e la diversa mole di procedimenti affidati al pool di De Pasquale.

Targetti ha emesso un provvedimento provvisorio della durata di 3 mesi per rimediare a quella che ha definito una "importante anomalia riguardo al III Dipartimento" di contrasto ai reati economici transnazionali, relativa alla significativa sproporzione nelle assegnazioni dei fascicoli rispetto agli altri pool.

De Pasquale ha attaccato i 22 firmatari di un documento in cui si chiedeva un riassetto dei carichi, definendoli “scorretti” e ipotizzando provvedimenti formali nei loro confronti. 

A testimonianza del clima, il verbale della riunione fissa l’intervento del del pm Cristian Barilli, il quale ha detto che "da quando è giunto in Procura, sento costantemente reiterare l'auspicio che l'ufficio torni ad essere quello dei tempi andati" e si domanda cosa "pensare di un ufficio dove i sostituti devono avere paura a sottoscrivere un documento".

Ora questi contrasti dovranno essere risolti da Viola, che si trova davanti un ufficio lacerato al suo interno e che valuterà il suo operato in funzione di quanto saprà ricreare sinergie professionali.

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