Marcella Contrafatto avrebbe fatto uscire i verbali sulla presunta loggia Ungheria per evitare che Piercamillo Davigo decadesse dal Consiglio superiore della magistratura a causa del pensionamento e, in seguito, per punire il Csm.

È quanto emerge dagli atti dell’indagine della procura di Roma nei confronti dell’ex-segretaria di Davigo: per la donna è stato chiesto il rinvio a giudizio. L’ipotesi di reato che viene contestata all’ex-impiegata del Csm, ora sospesa, è quella di calunnia.

La testimonianza di Befera

Corriere della Sera e Repubblica hanno riportato mercoledì 15 settembre ampi stralci della testimonianza di Giulia Befera, assistente di Davigo al Csm fino al suo pensionamento. Secondo la ricostruzione di Befera, Davigo sarebbe del tutto estraneo alla spedizione delle carte, ma avrebbe parlato del loro contenuto a lei e a Contrafatto.

«Il consigliere Davigo nel maggio 2020 mi disse che aveva deciso di rompere i rapporti con il consigliere Ardita perché gli era stato consegnato un verbale di dichiarazioni rese alla procura di Milano in cui il nome di Ardita era associato a una loggia», si legge nelle dichiarazioni di Befera ai pm di Roma. «Parlò anche di un certo immobilismo della procura di Milano. Non ricordo se mi fece il nome di Amara come soggetto che aveva fatto quelle dichiarazioni». Befera ha anche detto che Contrafatto conosceva la posizione dei verbali consegnati da Paolo Storari a Davigo all’interno dell’ufficio del magistrato.

«Un grande titolo ad ef­fetto dal Fatto quotidiano potrebbe veramente cambiare le sorti del destino» e «Facciamo scoppiare la bomba»: così avrebbe scritto Contrafatto a Befera, dopo che Davigo aveva preannunciato che non sarebbe stato riconfermato al Csm, nell’ottobre del 2020.

Secondo la ricostruzione della procura di Roma, Contrafatto avrebbe inviato i verbali al Fatto quotidiano nell’ottobre del 2020 e poi nel febbraio 2021 a Repubblica e al magistrato Nino Di Matteo. Il plico consegnato a Di Matteo era corredato di un biglietto in cui si diceva che le informazioni contenute nei verbali erano state occultate «dal procuratore Greco, chissà perché». È per questo passaggio che Contrafatto è indagata per calunnia nei confronti del procuratore della Repubblica di Milano, Francesco Greco

Quello che inizialmente doveva essere un tentativo in extremis per evitare che Davigo fosse estromesso dal Csm a causa del pensionamento, si sarebbe trasformato poi in una sorta di vendetta: «Contrafatto mi rappresentò che sarebbe stato bello ed eclatante se avesse avuto clamore mediatico la vicenda relativa ai verbali, alla loggia e al fatto che Davigo sapesse e avesse informato la presidenza del Csm e il presidente della Repubblica, venendo ripagato con la mancata riconferma», ha detto Befera ai pm. 

La denuncia 

A finire sui giornali non furono però i verbali degli interrogatori dell’avvocato Pietro Amara, ma la denuncia presentata da Di Matteo e dai giornalisti contattati. 

I legali di Contrafatto continuano a ribadire la sua totale estraneità dai fatti contestati. Il procuratore di Milano, Francesco Greco, è sotto indagine a Brescia, procura competente per le indagini sui magistrati milanesi. Greco è stato accusato dal pubblico ministero Paolo Storari di aver ritardato nell’apertura dell’inchiesta sulla presunta loggia Ungheria, della quale avrebbero fatto parte anche due consiglieri del Csm, denunciata da Amara nell’ambito dell’indagine sul caso Eni. 

Anche Storari è sotto indagine a Brescia, per violazione del segreto d’ufficio: è stato lui a passare una copia non firmata e in formato Word dei verbali dell’interrogatorio di Amara a Piercamillo Davigo. La commissione disciplinare del Csm ha deciso ad agosto che Storari non dovrà essere trasferito dalla procura di Milano. 

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