L’Europa è una galassia complessa, con molti organi a comporla. Uno di questi, sconosciuto ai non tecnici, è la Corte dei conti europea, una delle sette istituzioni dell’Ue e con il compito di esaminare i conti di tutte le entrate e le uscite dell’Unione per accertarne la corretta gestione finanziaria.

A comporla, 27 magistrati contabili – uno per ogni stato membro – con un mandato di sei anni, rinnovabile. Un mandato che, per il membro uscente italiano e toga della Corte dei conti Pietro Russo, si è esaurito alla fine del 2023.

La poltrona, molto ambita, è diventata oggetto dell’ennesimo screzio tra il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, e la Corte dei conti. Se a inizio legislatura la magistratura contabile era stata utile appoggio per il ministro quando si era ritrovato a prendere in mano le redini della gestione del Pnrr. Appena ha proposto osservazioni non gradite mettendo in guardia sui rischi di non raggiungimento degli obiettivi del piano, però, si è creata una frattura che è culminata con il progetto di ridimensionamento delle prerogative di controllo della Corte.

Proprio nella dinamica di questo scontro, Fitto ha avocato a sè l’indicazione del nuovo componente della Corte dei conti europea, creando molti malumori tra le toghe di Viale Mazzini. La scelta, infatti, è stata percepita come uno schiaffo alle prerogative della Corte, che per prassi ha sempre indicato il membro europeo e i vari governi hanno solo proceduto alla presentazione formale del nome.

La beffa

Invece, oltre allo sgarbo il governo ha riservato alla corte anche la beffa. Alla Corte, infatti, è arrivata la richiesta di individuare una coppia di nomi tra cui scegliere ed erano stati indicati il presidente della sezione di Controllo per gli affari comunitari e internazionali, Giovanni Coppola e la presidente di sezione Maria Annunziata Rucireta, con alle spalle dieci anni da capo del Gabinetto italiano proprio alla Corte dei conti europea.

Una volta avuti i due curriculum, però, il governo li ha accantonati entrambi in favore di un terzo nome: quello di Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, il magistrato contabile e uomo di fiducia di Fitto, che il ministro nel maggio scorso aveva messo a dirigere la Struttura di Missione Pnrr.

La nomina è già passata per palazzo Chigi, che con lettera del 3 gennaio 2024 ha trasmesso al Senato il 9 gennaio la proposta di nomina di Manfredi Selvaggi alla carica di componente della Corte dei conti europea. Poi il candidato italiano verrà audito in parlamento europeo e la nomina verrà ratificata dalla Commissione europea. Nessuna comunicazione ufficiale, invece, è stata data al Comitato di presidenza della Corte dei conti.

Il Pnrr

Oltre allo sgarbo alla Corte dei conti, si dovrebbe aprire anche una nuova partita. Il nuovo incarico europeo è totalizzante e con tutta probabilità anche incompatibile con quello di coordinatore della Struttura di Missione Pnrr.

Il trattato istitutivo della Corte dei conti europea, infatti, stabilisce che i membri «si astengono da ogni atto incompatibile con il carattere delle loro funzioni», e «non possono, per la durata delle loro funzioni, esercitare alcun'altra attività professionale, remunerata o meno». In altre parole, dopo appena nove mesi di lavoro e proprio grazie alla sponda offerta da Fitto, Manfredi Selvaggi lascerà la Struttura di Missione Pnrr.

Il ministro, invece, dovrà trovare un nuovo coordinatore e chissà se – dopo l’ennesimo sgarbo alla Corte dei conti - lo andrà a cercare ancora tra le toghe contabili.

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