Care lettrici, cari lettori

la settimana della giustizia è stata animata soprattutto dalle iniziative in vista del referendum. I comitati del sì e del no e anche i coordinamenti dei partiti hanno iniziato a muoversi e su questo trovate un approfondimento.

Sul fronte legislativo, invece, la settimana scorsa (la newsletter non è uscita perché la redazione di Domani ha aderito allo sciopero nazionale della stampa) ha visto lo slittamento del ddl sul consenso, questa settimana si sono svolte le audizioni al Senato. Il nodo, però, rischia di essere più politico che giuridico.

I comitati per il sì

La parte che più si sta muovendo è quella che farà campagna per il sì. Nel mondo del centrodestra, i partiti non faranno un comitato ma FI ha nominato Giorgio Mulé come coordinatore e nei giorni scorsi si è svolta una riunione di coordinamento con gli altri partiti (con strascichi polemici).

Per quanto riguarda i comitati, l’Anf ha lanciato una campagna di comunicazione con il claim "Sì. Confrontiamoci". Il segretario generale, Giampaolo Di Marco, ha spiegato che «la separazione delle carriere è una storica rivendicazione dell'avvocatura» ma la riforma «delle funzioni e il sistema di composizione del Consiglio superiore della magistratura, pur perseguendo il condivisibile obiettivo della separazione delle carriere, contiene degli elementi non convincenti».

Anche l’Ocf si sta muovendo, con la creazione di un coordinamento con le associazioni forensi per portare avanti le ragioni del sì alla riforma.

Intanto, sia il ministero della Giustizia che le camere penali stanno lavorando per ottenere i dati degli uffici giudiziari, utili anche alla campagna referendaria.

I comitati per il no e il caso Bertolini

Sul fronte del no, invece, il Pd per ora non ha istituito comitati e la campagna non è ancora cominciata. L’Anm, invece, è molto attiva con il suo comitato per il no. In seguito alla notizia che la consigliera del Csm, Isabella Bertolini, ha partecipato alla riunione di coordinamento del centrodestra nella sede di FdI in via della Scrofa, il presidente Enrico Grosso ha commentato che «Il caso Bertolini dimostra con chiarezza perché al
referendum sulla legge Nordio bisogna votare No». E ancora, «che una componente del Consiglio superiore della magistratura –l’organo che garantisce l’indipendenza dei magistrati – partecipi a un incontro di un partito di maggioranza è un fatto oggettivamente inopportuno. Ma oggi, grazie alla Costituzione, questo non altera l’equilibrio tra i poteri dello Stato perché i membri togati del Csm sono eletti dai magistrati e rappresentano un contrappeso autorevole e forte al potere politico». Con la riforma, invece, «i laici scelti
dalla maggioranza parlamentare diventerebbero ancora più influenti, mentre i magistrati, scelti per sorteggio, sarebbero più deboli e privi di una legittimazione interna. Il risultato sarebbe un Csm inevitabilmente più esposto alla maggioranza di governo».

«Sì all’ia nella giustizia»

Durante gli Stati Generali dell'Unione Nazionale Avvocati Enti Pubblici (Unaep), la presidente Antonella Trentini ha detto che «Il sistema giudiziario italiano, sempre più bisognoso di rapidità ed equità, dovrebbe adottare un modello ibrido in cui l'Ia e il sistema giustizia umano, inteso come difensore e giudice, collaborino per migliorare l'efficienza e la qualità delle decisioni». Ancora, «l’ia deve essere utilizzata non solo come supporto all'analisi dei dati e alla proposta di soluzioni, ma come vero e proprio ausiliare dell'avvocato e del giudice per accelerare definitivamente la giustizia italiana, lasciando all'avvocato e al giudice il ruolo di custodi ultimi della giustizia per garantire decisioni eque e conformi ai principi fondamentali del diritto».

Parole decisamente controcorrente rispetto alle prudenze espresse da altre associazioni di avvocati e anche dai magistrati.

la riforma civile secondo FI

Forza Italia ha presentato i contenuti di una sua proposta di legge per modificare la giustizia civile. Pietro Pittalis, componente della Commissione Giustizia della Camera, ha spiegato che la proposta contiene «interventi finalizzati a ridurre gli arretrati, favorire tecniche e istituti deflattivi del contenzioso, implementare le best practices già adottate presso numerosi uffici giudiziari, accrescere le competenze dei magistrati e informatizzare ulteriormente i procedimenti. Essa incide su diverse norme del codice di procedura civile, delle disposizioni di attuazione e su alcune norme del codice civile».

Nello specifico, si prevede l'istituzione di una banca dati unica destinata a snellire i tempi di trattazione e definizione dei procedimenti, mediante un più consapevole impiego degli strumenti compositivi del contenzioso civile e commerciale. L'obiettivo è raccogliere dati e precedenti, contribuire alla formazione del magistrato e favorire tecniche e istituti deflattivi. È inoltre prevista la formazione specifica dei magistrati sugli strumenti di mediazione. Inoltre viene fissato il principio per cui il Consiglio superiore della magistratura, ai fini della valutazione di professionalità, consideri anche capacità, laboriosità, efficienza e qualità del lavoro del magistrato.

Sono inoltre previsti interventi sulla fase preliminare del procedimento civile, in particolare sull'articolo 127-ter c.p.c., relativo al deposito di note scritte in sostituzione dell'udienza. La proposta elimina la previsione assoluta di non sostituibilità dell'udienza nei casi previsti dalla legge o disposti dal giudice.

Uno degli elementi definiti più innovativi è l'introduzione di uno speciale ricorso monitorio stragiudiziale: la domanda di ingiunzione basata su fatture elettroniche, estratte dalla piattaforma telematica di interscambio dell'Agenzia delle Entrate. L'ingiunzione, rigorosamente non esecutiva, deve essere notificata al debitore con assegnazione del termine per proporre opposizione. In mancanza di opposizione, e previo controllo del giudice, il titolo diviene esecutivo. L'intervento giudiziale è riservato alla fase di verifica dell'assenza di opposizione e all'eventuale giudizio di opposizione. 

Infine, un intervento riguarda anche le eredità passive: la modifica dell'articolo 480 c.c., prevede che, qualora i primi chiamati - in particolare i legittimari - abbiano rinunciato all'eredità, il termine per l'accettazione da parte dei successivi chiamati sia ridotto rispetto all'attuale termine decennale. Ciò renderebbe più rapido il subentro di un soggetto titolare o, in difetto, la devoluzione allo Stato.

Sequestro delle chat

La Camera ha approvato l’articolo 6 della legge di delegazione europea, che stabilisce che «per acquisire una chat su uno smartphone sequestrato occorre l'autorizzazione del giudice o di un organo amministrativo indipendente».

La norma, inserita in Commissione con un emendamento di Enrico Costa (FI) recepisce una sentenza della Corte di Giustizia europea, e delega il governo a operare le modifiche all'ordinamento che stabiliscano anche i reati per i quali le chat possono essere acquisite, nel rispetto del principio di proporzionalità.

Secondo cCosta, «l'insistenza con cui le procure continuano imperterrite a trascurare la pronuncia rischia di far crollare interi processi. Con questa norma recepiamo il principio nell'ordinamento in modo formale».

la formazione digitale in carcere

Il protocollo d'intesa tra il Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, la Cyber Security Foundation e la Camera Penale di Roma introduce nei percorsi trattamentali degli istituti penali minorili una formazione strutturata su competenze digitali e sicurezza informatica. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari ha spiegato che il protocollo «porta nelle carceri minorili un percorso educativo legato alla tecnologia; che contribuisce a contrastare la recidiva; offrendo ai ragazzi opportunità professionali concrete; grazie alle certificazioni rilasciate. Non ci stanchiamo di ripeterlo: il percorso in carcere serve quando rieduca davvero».

Il progetto sarà avviato presso l'Istituto Penale per i Minorenni de L'Aquila entro dicembre 2025 e, nel corso dell'attuazione del protocollo, verrà progressivamente esteso agli istituti di Nisida; Palermo Malaspina e Milano Beccaria.

Scontro sull’abuso d’ufficio

Scontro tra ministero della Giustizia e Movimento 5 stelle sull’abuso d’ufficio. Secondo Giuseppe Conte, «la proposta europea di direttiva anticorruzione su cui oggi si è trovato l'accordo ricorda al nostro Paese che non si possono cancellare con un tratto di penna - come ha fatto il Governo Meloni - i reati di chi abusa del proprio potere solo per proteggere la casta dei politici e dei colletti bianchi» e «in base a questo schema si imporrà agli Stati membri di introdurre - quantomeno per le fattispecie più gravi - il reato di 'esercizio illecito di funzione pubblica', in pratica l'abuso d'ufficio che Meloni e Nordio si sono intestarditi a cancellare senza sentire ragioni».

Il ministro Carlo Nordio ha risposto che «sorprende che un esponente dell’opposizione, che è anche un giurista, possa storpiare la narrazione dei lavori della commissione» perché secondo il ministero «la direttiva sull’anticorruzione è stata approvata il 2 dicembre accogliendo le istanze dell’Italia, sostenute dalla maggioranza degli altri Stati membri. Alla fine, il reato di abuso d’ufficio, originariamente previsto, è stato completamente stralciato. Hanno evidentemente convinto le nostre argomentazioni: l’Italia ha altri e molti reati (più di 17 fattispecie) che combattono i comportamenti illeciti dei pubblici funzionari».

«La direttiva, quindi, mette in cantina il delitto di abuso come norma prevista dall’Ue di 'default': agli Stati, invece spetta scegliere quali reati già vigenti realizzano gli obiettivi di difesa della legalità». E ancora «proprio la completa eliminazione della norma dell’abuso d’ufficio dalla direttiva e il mandato agli Stati membri per indicare reati già esistenti nei loro sistemi, testimonia la credibilità della posizione italiana che, come detto, ha incassato il largo sostegno anche degli Stati membri del Consiglio. Svanito, dunque, l’obbligo di reintrodurre l’art. 323 c.p.».

Nomine al Csm

Presidente aggiunto della Corte di Cassazione: Stefano Mogini

Presidente della Corte d’Appello dell’Aquila: Bruno Scicchitano

Presidente di sezione civile del Tribunale di Milano: , Valentina Boroni

Presidente della sezione Gip del Tribunale di Venezia.: Domenica Gambardella

Presidenti di sezione civile del Tribunale di Milano: , Amina Simonetti e Laura Maria Cosmai

Presidente della sezione Gip del Tribunale di Napoli: Giulia Romanazzi  

Corte d’Appello di Brescia, settore penale: Silvia Milesi 

Tribunale di Avellino, settore penale: Paolo Cassano

Procura di Vallo della Lucania: Francesco Rotondo

Procura di Biella: Mario Andrigo

Pesidente del Tribunale di Venezia: Andrea Fidanzia

Presidenza del Tribunale di Sorveglianza di Bolzano: Manuela Mirandola

Procura minorile di Cagliari: Maria Beatrice Zanotti 

Daniele Cappuccio e Mario Ciccarelli entrano alla Corte d’Appello rispettivamente di Reggio Calabria e Torino, mentre Elvira Bellantoni e Ciro Caccaviello ricopriranno incarichi apicali nella Corte d’Appello e nel Tribunale civile di Napoli.

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