L’inizio 2024 nelle carceri italiane è stato identico a quello dell’anno precedente: all’insegna dei suicidi e del sovraffollamento. Il suicidio di Matteo Concetti nel carcere di Ancona - “annunciato” dalla stessa vittima e avvenuto il 5 gennaio, dopo i 68 del 2023 – infatti, apre un anno che si preannuncia già all’insegna dell’emergenza. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’associazione Antigone a fine 2023, infatti, i detenuti hanno superato la soglia delle 60mila unità, con un sovraffollamento medio del 125 per cento e con soli 48mila posti standard disponibili. Ma soprattutto, con un tasso di crescita del 7 per cento (circa 400 persone al mese) e la prospettiva di arrivare a fine anno a 67mila presenze. 

L’ultima volta in cui l’Italia arrivò a questo numero di presenze, subì una pesantissima condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo, nel 2013 con la ormai nota sentenza Torreggiani. Per capire il livello di allarme, l’ultimo indulto e amnistia risalgono al 2006 e vennero giustificati proprio con il sovraffollamento, che all’epoca sfiorava le 62mila presenze, appena 2mila più di oggi.

In questa situazione, rischia di appannarsi la figura determinante per monitorare la condizione nelle carceri e soprattutto denunciarne gli abusi e le condizioni disumane, rappresentata dal Garante per i diritti delle persone private della libertà. 

Concluso il mandato di Mauro Palma, durato sette anni a causa di una proroga, il 21 dicembre il Quirinale ha firmato il decreto di nomina di Felice D’Ettore, nuovo garante individuato in quota maggioranza, la cui scelta ha già sollevato polemiche e che, secondo fonti interne, sarebbe stata di fatto imposta anche al ministro della Giustizia che per il ruolo aveva pensato alla radicale Rita Bernardini.

Invece, gli equilibri politici hanno avuto la meglio sulla competenza: D’Ettore è un ex deputato di Forza Italia poi entrato in Fratelli d’Italia e nel curriculum ha l’incarico di professore di diritto privato. Nessuna esperienza pregressa nel penale o nel settore delle carceri, che è a sua volta una galassia a sé di cui è necessario conoscere a fondo le problematiche.

Non a caso, la nomina non è stata lineare: ci sono voluti molti mesi per individuare il nome del garante e la terna (composta da D’Ettore, Mario Serio e Irma Conti, rispettivamente giurista in quota Movimento 5 Stelle e avvocata penalista), poi si è impedito che i tre venissero auditi nelle commissioni Giustizia del parlamento. Un no incomprensibile da parte della maggioranza e spiegabile – come hanno commentato molti esponenti delle opposizioni, prima tra tutti Ilaria Cucchi – solo con il fatto che non si volesse rischiare di sottoporli alla brutta figura del non sapere rispondere ai quesiti. In altre parole, proprio nel momento di massima emergenza nel settore carcerario, la maggioranza ha optato per una assegnazione di natura più politica che di competenza per una carica che dovrebbe essere indipendente per regolamento.

Per la loro nomina mancano le firme del ministero della Giustizia e l’ultima bollinatura della Corte dei conti, infine la nomina sarà formalizzata da palazzo Chigi nel giorno dell’insediamento, per cui bisognerà aspettare dunque ancora qualche tempo dopo i già lunghi mesi di tentennamenti. Un tempo che, però, un settore in piena emergenza non potrebbe permettersi.

La nuova terna dell’ufficio del Garante, dunque, entrerà in carica con parecchi mesi di ritardo e proprio nel momento in cui le carceri sono una bomba a orologeria, con numeri record che continuano a crescere insieme – inevitabilmente – ai disagi per chi si trova nelle carceri a scontare la pena ma anche per chi nel carcere lavora nella polizia penitenziaria.



 

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