La voce di Alfredo Cospito, l’anarchico al 41bis in sciopero della fame dal 106 giorni, è arrivata fuori dal carcere milanese di Opera grazie al consigliere regionale di Più Europa/radicali, Michele Usuelli. Usuelli, infatti, ha effettuato una visita nel reparto di degenza, dove ha incontrato Cospito ma anche altri detenuti al 41bis ricoverati nella struttura. All’uscita, ha riferito di aver parlato con lui delle sue condizioni di detenzione ma anche della sua decisione di portare avanti lo sciopero della fame «per un 41 bis più umano, tanto è che ci teneva a specificare che ha paura che gli altri detenuti possano pensare che riceva trattamenti di favore a Opera in quanto detenuto noto» e del fatto che «Cospito ha scelto una lotta non violenta contro il regime di carcere duro». Inoltre, il consigiere ha detto di avergli chiesto di condannare le azioni violente di questi giorni e che Cospito gli ha detto che «prevalendo il suo essere anarchico, non si sente di dire nulla a chi questi gesti sta compiendo, nemmeno di condannarli».

Il regime di 41bis ha proprio come obiettivo quello di limitare i contatti e il passaggio di informazioni tra l’interno e l’esterno delle carceri, tuttavia Usuelli ha potuto riferire liberamente le riflessioni di Cospito. 

Come funzionano le visite

La sua visita, infatti, è avvenuta nel rispetto delle sue prerogative di consigliere regionale, che può visitare le carceri della sua regione accompagnato, come in questo caso, dalla sua collaboratrice stabile. «Ho incontrato il direttore del carcere e chiesto di visitare il centro clinico, dove ho parlato con il responsabile medico, di cui sono collega. Poi ho visitato i piani di degenza e nell’ultimo, al terzo piano, ci sono i detenuti malati gravi al 41bis tra cui anche Cospito», ha spiegato Usuelli, che ha raccontato di averlo trovato in piedi, lucido e vigile e di avergli paralto per mezz’ora attraverso un vetro.

La visita e anche il colloquio con lui e con gli altri detenuti al 41bis è avvenuta alla presenza del direttore del carcere, dell’ufficiale della polizia penitenziaria e del responsabile medico, che per legge hanno il compito di interrompere qualsiasi dialogo esuli rispetto ai limiti imposti dalla legge: chi visita questi detenuti, infatti, non può parlare in una lingua diversa dall’italiano, non può fornire informazioni sensibili dall’esterno e non può parlare di ciò che riguarda i processi.

 «Possiamo parlare della situazione sanitaria e delle condizioni di vita all’interno del carcere. Ma anche, come del resto abbiamo fatto, di valutazioni di carattere generale. Il tutto avviene comunque alla presenza di operatori del carcere ed è registrato», ha detto Usuelli.

I detenuti al 41bis, infatti, possono incontrare un numero molto ristretto di persone e con diversi livelli di controllo. I colloqui riservati in senso tecnico avvengono solo con il garante nazionale dei detenuti, con l’avvocato difensore e con il magistrato di sorveglianza e non sono registrati.

I colloqui con i familiari, invece, vengono registrati e controllati. Infine, esistono le visite da parte dei parlamentari e dei consiglieri regionali, che tecnicamente visitano le strutture detentive e in questo ambito possono parlare con i detenuti, alla presenza del personale del carcere e registrati.

la divulgazione esterna

Quanto alla divulgazione esterna di quanto un detenuto al 41bis dice alle persone che incontra, non esistono invece limitazioni.

«Per tutti gli altri esterni autorizzati, come i consiglieri regionali nelle carceri delle loro regioni e i parlamentari il diritto di visita ex articolo 67 ordinamento penitenziario non impedisce a rivelare il contenuto delle dichiarazioni ricevute che avvengono sempre alla presenza del personale del carcere, che non è oggetto di segreto», ha spiegato il presidente del tribunale di Sorveglianza di Firenze, Marcello Bortolato, «la legge, infatti, non può impedire a soggetti liberi che hanno l’autorizzazione a incontrare il detenuto di riferire poi all’esterno ciò che viene detto durante la visita».

Tradotto: la verifica che quel che viene detto dal detenuto sia divulgabile all’esterno viene garantita dalla presenza della polizia penitenziaria durante i colloqui e le visite. Con la specificazione che i parlamentari non entrano nelle carceri per incontrare un singolo detenuto ma per verificare le condizioni degli istituti e, contestualmente, possono parlare con chi sta scontando lì la pena. 

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