Care lettrici, cari lettori

la settimana ha visto proseguire il confronto tra ministero, avvocatura e magistratura. Il nodo è l’entrata in vigore della riforma penale, ma sullo sfondo ci sono anche i decreti attuativi della riforma dell’organizzazione giudiziaria.

Timidi segnali di pace si sono visti, ma la strada sembra ancora lunga e i penalisti non hanno revocato l’astensione.

Sul fronte dei commenti, un contributo importante arriva dalla magistratura contabile: il membro dell’Associazione nazionale Corte dei conti, Maria Cristina Razzano, ha affrontato il tema delle donne in magistratura, a margine del convegno organizzato dalla Corte dei Conti per il 5 aprile, la stessa data in cui nel 1965 entrarono in servizio le prime otto magistrate. Qui è possibile rivedere il convegno.

Altro tema caldissimo, sia a livello generale che per la giustizia, è quello dell’intelligenza artificiale e di Chat Gpt. Ne scrivono Luigi Viola e Luca Caputo: in Perù, infatti, una corte si è avvalsa del software per redigere una sentenza. A dimostrazione delle potenzialità ma anche delle possibili perplessità sull’uso di questo strumento in ambito giuridico.

Ps: questa è stata una settimana intensa per il nostro quotidiano. Il direttore Stefano Feltri ha concluso la sua esperienza alla guida del giornale e al suo posto è arrivato Emiliano Fittipaldi, già vicedirettore. L’esperienza di questa newsletter, che è diventata un appuntamento fisso per molti appassionati di giustizia, è nata sotto la guida del direttore Feltri e a lui va il mio ringraziamento di cuore per tre anni di lavoro insieme. 

L’ufficio di presidenza del Cnf

Il Consiglio nazionale forense ha eletto il suo nuovo ufficio di presidenza. Il nuovo presidente è Francesco Greco (Palermo), i due vicepresidenti sono Patrizia Corona (Trento) e Francesco Napoli (Reggio Calabria); segretaria è Giovanna Ollà (Bologna) e tesoriere Donato Di Campli (L’Aquila).

Inizia così la nuova consiliatura dell’organo di rappresentanza istituzionale dell’avvocatura, che ha davanti una serie di sfide importanti, a partire dal monitoraggio dell’entrata in vigore delle riforme civile e penale e l’approvazione dell’equo compenso per i professionisti.

L’organizzazione delle procure

Il Csm si è prefissato un obiettivo ambizioso: la redazione di una nuova circolare sulle procure.

Il plenum ha deliberato, su proposta della Settima commissione, di avviare una revisione della circolare sull’organizzazione degli uffici di procura.

A giustificarlo, l’entrata in vigore della riforma dell’ordinamento giudiziario e la consapevolezza che alcune delle disposizioni della circolare «abbiano ricevuto attuazione disomogenea sul territorio nazionale». Per questo, la nuova circolare affronterà in particolare tre questioni, da considerare alla luce delle nuove norme: 

- i criteri di autoassegnazione, assegnazione e coassegnazione degli affari. alla luce delle «soluzioni organizzative eterogenee», in particolare sui meccanismi di assegnazione automatica dei nuovi procedimenti; 

- la disciplina dei visti, che hanno funzione conoscitiva e non di approvazione del contenuto degli atti, ma il cui potere di apposizione viene «esercitato con modalità assai diversificate»;

- la regolazione dei sistemi di risoluzione dei contrasti tra il sostituto e il procuratore (o il procuratore aggiunto) e la revoca dell’assegnazione degli affari, da armonizzare alla luce delle modifiche della riforma.

«Il percorso di riscrittura prevede l’audizione di tutte le categorie di magistrati coinvolte dalle nuove previsioni normative e regolamentari (Procuratori, Procuratori Aggiunti e Sostituti) con un esperimento di partecipazione diffusa al governo autonomo», si legge nel comunicato del Csm.

Si tratta di una iniziativa importante anche nell’ottica dei rapporti con il ministero della Giustizia. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha infatti da tempo annunciato che anche la riforma dell’ordinamento giudiziario verrà rivista nella sua fase di attuazione alla luce delle nuove linee del governo. 

La richiesta di proroga sui decreti attuativi

L’iniziativa del Csm si lega indirettamente all’impasse del governo. Il ministero della Giustizia, infatti, ha chiesto di inserire nel dl Pnrr una proroga per adottare i decreti legislativi di attuazione della riforma dell’ordinamento giudiziario del Csm. Il termine, dal 21 giugno 2023, è stato spostato al 31 dicembre 2023.

L'esigenza di prorogare di un anno il termine in origine fissato - si legge nella relazione tecnica, deriva dalla considerazione che «lo scioglimento delle Camere» e il «rinnovo della compagine di Governo ha impedito di avviare tempestivamente l'elaborazione dei decreti legislativi». L’emendamento ha ricevuto il via libera della commissione Bilancio del Senato.

Nordio prova a riportare la pace

Dopo l’annuncio dell’astensione da parte dei penalisti italiani dal 19 al 21 aprile e le rimostranze dell’Anm per l’iniziale esclusione da un tavolo di cofronto sulle riforme, il ministro Carlo Nordio cerca di riportare la pace.

In un incontro con Anm e Ucpi in cui si è affrontato il tema più controverso – la norma della riforma Cartabia che limita il diritto di impugnazione delle sentenze – , il ministro ha ribadito di condividere le ragioni di urgenza manifestate dai penalisti italiani e anche apprezzato l'importanza di alcune delle obiezioni tecniche rappresentate dall'Anm.

Il presidente dei penalisti italiani, Giandomenico Caiazza ha espresso «vivo apprezzamento per la concreta ed immediata disponibilità del ministro Nordio a misurarsi con le questioni poste dai penalisti» e «per la manifestata condivisione della urgenza di una necessaria soluzione. Nelle prossime ore i penalisti esamineranno le obiezioni avanzate da Anm in questo costruttivo confronto, comunicando alla stessa e al ministro le proprie considerazioni e le possibili soluzioni, nella speranza di una soluzione condivisa, ma comunque indispensabile».

Anche il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, ha parlato di «dialogo aperto e franco, sono state ascoltate le nostre posizioni e quelle dei penalisti in una discussione che sicuramente proseguirà».

Si è trattato di un primo passo verso la ricomposizione, che tuttavia non è ancora stata trovata.

Geografia giudiziaria

Una questione che sembrava ormai chiusa e che invece il governo Meloni intende riaprire è quella della geografia giudiziaria, rivista con la chiusura di alcuni tribunali periferici durante il governo Monti.

Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, ha confermato che «C'è la chiara volontà del Governo di rivedere complessivamente l'infausta revisione della geografia giudiziaria, una riforma che ha fatto arretrare lo Stato in uno di quegli ambiti in cui non può e non deve arretrare, che è la Giustizia». Il riferimento è stato anche alle isole – Ischia, Lipari e Porto Ferraio – dove sorge il tema della continuità del servizio giustizia.

Anche perchè, secondo il sottosegretario, la chiusura di sedi di uffici giudiziari non ha provocato «Risparmi di costi, che non si sono visti, la migliore qualità non si è vista». 

Il Csm diviso sul procuratore capo di Firenze

Il nuovo Csm sta per affrontare il primo dei nodi davvero delicati della consiliatura: la nomina del procuratore capo di Firenze.

La questione è complicata sia sul fronte politico che su quello giudiziario. Sul fronte politico, la procura è quella che gestisce la tesissima inchiesta Open, che vede indagato Matteo Renzi, il quale ha fatto un esposto al Csm ai magistrati che hanno indagato su di lui e ha sollevato un conflitto costituzionale tra poteri dello Stato. 

La nomina, però, ha anche un risvolto sulla politica giudiziaria e si intreccia con quella al vertice della procura generale di Bologna. Entrambe le cariche sono vacanti rispettivamente da 10 mesi e da oltre un anno e sono molto contese, con un esito che sarà molto probabilmente divisivo, visto che anche la commissione incarichi direttivi si è già spaccata. 

E, per entrambe le cariche, è candidato dell’area di Magistratura indipendente Filippo Spiezia, attuale rappresentante italiano e vicepresidente di Eurojust e in passato protagonista di un duro scontro la pm Ilda Boccassini, quando era sostituto procuratore alla procura nazionale antimafia.

Spezia, infatti, fu autore di una relazione che le attribuiva una serie di violazioni degli obblighi di collaborazione quando Boccassini gestiva il pool antimafia di Milano. Proprio in seguito allo scontro che ne scaturì, il capo di allora della Dna, Franco Roberti, tolse la competenza su Milano a Spiezia per affidarla ad un altro sostituto a causa delle «difficoltà di dialogo».

Il commissione, Spiezia ha incassato il voto della togata di Mi, Maria Luisa Mazzola e dei due laici Daniela Bianchini (FdI) e soprattutto quello di Ernesto Carbone, laico scelto dai renziani, secondo fonti interne proprio per presidiare questa nomina. 

Due voti invece sono andata al competitor di Spiezia, sostenuto dalle toghe progressiste, il procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco, che in passato ha lavorato alla Dda di Firenze e sostenuto dal togato di Area, Antonello Cosentino, e dall’indipendente Andrea Mirenda. 

Un solo voto è andato a Rosa Volpe, attualmente procuratore reggente a Napoli, che è stata proposta da Roberto D'Auria, togato di Unicost.

Di conseguenza, lo scontro in plenum dovrebbe essere tra Spiezia e Squillace Greco e determinanti saranno i voti di Unicost.

Spiezia, però, è in corsa anche per la procura generale di Bologna, dove la più votata in commissione è stato il procuratore di Aosta Paolo Fortuna, con 4 voti. Uno a testa per Spiezia (Cosentino) e Lucia Musti (Carbone).

La denuncia di Magistratura democratica

Il gruppo di Md ha denunciato che «Molte procedure di conferma dei capi di uffici giudiziari per cui si profilano criticità, sono funestate da lentezze inaccettabili, anche pluriennali».

Per questo ha proposto alcuni correttivi concreti: «operare uno screening delle procedure di conferma quadriennale scadute che presentino criticità» e «dare corso alla una trattazione prioritaria proprio delle procedure di conferma che presentano criticità, a prescindere dalla burocratica considerazione dell'ordine cronologico dettato dalla scadenza del quadriennio»; «rendere pienamente trasparente il percorso di trattazione delle procedure di conferma, soprattutto di quelle che presentano criticità».

Nel comunicato si legge che i consiglieri del Csm Mimma Miele (Md) e gli indipendenti Roberto Fontana, e Andrea Mirenda hanno depositato «una nota con cui auspicano la sollecita calendarizzazione di tutte le procedure di conferma relative a casi problematici».

Muro su Delmastro in commissione Giustizia

Parallelamente all’attività parlamentare, prosegue la protesta delle opposizioni contro il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. Dopo il caso Cospito e la rivelazione al collega Giovanni Donzelli di alcuni documenti riservati del Dap (che poi li aveva utilizzati per accusare i dem di essersi «inchinati alla mafia») il Pd aveva detto che non avrebbe più accolto il sottosegretario in commissione e che erano necessarie le sue dimissioni.

Così continua ad essere. In settimana il sottosegretario Delmastro è tornato, per la prima volta e dopo mesi, a seguire i lavori parlamentari in commissione Giustizia del Senato e gli esponenti del Pd hanno abbandonato per protesta.  

In queste ultime settimane, infatti, Delmastro è sempre stato sostituito dal sottosegretario Andrea Ostellari o dal viceministro Francesco Paolo Sisto.

Ancora sul caso Amara

Prosegue il processo di Brescia a carico di Piercamillo Davigo, imputato per rivelazione di segreto d’ufficio sul caso dei verbali sulla presunta Loggia Ungheria dell'ex legale esterno di Eni, Piero Amara.

In aula sono stati ascoltati l’ex procuratore capo di Milano, Francesco Greco, e l’ex procuratore generale di Cassazione, Giovanni Salvi. Si è affrontato il tema della comunicazione tra i due per capire se, come ha sostenuto il pm di Milano, Paolo Storari (che ha materialmente consegnato i verbali a Davigo) ci sia stato uno stop all’azione investigativa o meno, come invece ha detto Greco. E se Salvi sia intervenuto per ridare impulso alle indagini con l’iscrizione nel registro delle notizie di reato.

La ricostruzione, però, è stata molto complessa perchè Salvi ha denunciato di aver smarrito il telefono il 10 aprile 2021, lo stesso giorno in cui doveva essere perquisito. «Ho immediatamente chiamato la Polizia postale perché avevo il sospetto che mi fosse stato rubato, è stata messa in dubbio la mia onestà, la mia è stata presentata come una perdita dolosa», ha lamentato Salvi, aggiungendo che dai tabulati risulta che l’unica telefonata tra lui e greco sarebbe avvenuta il 25 maggio, quindi in data successiva alle prime iscrizioni per l’indagine sulla loggia Ungheria, risalenti all’8 maggio.

Tra i due sarebbero però intercorsi dei messaggi prima del 25 maggio, che però Greco ha detto di non avere più a causa del cambio di telefono.

Lo stallo sulla magistratura onoraria

Questa newsletter ha sempre seguito da vicino la vicenda legata alla magistratura onoraria, che sta combattendo per vedersi riconosciuto il diritto al lavoro dipendente.
La questione ormai ventennale non è ancora chiusa e la Consulta della magistratura onoraria il 31 marzo ha proclamato una astensione dal 17 al 21 aprile 2023. «All’immobilismo più assoluto che colpisce oltre 4500 lavoratori, si somma l’emergenza per centinaia di magistrati già confermati con decreto ministeriale, parte dei complessivi 1600 che hanno superato la prova orale: costoro sono senza stipendio,
continuano a lavorare gratis, ogni giorno, in attesa, da mesi, che il Ministero, celere nel bloccare i compensi, chiarisca quando e come accreditare il dovuto».

La Consulta ha considerato «non soddisfacenti» le risposte del ministero, che non ha rispettato le tempistiche inizialmente indicate, non ha predisposto alcunché per definire le modalità di pagamento né vi sono prescrizioni chiare per l’iscrizione della posizione previdenziale INPS. 

Rassicurazioni sono arrivate dal sottosegretario Delmastro, che ha detto che «nella giornata del 31 marzo scorso, il Ministero della Giustizia ha diramato la circolare che sblocca i pagamenti dei compensi dei magistrati onorari confermati nelle funzioni. A fine aprile, i magistrati onorari confermati riceveranno un acconto pari al 100% del compenso e al 50% dell'indennità giudiziaria».

© Riproduzione riservata