La scelta va contro i desiderata del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che per sostituire il dimissionario Alberto Rizzo aveva suggerito un profilo meno divisivo
Alla fine l’ha spuntata il ministro della Giustizia, , contro i tentativi di intromissione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Il ministro, infatti, ha nominato capo di gabinetto del suo ministero l’attuale vice, Giusi Bartolozzi, pur contro le sollecitazioni del potente sottosegretario, che avrebbe invece preferito una figura meno divisiva.
Invece, il guardasigilli non ha voluto sentire ragioni e ha promosso la magistrata ed ex deputata di Forza Italia, soprannominata la “zarina”, che è considerata tra le principali cause dell’addio anticipato di Alberto Rizzo, l’ex presidente del tribunale di Vicenza che Nordio aveva scelto alla guida del gabinetto appena un anno e mezzo fa. Troppi, infatti, sarebbero stati gli sgarbi: Rizzo si sarebbe sentito costantemente scavalcato dalla figura della della sua vice, che con il ministro ha subito instaurato un rapporto strettissimo.
L’annuncio della nomina non è ancora arrivato ufficialmente, ma nella serata di martedì è arrivato al Csm la richiesta di modifica del regime di fuori ruolo per Bartolozzi: il consiglio, infatti, vota sulle richieste di fuori ruolo alla luce di uno specifico incarico e, nel caso in cui esso cambi, è chiamato ad autorizzare la modifica.
Prassi burocratiche, comunque. Quel che conta è che Bartolozzi ha ottenuto la promozione sperata e via Arenula ha una nuova figura di vertice, per la quale passeranno tutte le decisioni più delicate.
La sconfitta
Si tratta invece di una sconfitta per Mantovano, che per quel ruolo così delicato avrebbe auspicato un magistrato di maggiore esperienza – più tecnico e meno politico – che potesse controllare e mitigare le le uscite del ministro. Nordio, infatti, non sta vivendo una fase facile nei rapporti all’interno del governo.
L’ultima sua dichiarazione improvvida è stata quella della necessità di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sull’inchiesta per la fuga di notizie dalla Procura nazionale antimafia, immediatamente bocciata dalla premier e da Fratelli d’Italia. Anche in questo caso, le malelingue hanno attribuito a Bartolozzi la regia dietro la dichiarazione del ministro.
In realtà, a far vincere il braccio di ferro a Nordio è stata anche una penuria di candidati al ruolo. O meglio, il fatto che i magistrati sondati in via informale avrebbero opposto due timori: da un lato la presenza debordante di Bartolozzi, dall’altro il fatto che il ministro Nordio sia considerato tra quelli con la posizione più fragile dentro l’esecutivo e dunque a rischio sostituzione dopo le europee. Fantapolitica, per ora, ma dentro Fratelli d’Italia nessuno si sente di escluderla in modo categorico.
Altro futuro, invece, attende l’uscente Rizzo, che ha preferito lasciarsi alle spalle i veleni del ministero e chiesto di rientrare in ruolo. Nei mesi scorsi aveva presentato tre domande: per la presidenza del tribunale di Firenze, per quello di Modena e la Corte d’appello di Brescia, i cui vertici sono scaduti rispettivamente lo scorso dicembre, ottobre e novembre scorsi. Il suo rientro sarà indolore e potrà essere subito in un incarico direttivo.
Rizzo, infatti, può giovarsi di un emendamento al decreto Asset approvato in ottobre, che ha modificato la riforma Cartabia, estendendo a due anni la finestra entro la quale i magistrati fuori ruolo possono rientrare in servizio con funzioni direttive, senza dover aspettare un periodo di cooling off di quattro anni.
Tutti soddisfatti, dunque: Rizzo perchè tornerà a occuparsi di giurisdizione, la promossa Bartolozzi e il guardasigilli che ha ristabilito la sua autonomia gestionale del ministero che guida. A palazzo Chigi, invece, questa viene considerata solo l’ennesimo passo falso di un ministro inzialmente molto voluto da Meloni ma che dentro Fratelli d’Italia è soprannominato “l’intruso”.
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