Nella conferenza stampa del 4 gennaio, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è stata chiamata a pronunciarsi circa il post su X del consigliere della Corte dei Conti (CdC), Marcello Degni («C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata…»). Meloni ha chiesto «alla sinistra se sia normale che persone nominate per incarichi super partes si comportino da militanti politici», aggiungendo di aspettarsi «una risposta da Elly Schlein».

La domanda di Meloni, polemica sul piano politico, merita una risposta su tutt’altro piano: quello delle regole. Ed è su questo piano che Schlein dovrebbe replicare a Meloni. Come sul caso del generale Roberto Vannacci, è necessaria la massima chiarezza.

Imparziali anche nel privato

Degni e Vannacci sono accomunati da un elemento essenziale: a loro «sono affidate funzioni pubbliche», che vanno assolte con «disciplina ed onore» (art. 54 Cost.). Ciò comporta, tra le altre cose, la necessità di tenere condotte dignitose, nella dimensione pubblica come in quella privata, per non ledere l’immagine dell’amministrazione di appartenenza.

E non è tutto. Il titolare di funzioni pubbliche deve svolgerle assicurando «buon andamento» e «imparzialità» (art. 97 Cost.). Dunque, anche al di fuori delle sedi istituzionali, comportamenti ed esternazioni devono essere tali da non denotare specifici interessi politici, economici o personali, per non indurre il sospetto che tali interessi possano prevalere sul dovere di imparzialità. Anche per questo motivo la Costituzione prevede che per magistrati, militari, funzionari e agenti di polizia e altre categorie la legge possa disporre limitazioni al diritto d’iscriversi ai partiti politici (art. 98), cioè di schierarsi con una “parte”.

Il codice etico della Corte dei Conti

I principi contenuti nella Costituzione trovano espressione nel codice etico della Corte dei Conti. L’art. 6 prescrive che, «fermo il diritto alla piena libertà di manifestazione del pensiero, il magistrato si ispira a criteri di equilibrio e misura nel rilasciare dichiarazioni ed interviste ai giornali e agli altri mezzi di comunicazione di massa». Inoltre, ai sensi dell’art. 8, il magistrato «mantiene una immagine di imparzialità e di indipendenza».

L’Associazione magistrati della Corte dei Conti ha deciso il deferimento di Degni al collegio dei probiviri per violazione del codice citato. Poi il Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti ha disposto l'invio immediato degli atti al Procuratore generale, «cui esclusivamente sono rimesse le funzioni inerenti alla promozione dell'azione disciplinare». L’iter dell’azione, per quanto sollecito in queste prime fasi, è comunque articolato, quindi i tempi della decisione potrebbero non essere brevi.

Il Consiglio d’Europa e la comunicazione social dei magistrati

Il Consiglio consultivo dei giudici europei del Consiglio d’Europa (CCJE), in un parere del dicembre 2022, ha definito alcuni principi cui i magistrati devono attenersi nella comunicazione esterna. È vero che essi godono di libertà di espressione come ogni altro cittadino – afferma il CCJE – ma nell'esercizio di questa libertà dovrebbero attenersi a un generale dovere di continenza, per non ledere l’indipendenza, l’imparzialità e la dignità del loro ufficio, nonché l'autorità della magistratura. Insomma, i magistrati dovrebbero non solo essere, ma anche apparire super partes. Per il CCJE, essi non dovrebbero utilizzare i social media in modo da influire negativamente sulla percezione pubblica dell'integrità giudiziaria; e, nel caso di pubblicazione di contenuti inappropriati in epoca precedente la loro nomina, dovrebbero rimuoverli.

Le affermazioni di Degni

Degni si è difeso dalle accuse che gli erano state mosse per il suo post affermando che un magistrato ha «il diritto di esprimere le sue posizioni purché non si trovi di fronte a una questione che incide su una sua azione diretta e purché lo faccia in modo rispettoso come ho fatto io argomentando su una questione di cui mi occupo». Il consigliere dovrebbe sapere che in diritto, e non solo, la forma è sostanza. Dunque, non basta vantare un’indubbia competenza sul tema del bilancio dello Stato, se le modalità espressive utilizzate in un post su questo tema paiono ben poco consone a quella dignità ed equidistanza che dovrebbe connotare ogni esternazione di un magistrato, come di ogni altro titolare di funzioni pubbliche. Se Degni non lo comprende, e se il Pd si mostra timido nel riconoscerlo, oltre al post su X c’è qualche problema ulteriore.

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