Dopo giorni di polemiche con duri botta e risposta con la magistratura, anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha scelto il silenzio. Il suo disegno di legge che elimina l’abuso d’ufficio e limita la pubblicazione di intercettazioni è in attesa di venire incardinato alla Camera e ora è il momento delle riflessioni politiche. Ma soprattutto di contare amici e nemici, per capire se e quanto sarà accidentato il percorso di quello che il guardasigilli considera solo il primo step della sua riforma.

Del resto, più che i timori manifestati dalle toghe e il gusto per le iperboli lessicali del ministro, a determinare l’andamento del ddl sono il silenzi e le dichiarazioni insolitamente cesellate della maggioranza, oltre che le voci delle opposizioni. Il rischio per Nordio, infatti, è che quella che lui considera coerenza liberale lo isoli all’interno del centrodestra e anche nel partito che lo ha eletto.

Gli scettici

Politicamente, infatti, la giustizia è tema delicato e spinoso e nella compagine che costituisce il governo Meloni convivono sensibilità diverse. Prima tra tutti quella della premier, che non ha mai cavalcato battaglie politiche in materia (nell’ultima, sul referendum sostenuto dalla Lega e dai radicali, ha schierato Fratelli d’Italia su quattro sì e due no) e avrebbe ripetuto a tutti un unico mantra: evitiamo scontri frontali con le toghe. Non tanto per deferenza, quanto per opportunità.

«Eppure doveva sapere a cosa andava incontro con un ministro come Nordio», che ha fatto dell’essere controcorrente il suo tratto distintivo sia da pm che da editorialista prima arrivare a via Arenula, è il ragionamento che viene ripetuto tra chi nella maggioranza non ha gradito l’ennesima polemica. Una caratteristica della premier, tuttavia, è la lealtà con i suoi: FdI ha appoggiato la riforma di Nordio e la sosterrà fino alla fine, viene garantito, ma le intemperanze andrebbero tenute sotto controllo.

Più complicato invece è il rapporto con la Lega. La plenipotenziaria con completa fiducia di Matteo Salvini è la senatrice e presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno. Parca di dichiarazioni ma precisa nell’enunciazione, ha scelto il Corriere della Sera per fissare la linea del partito per questo ddl e anche per quello già annunciato sulle intercettazioni. Quanto all’abuso d’ufficio, alla cui abolizione la Lega era inizialmente contraria, si è trovato un punto di caduta: «Fare la riforma in due step», il primo è la cancellazione del reato, ma il secondo « sarà rivisitare tutti i reati contro la Pubblica amministrazione».

Molto più netto, invece, è il perimetro fissato sulle intercettazioni, che viene considerato il vero dossier caldo su cui il conflitto con le toghe potrebbe diventare insanabile. Bongiorno si era messa a presidio della questione già nei mesi scorsi, iniziando un ciclo di audizioni in commissione «per preparare la riforma», ma anche così da blindarne il primo passaggio al Senato invece che alla Camera.

«Chi intercetta deve seguire le regole. Ma mai, mai, ridurremo uno strumento indispensabile per la lotta alla criminalità», ha detto al Corriere. Un avviso forte e chiaro al ministro, che in passato aveva dubitato dell’utilità della gran quantità di intercettazioni disposte ogni anno e molto costose per le casse del ministero, tanto da ipotizzare anche la fissazione di un budget.

I sostenitori

In questo scenario, l’unico partito che ha condiviso tout court l’iniziativa di Nordio è Forza Italia, che ha gradito anche il regalo della dedica al defunto Silvio Berlusconi. Del resto, l’attuale formulazione del ddl porterebbe la firma soprattutto del viceministro azzurro, Francesco Paolo Sisto. «Il testo rappresenta un ottimo punto di partenza, assolutamente in linea con le battaglie di Forza Italia e che fa parte del nostro patrimonio culturale», ha detto al Tempo Pierantonio Zanettin, capogruppo FI in commissione Giustizia al Senato ed ex componente del Csm.

In FI, ancora sotto shock per la scomparsa del fondatore e alla ricerca di una fragile stabilità, proprio le battaglie sulla giustizia sarebbero considerate un buon punto caratterizzante per i difficili mesi che seguiranno fino alle Europee. Quale miglior baluardo, anche per ricordare il Cavaliere? Tuttavia, gli equilibri in maggioranza vengono prima di tutto: si tratta pur sempre di un disegno di legge che non arriva blindato in parlamento ma che potrà essere ritoccato dal parlamento, è il ragionamento dei forzisti.

Eppure, alla maggioranza e allo stesso ministro non è sfuggito che sul ddl arriverà certamente il sostegno non scontato del terzo polo. Sia Italia Viva che Azione, infatti, si sono espressi con favore sul testo presentato da Nordio (che non a caso ha detto che «mi darei un dieci per il risultato di aver diviso le opposizioni») e sono pronti a votarlo. Discorso analogo anche sul tema delle intercettazioni, su cui la truppa di Iv al Senato con Matteo Renzi in testa è in linea con il governo e anche Enrico Costa, alfiere di Carlo Calenda sui temi di giustizia, ha sempre manifestato condivisione con l’impostazione del ministro.

Con il risultato che Nordio rischia di essere il federatore inatteso di una sorta di centro garantista che vede Forza Italia più vicina al terzo polo di quanto non sia con gli altri due partiti della maggioranza.

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