La Corte costituzionale ha bocciato il referendum sull’autonomia differenziata. I giudici dovevano decidere sul quesito referendario per l’abrogazione totale della legge e hanno ritenuto il quesito inammissibile.

«La Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario sulla legge n. 86 del 2024, come risultante dalla sua sentenza n. 192 del 2024. La Corte ha rilevato che l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore. Il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’art. 116, terzo comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale».

Sulla decisione ha certamente pesato anche la recente sentenza costituzionale sulla stessa legge, che di fatto ne ha smantellato l’impianto.

All’uscita dalla Corte Vittorio Angiolini, rappresentante legale del Comitato promotore per il referendum sull'Autonomia differenziata, aveva detto di confidare «nelle buone ragioni giuridiche che abbiamo esposto sia nella memoria scritta, sia nella discussione orale».

In attesa di conoscere le motivazioni nel dettaglio, già domani qualche risposta in più arriverà. La Corte, infatti, si riunirà – pur in assenza dei quattro giudici ancora mancanti di nomina parlamentare – per nominare il nuovo presidente che poi terrà una conferenza stampa.

Gli altri quesiti

La Consulta si è anche espressa sull’ammissibilità di altri cinque quesiti, che riguardano la cittadinanza per gli extracomunitari e alcune modifiche alla legislazione sul lavoro, e che sono stati tutti dichiarati ammissibili.

«La Corte ha ritenuto ammissibili i quesiti referendari perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario», si legge nel comunicato.

Ci sarà dunque in ogni caso una stagione referendaria alle porte, anche se con una portata mediatica decisamente inferiore che se fosse stato ammesso anche il quesito sull’autonomia.

Le reazioni

«La Consulta ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge sull'Autonomia differenziata delle Regioni. Ora… AVANTI TUTTA!», ha scritto su Facebook il presidente del Veneto, Luca Zaia.

Lettura opposta dal Pd, che con il senatore Andrea Martella ha detto che «come avevamo già sottolineato, questa legge era stata di fatto già svuotata dalla Corte stessa, che ha cancellato ampie parti del testo originario.

Di conseguenza, il quesito referendario perdeva il suo fondamento: la legge Calderoli, per come era stata pensata, non esiste più, è morta» e «è un ulteriore segnale della confusione e dell'approssimazione con cui il governo e la maggioranza hanno affrontato il tema dell'autonomia differenziata. Una riforma che, invece di creare opportunità, ha finora generato divisioni e incertezze».

Dal punto di vista tecnico, il costituzionalista Stefano Ceccanti ha commentato che «il nodo insuperabile per l'ammissibilità del referendum sull'autonomia come riformulato dalla Cassazione era costituito dalla mancanza di chiarezza del quesito che avrebbe portato a un anomalo plebiscito su un articolo della Costituzione».

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