La Cassazione ha ribaltato gli esiti processuali sull’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, avvenuto Roma nella notte del 26 luglio 2019.

La Suprema corte ha annullato con rinvio le condanne a 24 anni per Finnegan Lee Elder e a 22 anni per Gabriel Natale Hjort, i due ragazzi americani già condannati in primo grado all’ergastolo per omicidio volontario in concorso, ridotto in appello a a 22 e 24 anni di reclusione.

La decisione, arrivata dopo 5 ore di camera di consiglio, smonta di fatto il giudizio dei due precedenti gradi di merito, differenziando però le posizioni dei due imputati.

Per Elder, che materialmente ha accoltellato il carabiniere, ha respinto il ricorso per l'omicidio, ma lo ha accolto per le aggravanti e per la resistenza al pubblico ufficiale. La pena dovrà essere ricalcolata e potrebbe essere più bassa di 14 anni.

Per Natale Hjorth, che invece ha avuto una colluttazione con un altro carabiniere e non ha materialmente partecipato all’omicidio ma era stato comunque condannato per concorso, ci sarà un nuovo processo.

Entrambe le difese hanno espresso soddisfazione per l’esito e ora si attende la lettura delle motivazioni della sentenza.

«Adesso si apre una nuova pagina nel processo», ha detto l'avvocato Fabio Alonzi, difensore, insieme al collega Francesco Petrelli, di Natale Hjorth.

Il caso ha avuto grande eco nell’opinione pubblica, perchè la dinamica dei fatti è subito apparsa poco chiara e molti dubbi sono rimasti anche dopo le sentenze di primo e secondo grado. Proprio su questo hanno fatto leva le difese nel ricorso di cassazione.

I protagonisti

I protagonisti della vicenda sono sei: due americani, due carabinieri e due spacciatori romani.

All’epoca dei fatti, Gabriel Natale Hjorth è un diciannovenne americano, iscritto alla facoltà di architettura a Santa Monica, è in Italia dai nonni paterni, che sono di Fregene. Parla italiano perché ogni anno trascorre qui le vacanze. A Roma decide di passare la serata con Finnegan Lee Elder, suo conoscente dai tempi del liceo. Elder ha la sua età, soffre di depressione e ha tentato più volte il suicidio. I genitori lo hanno mandato in Europa da solo in vacanza per farlo svagare. Nella notte dell’omicidio sono a Trastevere e vogliono comprare della cocaina.

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I due carabinieri sono Mario Cerciello Rega, la vittima, e il suo collega Andrea Varriale. Nella notte dell’omicidio sono in borghese e pattugliano la zona dello spaccio di Trastevere. Emergerà che hanno lasciato le armi in caserma e girano a bordo di una punto nera.

Infine, i due spacciatori sono Sergio Brugiatelli, che non vende droga in prima persona, ma bazzica la zona di piazza Trilussa e fa da mediatore. I due americani gli chiedono dove poter comprare un grammo di cocaina e lui li accompagna nella vicina piazza Mastai, dopo aver parlato al telefono con un amico spacciatore, Italo Pompeo. Lui tenta di vendergli per 80 euro una bustina di cocaina, prima che lo scambio venga interrotto dall’arrivo di un gruppo di carabinieri fuori servizio. Pompeo è anche un informatore dei carabinieri della zona.

Lo scambio di droga non va a buon fine. Brugiatelli ha incontrato Pompeo solo con Natale Hjorth, che è l’unico degli americani a parlare italiano. Elder, invece, è rimasto a piazza Mastai, con la bicicletta e lo zaino di Brugiatelli.

Nel tragitto, però, il gruppo non si è accorto di essere stato notato e seguito da quattro carabinieri fuori servizio, che hanno aspettato lo scambio e poi sono intervenuti.

Quando si accorge di loro, Pompeo butta a terra la droga che finisce sotto una macchina, ma si tiene i soldi degli americani. Natale Hjorth, invece, dopo un breve scambio coi carabinieri fuori servizio, scappa verso l’amico Elder.

Insieme prendono un taxi per tornare a Prati, il quartiere dove hanno l’hotel, e portano con loro lo zaino di Brugiatelli, come dispetto per essere stati truffati.

È così che iniziano le trattative per il cosiddetto “cavallo di ritorno”, quello che in gergo è l’operazione per cui la vittima di estorsione si reca sul luogo dell’incontro accompagnato dalle forze dell’ordine in incognito che, al momento dello scambio e dunque della consumazione del reato, arrestano gli autori dell’estorsione.

Brugiatelli, infatti, si rivolge ai carabinieri per chiedere di denunciare il furto. Poi viene contattato dai ragazzi che gli propongono uno scambio: il suo zaino in cambio degli 80 euro e del grammo di cocaina che volevano comprare.

La dinamica dei fatti

A questo punto inizia la sequenza di eventi che porta alla morte di Cerciello Rega.

Per organizzare il “cavallo di ritorno”, la centrale chiama la volante di Cerciello Rega e Varriale, che quella sera sono in servizio in borghese e dunque sono perfetti per l’operazione.

Secondo Brugiatelli l’appuntamento per lo scambio è a Trastevere, in piazza Gioacchino Belli, e i due agenti in borghese qui hanno vicini i rinforzi per intervenire in caso di necessità. I ragazzi invece intendono via Gioacchino Belli, a Prati, vicino al loro albergo.

I carabinieri non comunicano il cambio di zona alla centrale e si spostano a Prati senza chiedere assistenza di carabinieri in uniforme a supporto.

Secondo le difese, anche il protocollo dell’azione viene violato. A effettuare lo scambio, infatti, vanno i due carabinieri in borghese e non Brugiatelli, che rimane in auto. Intanto i ragazzi passano dall’hotel dove alloggiano e, prima di uscire per lo scambio, Elder prende con sé un coltello simil-militare con una lama di 18 centimetri che infila nella tasca della felpa.

I ragazzi si aspettano di veder arrivare Brugiatelli, a cui hanno raccomandato di venire solo. Invece, nella via deserta (sono le 3 del mattino) compaiono i due carabinieri in borghese.

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L’omicidio

Intorno all’omicidio il racconto dei fatti diverge. Certamente Varriale inizia una colluttazione con Natale Hjorth e lo stesso fa Cerciello Rega con Elder, che è armato di coltello e lo colpisce con 11 coltellate. Entrambi i ragazzi scappano e vengono arrestati la mattina dopo in hotel.

Nella sua deposizione, Varriale racconta che sia lui che Cerciello si identificano come carabinieri e l’accusa ritiene che lo scontro tra Elder e Cerciello Rega avviene frontalmente.

I ragazzi, invece, negano che i due agenti si siano qualificati, raccontano di averli scambiati per malviventi assoldati da Brugiatelli e di essersi difesi. Inoltre, Eder dice che Cerciello gli si avventa sopra e lui usa il coltello per liberarsi e fuggire.

Particolare determinante: i due carabinieri, pur essendo in servizio, non hanno con loro la pistola di ordinanza. Varriale mente su questo dettaglio e per questo viene imputato in un procedimento penale per “violata consegna”. Mente però anche ai colleghi che gli chiedono chi siano gli assalitori, definendoli due «nordafricani». Inoltre, sorgono irregolarità nell’ordine di servizio, compilato in ritardo e con lacune e falsi, rispetto all’identificazione di Brugiatelli.

L’ergastolo in primo grado

Il processo di primo grado si conclude con la condanna all’ergastolo per entrambi gli americani, per concorso nell’omicidio di Cerciello Rega. Viene dunque ritenuta attendibile la ricostruzione di Varriale e Natale Hjorth è considerato la mente dei fatti per aver organizzato l’estorsione, pur non avendo materialmente toccato il carabiniere.

La corte d’assise non riconosce nemmeno le attenuanti generiche. Il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia, nella sua requisitoria aveva sottolineato: «Gravi sono i fatti e grave l'ingiustizia che è stata commessa ai danni di un carabiniere, un lavoratore e un uomo buono».

Gli avvocati Renato Borzone e Roberto Capra, che difendono Elder, avevano chiesto per lui l’assoluzione per legittima difesa, mentre Francesco Petelli e Fabio Alonzi, difensori di Natale Hjorth, avevano chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto.

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Le pene ridotte in appello

In appello, le pene vengono ridotte a 24 anni per Elder e 22 per Natale Hjorth e anche la dinamica dell’omicidio viene parzialmente riscritta.

Gli avvocati continuano a mettere in discussione l’intero impianto della sentenza di primo grado, che si fonda sull’attendibilità della testimonianza di Varriale.

Nelle intercettazioni in carcere tra Elder e i suoi familiari e in una telefonata alla fidanzata immediatamente dopo i fatti, il ragazzo dice che i due carabinieri non si sono identificati e la sua versione non cambia mai.

La conclusione dei legali di Finnegan Elder è che lui «non poteva sapere che Cerciello Rega era un carabiniere, non aveva l’uniforme, la pistola e non ha mostrato il tesserino. Il ragazzo ha avuto una reazione istintiva, purtroppo tragica, alla manovra di bloccaggio di Mario Cerciello Rega che lo aveva steso a terra, stringendogli il collo. La perizia dimostra che questa è l’unica posizione compatibile con le ferite sul corpo del vicebrigadiere. Le ferite sono sulle parti laterali del tronco, nessuna alle spalle né frontale. Quindi nessuna aggressione a freddo come vorrebbe l’accusa. Finnegan ha reagito pensando di essere in pericolo di vita».

La linea difensiva di Natale Hjorth, invece, è quella di far valere il fatto che lui non ha materialmente preso parte all’omicidio perchè impegnato in uno scontro con Varriale, dopo il quale è fuggito e non si è reso conto di cosa stava facendo l’amico.

La sentenza d’appello, che riconosce le attenuanti generiche ai due ragazzi ma li condanna ugualmente per omicidio, ricostruisce però in maniera diversa rispetto al primo grado la dinamica dei fatti.

In particolare, nella sentenza di appello si legge che gli agenti, «dopo aver simulato una traiettoria leggermente diversa ed essersi repentinamente girati, si siano diretti verso gli imputati con l’intenzione di immobilizzarli», quindi l’aggressione sia partita da loro. Inoltre, «la dinamica dei fatti si è svolta separatamente, Elder a contatto con Cerciello Rega e Natale Hjorth con Varriale a qualche metro di distanza» e «Varriale non si accorge minimamente per un primo momento di come a pochi passi si stia consumando il tragico ferimento del collega».

In altre parole, le due colluttazioni sono avvenute separatamente e i primi ad andare incontro sarebbero stati i poliziotti. Inoltre, i giudici d’appello mettono in dubbio che i carabinieri si siano qualificati effettivamente.

I processi paralleli

Parallelamente al processo per omicidio, se ne sono svolti altri due. Uno a Varriale, indagato dal tribunale militare a per “violata consegna”, perché disarmato durante il servizio.

Un altro processo militare, invece, si è svolto per la gestione della tenezione di Natale Hjorth. Nelle ore immediatamente successive all’arresto, infatti, ha fatto il giro del mondo la foto del ragazzo in caserma, ammanettato e bendato. 

Per tale trattamento, un carabiniere è stato condannato a due mesi con pensa sospesa per “misura di rigore non consentita”.

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