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Scontri nei comitati per il sì, con Caiazza delle Camere penali e Boni dei radicali italiani, che attaccano il partito radicale e la Lega per il metodo usato, definito «estemporaneo e improvvisato».
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Esulta invece la magistratura associata. I gruppi associativi, infatti, hanno esultato contro «Chi pensava di lucrare dagli scandali della magistratura un consenso elettorale», ha detto Eugenio Albamonte, segretario di Area.
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L’insuccesso alle urne di questi referendum rischia di provocare un effetto imprevisto: dividere nella sconfitta i sostenitori del Sì, allontanando così per il futuro l’ipotesi di usare lo strumento per riforme in materia di giustizia.
All’indomani del flop referendario, in casa dei sostenitori del sì volano stracci. Se i comitati sono rimasti uniti fino alla tarda sera del 12 giugno, già la mattina dopo sono emerse tutte le crepe in un mondo che ha interiorizzato male i referendum nati da una strana alleanza tra radicali e leghisti e che sono stati percepiti come gestiti in modo proprietario dal partito di Matteo Salvini. Queste incongruenze ma anche l’esito fallimentare dei quesiti hanno toccato poco la base leghista, di



