Il deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, nel suo intervento alla Camera ha letto alcuni passaggi di atti di cui non avrebbe potuto essere in possesso su quanto avveniva durante l’ora d’aria in carcere dell’anarchico Alfredo Cospito, da 105 giorni in sciopero della fame contro il regime di carcere duro del 41bis.

Cosa ha detto Donzelli

In particolare, ha riportato una conversazione avvenuta il 28 dicembre 2022 tra Cospito e Francesco Prezza, killer della ‘ndrangheta. «Mantieni l’andamento, vai avanti», gli dice Prezza e Cospito risponde: «Dev’essere una lotta contro il 41 bis, per me siamo tutti uguali». Un’altra è del 12 gennaio 2023, in cui Cospito parla con Francesco Di Maio del clan dei casalesi, il quale gli dice: «Pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato» sul carcere duro.

Donzelli ha concluso l’intervento dicendo che il 12 gennaio è stato anche il giorno in cui i deputati del Pd sono andati a visitare in carcere Cospito e ha chiesto provocatoriamente: «Questa sinistra sta dalla parte dello stato o dei terroristi e della mafia?».

Questo ha scatenato la dura reazione del Pd, che ha ricordato il diritto dei parlamentari di visitare le carceri, ha chiesto le sue dimissioni dalla vicepresidenza del Copasir, l’istituzione di un giurì d’onore alla Camera per valutare le sue dichiarazioni.

Come ha fatto ad averli

Donzelli, incalzato in aula, ha dichiarato di avere avuto accesso a queste informazioni non stramite il Copasir, di cui è vicepresidente e i cui atti sono tutti secretati, ma ha detto che «Sono depositati al ministero della Giustizia, non secretati e consultabili da qualsiasi deputato. Sono stati consegnati dal Dap. Lo dico senza alcuna polemica e senza entrare nel merito. Se mai avessi usato il Copasir per quegli atti certamente mi sarei dovuto dimettere».

In realtà, non esiste alcun registro consultabile a cui i deputati possano accedere, proprio perchè si tratta di atti riservati, in particolare quelli che riguardano i detenuti al 41 bis.

Nelle ore successive la fonte di questi atti è stata rivelata. A dare le informazioni a Donzelli è stato il suo compagno di partito, Andrea Delmastro, che è sottosegretario alla Giustizia e ha la delega alla polizia penitenziaria. Lui, infatti, in ragione del ruolo che ricopre, ha i canali procedurali per accedere tramite il Dap a queste relazioni.

Delmastro ha ammesso di aver passato lui le informazioni: «Confermo che a domanda di un deputato sullo spessore criminale e la tentata liaison con la criminalità organizzata ho risposto», e ha aggiunto: «Non ci sono captazioni, ci sono relazioni. E Donzelli mi ha fatto domande specifiche. Non sono atti secretati ma a divulgazione limitata».

Questa è anche la linea di Donzelli, che ha detto in una intervista al Corriere della Sera che «non ho divulgato intercettazioni ma ho parlato di quanto riportato in una relazione al ministero della Giustizia di cui, in quanto parlamentare, potevo conoscere il contenuto. Non ho violato segreti».

Gli atti sono segreti

Quelle che Donzelli ha rivelato sono delle relazioni di servizio, ovvero riproduzioni scritte dei colloqui avvenuti in carcere e ascoltati dagli agenti penitenziari.

Si tratta di atti riservatissimi, che vengono raccolti da un raggruppamento particolare della penitenziaria, il Gom (gruppo operativo mobile), che poi le fornisce al quinto ufficio del Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria presso il ministero della giustizia, che è per questo una delle posizioni nevralgiche a via Arenula.

Dentro le carceri, infatti, hanno luogo due diversi tipi di ascolti: le intercettazioni giudiziarie, disposte dall’autorità giudiziaria e che quindi confluiscono in un fascicolo d’indagine già aperto e sono coperte dal segreto istruttorio; e le registrazioni dei colloqui, gestite appunto dal Gom e che poi confluiscono al Dap e nelle relazioni di servizio.

Questi atti, pur non essendo tecnicamente parte di un fascicolo giudiziario, sono detti “riservati interni”: non sono coperti da segreto investigativo ma tuttavia sono riservatissimi e non divulgabili se non da parte delle istituzioni in caso di un maggiore interesse pubblico. O dall’autorità giudiziaria, in caso di apertura di un’inchiesta penale a seguito dell’invio delle registrazioni da parte del magistrato di sorveglianza.

Si tratta, infatti, di informazioni che riguardano i detenuti considerati più pericolosi in quanto sottoposti al 41bis, che sono stati collocati a quel regime detentivo proprio per impedirne qualsiasi comunicazione con l’esterno. 

I parlamentari non possono averne accesso così come anche le loro visite nelle carceri ai detenuti al 41bis sono limitate. I detenuti al 41bis, infatti, possono essere visitati in cella solo con un accompagnatore e il dialogo è limitato agli aspetti della detenzione. Se i deputati comunicano altro ai detenuti al 41bis, il colloquio viene interrotto.

Gli unici soggetti per cui sono visionabili queste relazioni, oltre al dipartimento del ministero, sono i magistrati. Il Dap, infatti, consegna queste relazioni alle procure che hanno seguito il procedimento del detenuto al 41bis oppure alla procura distrettuale antimafia, se contengono informazioni utili a indagini o a prevenire crimini.

Cosa succede ora

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che non era al corrente della divulgazione di questi atti, ha disposto una ispezione da parte del Capo di Gabinetto, Alberto Rizzo, a cui è stato chiesto «di ricostruire con urgenza quanto accaduto in relazione alle circostanze riferite nell’assemblea parlamentare del 31 gennaio 2023, che riguarderebbero il regime speciale detentivo di cui all’art.41bis».

Oggi, inoltre, il ministro sarà alla Camera per rispondere urgentemente sul caso Cospito e dovrebbe spiegare anche se la divulgazione delle informazioni da parte di Donzelli e Delmastro sia stata lecita.

© Riproduzione riservata