Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, è uno degli uomini più fedeli della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Della premier, infatti, è stato avvocato di fiducia fino a quando non ha dovuto cancellarsi dall’albo degli avvocati di Biella. Suo, infatti, è il nome che compare sulle querele che Meloni ha sporto contro i giornali per diffamazione, a partire da quella contro il nostro giornale.

Delmastro è anche stato il primo firmatario di una interpellanza parlamentare per chiedere l’encomio solenne per i poliziotti penitenziari coinvolti in una delle pagine più buie della storia carceraria italiana: il pesaggio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

L’interpellanza, rimasta senza risposta, era destinata proprio al dicastero dove l’allora deputato oggi occupa la poltrona di sottosegretario. Il deputato criticava l’operato della magistratura, arrivava a proporre un premio e ricostruiva le vicende seguendo le indicazioni dei vertici dell’amministrazione. Ticostruzioni che si sono rivelate false e che erano già state messe in discussione dall’avviso di garanzia notificato a 44 agenti. 

Figlio d’arte – il padre era l’ex deputato di Alleanza nazionale, Sandro Delmastro – l’attuale sottosegretario ha iniziato a fare politica nel Fronte della gioventù e poi è stato eletto in comune a Biella, fino ad entrare in parlamento nella legislatura del 2018.

Il rapporto con Nordio

Vista la sua professione di avvocato, Delmastro è anche il responsabile Giustizia di Fratelli d’Italia ed è stato collocato a via Arenula da Meloni con l’obiettivo di contenere un ministro stimato ma potenzialmente troppo indipendente come l’ex magistrato, Carlo Nordio.

Una delle frasi che Delmastro ripete spesso è «noi siamo garantisti nel processo, ma giustizialisti nell’esecuzione della pena», infatti tra le sue battaglie politiche c’è quella contro la modifica del 41bis e lo stop ai flussi migratori.

Proprio lui sta interpretando il ruolo di contrappeso a Nordio con grande solerzia. Nelle settimane scorse, quando è infiammato il dibattito sulle intercettazioni che il ministro vorrebbe limitare, Delmastro è intervenuto pubblicamente per ridimensionare e smentire alcune delle dichiarazioni del ministro.

In una intervista a La Stampa, ha spiegato che il ministro è stato male interpretato e che «s’è reso conto che le stesse identiche giustissime parole pronunciate dal Nordio giurista in un convegno sono accolte in maniera diversa se le dice il Nordio ministro in conferenza stampa. Fatalmente c’è una attenzione diversa».

In virtù di questo suo riconoscimento interno al partito di maggioranza relativa, Delmastro ha ottenuto una delle deleghe più nevralgiche nel ministero della Giustizia: quella alla polizia penitenziaria e quindi anche al reparto Gom, che è quello che si occupa di raccogliere le intercettazioni e stendere le relazioni di servizio sui detenuti anche al 41bis.

Dentro Fratelli d’Italia

Nel partito oggi al governo, Delmastro è considerato molto vicino a Meloni e soprattutto legato da una storica amicizia al deputato e responsabile nazionale dell’organizzazione, Giovanni Donzelli.

I due condividono l’appartamento a Monti nelle loro trasferte romane e vengono da una comune storia di militanza giovanile. Donzelli è considerato uno dei volti in maggiore ascesa, tanto che gli è stata assegnata la federazione romana del partito, commissariata proprio durante le elezioni regionali del Lazio.

Proprio da questa amicizia è nato lo scambio di carte e informazioni riservate del Dap tra Delmastro e Donzelli, il quale le ha utilizzate in aula alla Camera scatenando lo scontro con le opposizioni. Delmastro ha ammesso di aver dato quelle informazioni al compagno di partito, ma ha aggiunto che secondo lui non erano riservate.

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