Care lettrici, cari lettori

la settimana è stata tutta condizionata dall’attesa dei dazi americani e le conseguenze che la loro introduzione produrrà in Europa. Sul fronte della giustizia, invece, la cronaca ha condizionato molto il dibattito, con la notizia di due nuovi femminicidi, uno a Roma e uno a Messina.

Su questo è intervenuto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, con una dichiarazione francamente stupefacente, che non sembra cogliere la profondità del problema: «I femminicidi si radicano probabilmente nell’assoluta mancanza non solo di educazione civica ma anche di rispetto verso le persone, soprattutto per quanto riguarda giovani e adulti di etnie che magari non hanno la nostra sensibilità verso le donne».

Sul tema segnalo approfondimenti già pubblicati su questa newsletter, che cercano di illuminare alcuni aspetti: alcuni dati utili; il problema del linguaggio di genere; il funzionamento del codice rosso nelle procure; le difficoltà dei magistrati spiegate da Paola D’Ovidio; un’intervista a Paola Di Nicola.

Intanto, rimane ancora sospeso il decreto Sicurezza, che ora il governo vuole trasformare in decreto legge con un nuovo provvedimento che entri immediatamente in vigore, riuscendo così a schivare le lungaggini dell’iter parlamentare. E il ddl, così, potrebbe finire su un binario morto.

Nordio sui femminicidi

A margine di un convegno a Salerno, il ministro Carlo Nordio è intervenuto in merito alla possibilità di altri interventi legislativi sul femminicidio: «È illusorio che l'intervento penale, che già esiste e deve essere mantenuto per affermare l'autorità dello Stato, possa risolvere la situazione. Purtroppo il legislatore e la magistratura possono arrivare entro certi limiti a reprimere questi fatti, che si radicano probabilmente nell'assoluta mancanza non solo di educazione civica ma anche di rispetto verso le persone, soprattutto per quanto riguarda giovani e adulti di etnie che magari non hanno la nostra sensibilità verso le donne».

La rete nazionale di centri antiviolenza 'Dire' ha  risposto: «Affermazioni sulla famiglia di origine del ragazzo non sono quello che pensiamo possa servire al cambiamento», e Actionaid rincara: «È dal 2023 che è scaduto il piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne e il governo non ne ha emanato uno nuovo».

Telefono Rosa ha aggiunto che «Non si fermano col razzismo i femminicidi. Le donne italiane vengono uccise nella stragrande maggioranza da uomini italiani che non accettano di essere lasciati».

Rapporto sull’avvocatura 2025

E’ stato pubblicato il IX Rapporto CENSIS sull'Avvocatura, realizzato dal Censis per la Cassa Forense, che contiene anche un'indagine su un campione di 28.000 avvocati. Questi alcuni dati sintetizzati:

- c’è stato un decremento dell'1,6% del tasso di crescita dei numeri degli iscritti, che oggi sono poco più di 124.000 uomini contro 109.300 donne.

- C’è stata una diminuzione nella percentuale di donne iscritte che si attesta al 46,8%. L’inversione della tendenza di crescita iniziata nel 2021, a conferma di un vero e proprio abbandono della professione da parte delle avvocate. Nel 2024 il calo è stato di oltre 2.100 unità tra le avvocate.

- Dal punto di vista delle prospettive professionali, mentre nel 2022 il 28,4% degli avvocati riportava una situazione molto critica, tale percentuale è scesa al 22,7% nel 2025 (-5,7%). Le donne si mostrano più colpite da una percezione negativa della loro situazione lavorativa: il 27,5% la definisce molto critica e il 30,4% abbastanza critica.

- Nell'ultimo anno, è il 33,3% degli avvocati ad aver preso in considerazione l'idea di abbandonare la professione e la principale motivazione risiede in questioni di natura economica: il 62,9% di coloro che stanno valutando l'uscita segnala infatti costi elevati e una remunerazione percepita come non adeguata.

- Il reddito medio annuo per avvocato si attesta a 47.678 euro, con una variazione positiva del 6,8%, rispetto al 2022 ma le donne hanno un reddito medio pari a meno della metà di quello degli uomini, con una differenza di più di 30.000 euro, e la forbice aumenta con l’età: se gli avvocati sotto i trent'anni hanno un reddito rispetto alle colleghe della stessa classe di età mediamente di poco più di 2.000 euro superiore, nella classe di età 60-64 anni la differenza supera i 44.000 euro.

- Il livello del reddito medio, nella categoria, si riesce a raggiungere mediamente solo una volta superati i 50 anni (e per le donne in media questo risultato non viene raggiunto).

- Ancora poco appeal per l'aggregazione tra studi legali: tra le principali ragioni vi è la difficoltà nella determinazione della percentuale dei profitti tra i partner.

- Il 27,5% degli avvocati dichiara di utilizzare l'IA nelle attività professionali. L'impiego principale riguarda la ricerca giurisprudenziale e documentale.

- Tra l'anno accademico 2010/2011 e l'anno accademico 2023/2024 si è verificata una riduzione di oltre 10.000 immatricolati alle facoltà giuridiche: se nel 2010 questi erano 28.029, nel 2023 il numero è sceso a 16.989. Riguardo all'esame di abilitazione, nel 2023 il numero di candidati è sceso sensibilmente: rispetto all'anno precedente, si sono registrate 4.692 presenze in meno.

Il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha commentato che «spiace constatare i dati relativi all'abbandono della professione forense» e «il governo spingerà per inserire l'avvocato in Costituzione e così dare all'avvocatura il peso che merita. Ma il 'warning' che arriva dai numeri richiede anche un ragionamento sulle incompatibilità, perché rispetto a decenni addietro oggi c'è evidentemente bisogno di affiancare alla professione dell'avvocato anche altri ruoli, con una contaminazione segno dei tempi difficili».

Il Csm archivia il caso Musolino

Il Csm ha archiviato la pratica della prima Commissione nei confronti del segretario di Md, Stefano Musolino, per aver partecipato in qualità di relatore a un evento del Centro sociale culturale Nuvola Rossa, organizzato dal movimento No Ponte per approfondire le tematiche relative al ddl Sicurezza.

La pratica con la richiesta di trasferimento era stata aperta su richiesta delle consigliere laiche Isabella Bertolini (Fratelli d'Italia) e Claudia Eccher (Lega) e dè stata archiviata con 18 voti a favore, 5 contrari e 2 astenuti.

Nella delibera c'è scritto che, in merito all'ipotesi di trasferimento per incompatibilità ambientale, la condotta del magistrato Musolino «esula dai profili di competenza della prima commissione, poiché si tratta di un'espressione del diritto di manifestazione del pensiero».

In un comunicato, il consigliere di FI, Enrico Aimi, ha scritto che il comportamento di Musolino «solleva legittime perplessità sulla necessaria imparzialità di chi ricopre ruoli di alta responsabilità nella magistratura. Se è vero che ogni cittadino ha il diritto di esprimere il proprio pensiero, è altrettanto innegabile che un magistrato, soprattutto in una posizione semidirettiva, debba evitare qualsiasi occasione che possa compromettere la percezione della sua terzietà».

Riforma della Corte dei conti

La commissione ha approvato la proposta di legge che riforma le funzioni della Corte dei conti e il provvedimento arriverà in aula alla Camera il 7 aprile. La riforma è stata fortemente criticata dai magistrati contabili e anche dalla magistratura ordinaria è arrivato sostegno: «Il progetto di riforma della Corte dei Conti e' un altro tassello del disegno per depotenziare gli organi di garanzia e controllo», ha detto il segretario di Area, Giovanni Zaccaro.

Qui per approfondire la riforma.

Ancora criticità con APP

Dal 1 aprile le iscrizioni al Registro delle notizie di reato e i depositi relativi ai giudizi abbreviati, direttissimi e immediati hanno iniziato ad avvenire esclusivamente in via telematica attraverso la App, di cui Domani ha raccontato le disfunzioni.

L'Organismo congressuale forense ha espresso «forte preoccupazione per le numerose criticità ancora presenti, che rischiano di compromettere il diritto di difesa e il corretto funzionamento della giustizia».

A gennaio infatti 87 presidenti di tribunale hanno sospeso l'efficacia del decreto ministeriale a causa di malfunzionamenti. L’avvocatura ha denunciato che «restano molte inefficienze, tra cui ritardi nelle iscrizioni al Registro Notizie di Reato, mancata annotazione delle nomine che impedisce il deposito di atti successivi, richiesta sistematica del certificato ex art. 335 CPP, mancata attivazione di funzionalità essenziali e rifiuto di accettazione dei depositi».

Anche i magistrati, come il segretario di Area Giovanni Zaccaro, ha sottolineato che «al di là dei problemi di software e hardware da aggiornare e potenziare, quel che preoccupa è che i programmi ministeriali appaiono troppo rigidi e impongono ai magistrati soluzioni e pratiche che, di fatto, ne limitano la insopprimibile autonomia nell'interpretare le norme e organizzare il lavoro». Per approfondire, è utile leggere la relazione del Csm sul punto, da pagina 31.

L’Unione camere penali ha inviato una lettera al viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, per chiedere un incontro per parlare delle criticità sul processo penale telematico e proporre soluzioni concrete che potrebbero essere condivise.

La questione del Dap

Il vertice del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria è vacante da tre mesi e come reggente lo sta guidando la toga Lina Di Domenico, che il ministero vorrebbe nominare formalmente. La nomina, però, è ferma a causa di una incomprensione tra il ministero della Giustizia e il Quirinale, con palazzo Chigi in mezzo a cercare di mediare. Nordio ha garantito che «è una questione che sarà risolta a breve».

Alla base dell'incidente, le modalità sulla proposta del nome per la sostituta di Giovanni Russo, che si è dimesso a fine dicembre. La notizia è arrivata senza un passaggio prima al Quirinale, che formalmente è titolare della scelta e firma la nomina.  di Lina Di Domenico per la sostituzione di Giovanni Russo, che si dimise alle fine del dicembre scorso.

A bloccare la nomina non ci sono solo problemi di metodo ma, secondo ambienti politici, peserebbe anche il suo legamen con il sottosegretario Andrea Delmastro. I sindacati della Polizia penitenziaria hanno attaccato, scrivendo che «Mai nella storia era accaduto che la debolezza di un ministro o la sua indifferenza nei confronti delle carceri abbia consentito ad un sottosegretario delegato di prendere in mano la situazione», è la tesi dell’Osapp.

Nomine al Csm

Uffici direttivi:

Presidente tribunale Ivrea: nominata, a seguito di riesame, Antonia Mussa, attualmente presidente tribunale Ivrea, già giudice tribunale Torino

Presidente tribunale Tivoli: nominata Laura Di Girolamo, attualmente presidente tribunale Grosseto

Presidente tribunale Palmi: nominata Natina Pratticò, attualmente giudice tribunale Reggio Calabria

Procuratore generale Genova: in sede di riesame, nominato Enrico Rinaldo Augusto Zucca, attualmente sostituto procuratore generale Genova

Procuratore generale Bologna: in sede di riesame, nominato Paolo Fortuna, attualmente procuratore generale Bologna, già procuratore Aosta

Uffici semidirettivi:

Presidente sezione corte appello Bologna: nominato Domenico Pasquale Stigliano, attualmente consigliere corte appello Bologna

Presidente sezione tribunale Napoli: nominata Anna Laura Alfano, attualmente giudice tribunale Napoli

Presidente sezione lavoro tribunale Palermo: nominata Cinzia Carla Enrica Soffientini, attualmente giudice lavoro tribunale Palermo

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