La vicenda giudiziaria dell’anarchico Alfredo Cospito aggiunge un nuovo passaggio: oggi ben due tribunali di sorveglianza – quello di Milano e quello di Sassari – si esprimeranno contemporaneamente sulla richiesta del detenuto di domiciliari per motivi di salute. Due udienze “fotocopia”: Cospito a Milano è detenuto; a Sassari ha scontato la prima parte della reclusione, prima del trasferimento per motivi di salute e la procura generale di Torino ha continuato a fare riferimento a questo ufficio.

In quello che ormai è diventato un caso giuridico a se stante, c’è il rischio che i due tribunali si esprimano in modo diverso. Se così fosse, prevarrà l’ordinanza che ha deciso in modo più favorevole al detenuto.

Cospito, in sciopero della fame da più di 150 giorni contro il regime di carcere duro, ha chiesto di partecipare all’udienza di Milano e per questo non si celebrerà in tribunale, ma nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano.

Essendo detenuto al 41 bis, l’anarchico avrebbe potuto partecipare solo attraverso videocollegamento dal carcere. Tuttavia, i medici non hanno dato il nulla osta sanitario per il suo trasferimento a Milano Opera, a causa del suo precario stato di salute.

Di conseguenza saranno la presidente del tribunale di Sorveglianza, Giovanna Di Rosa, e la giudice Ornella Anedda con i due esperti che completano il collegio giudicante ad andare da lui, così da rendergli possibile la partecipazione all’udienza.

La valutazione del tribunale

I tribunali di sorveglianza dovranno decidere se accordare o meno a Cospito i domiciliari in casa di una delle sue sorelle. La loro valutazione non toccherà in nessun modo il regime di 41 bis, ma sarà limitata alla valutazione se le sue condizioni di salute attuali siano o meno compatibili con la detenzione, tenendo in considerazione anche le cure che possono essergli praticate in regime di detenzione.

Un altro elemento che verrà valutato è anche il fatto che la sua condizione di salute è stata autoindotta, visto che è causata dallo sciopero della fame. Questo potrebbe giocare a sfavore della concessione dei domiciliari: la giurisprudenza, infatti, è orientata a considerare l’autoinduzione di danni fisici in contrasto con il principio del differimento della pena.

La scelta di chiedere quello che tecnicamente è un rinvio nell’esecuzione della pena è stata un cambio rispetto alla linea che l’anarchico aveva tenuto fino a questo momento. Il differimento, infatti, non modifica il regime di 41 bis ma prevede solo che il detenuto in precarie condizioni di salute venga temporaneamente riportato a casa.

In altri termini, se anche i domiciliari gli venissero concessi, una volta che Cospito si sarà ristabilito dovrebbe comunque tornare in carcere in regime di carcere duro. Tuttavia, non è chiaro se, anche nel caso in cui gli vengano concessi i domiciliari, l’anarchico proseguirà lo sciopero della fame.

Certo è che l’aggravarsi delle sue condizioni di salute avrà un rilievo nella decisione dei giudici di sorveglianza.

Le condizioni di salute

Cospito arriva a questo nuovo appuntamento giudiziario in condizioni di salute molto precarie. Pesa ormai meno di 70 chili e beve solo acqua con zucchero o sale, ma in vista dell’udienza ha accettato per qualche giorno di assumere anche integratori vitaminici. Il 21 marzo, poi, ha avuto una fibrillazione ventricolare che, secondo il suo medico di fiducia, ha fatto temere per la sua vita.

L’anarchico era in cella quando ha avvertito un tremore alla mano, per questo ha avvertito una guardia.

«Dopo dieci minuti sono arrivati l'infermiera e il medico urlando e dicendo che avevano visto dal monitoraggio un problema al cuore. Erano molto preoccupati, stava morendo», ha riferito Rossi Albertini. Per stabilizzarlo, i medici gli hanno somministrato del potassio in vena e la situazione è rientrata.

Attualmente, secondo il medico della difesa, c’è un «alto rischio» che «un vento di questo tipo si ripeta» e, anche se le sue condizioni sono complessivamente «stabili», Cospito è «stanco, affaticato e depresso».

In vista delle due udienza, il procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, ha inviato ai colleghi milanesi e sardi i pareri medico-legali sul detenuto, senza valutazioni di carattere penale. Nelle relazioni tecniche, redatte dal medico legale incaricato dalla procura torinese, si fa riferimento a rischi muscolari, e quindi anche cardiaci, dovuti all'ipopotassiemia, ovvero la riduzione di concentrazione di potassio nel sangue a causa del lungo digiuno. Lo stesso ha fatto anche la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e in udienza interverranno anche le procure generali, rispettivamente a Milano e a Sassari. Se i domiciliari non verranno concessi, il suo legale Rossi Albertini non potrà che proporre ricorso in Cassazione contro l’ordinanza.

 

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