L’organizzazione chiede di consegnare 10 ostaggi e i corpi di altri 18 in cinque fasi. Il rapporto dell’Aiea sull’uranio arricchito di Teheran, Netanyahu: «La comunità internazionale deve agire ora per fermare l’Iran»
Sono ore decisive per il raggiungimento di una tregua a Gaza tra Hamas e Israele. Il gabinetto di guerra dello stato ebraico ha accettato nei giorni scorsi la proposta di accordo formulata dall’inviato di Donald Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff. Hamas, invece, si era presa del tempo per rispondere. E dopo circa 48 ore di ragionamenti interni alla leadership e colloqui a Doha e Beirut con altre fazioni palestinesi, la risposta sarebbe «positiva», sebbene «con diverse osservazioni».
Hamas ha accettato di liberare 10 ostaggi e consegnare i corpi di altri 18 ma non è d’accordo con i tempi. Nella proposta di Witkoff, gli scambi sarebbero dovuti avvenire in due fasi e nei primi giorni dei 60 di tregua previsti, Hamas rilancia con cinque fasi.
Nella controproposta, infatti, quattro ostaggi in vita saranno rilasciati il primo giorno della tregua, altri due il 30esimo giorno e nell’ultimo giorno dell’accordo altri quattro. I corpi degli ostaggi morti, invece, saranno consegnati il 30esimo e il 50esimo giorno della tregua. Un modo per cercare di tenere in vita i negoziati per un cessate il fuoco permanente durante tutti i 60 giorni di tregua.
Hamas, infatti, ha chiesto più garanzie a Washington in merito al ritiro completo delle forze armante israeliane da Gaza, per questo ha intenzione di tenere gli ostaggi fino all’ultimo giorno utile. «La risposta di Hamas a Witkoff è un rifiuto di fatto». Così ha commentato in serata un funzionario del governo nei media israeliani.
Guerra e fame
Le trattative proseguono in uno dei momenti peggiori del conflitto. Nelle ultime ventiquattro ore, 60 palestinesi sono stati uccisi e 284 sono rimasti feriti nei raid dell’aviazione israeliana. Si diffondono online nuovi video di bambini feriti, genitori uccisi e civili disperati alla ricerca di cibo. In uno di questi si vede una donna anziana in lacrime che insieme ad ad altri uomini è prostrata in ginocchio per raccogliere da terra la farina caduta dai sacchi alimentari. Anche ieri, infatti, i pochi camion carichi di aiuti entrati nella Striscia non sono riusciti a raggiungere la loro destinazione finale.
Secondo il Programma alimentare mondiale, 77 tir sono stati fermati da centinaia di persone ridotte alla fame. Troppo pochi i viveri fatti entrare dopo oltre 80 giorni di assedio totale. E nei centri di distribuzione della Gaza humanitarian foundation (Ghf) proseguono episodi di attacchi contro i civili, con le truppe israeliane che sparano colpi per disperdere la folla affamata. Anche per questo motivo è in partenza verso Gaza carica di aiuti la nave Madleen della Freedom Flotilla con a bordo attori, attivisti e operatori umanitari.
Nell’imbarcazione ci saranno anche Greta Thunberg e l’attore irlandese del Trono di spade Liam Cunningham. Una missione pericolosa dopo che di recente un’altra imbarcazione della Freedom Flotilla è stata colpita con dei droni militari. «Siamo preoccupati – ha detto Cunningham – ma le persone di Gaza subiscono questi crimini di guerra molto più di noi e in maniera molto più diretta. Piuttosto che sulla paura, ci concentriamo su quello che vogliamo fare e dobbiamo fare, ossia rompere l’assedio e riaprire a un cordone di aiuti umanitari per Gaza».
Il pericoloso precedente
«Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo assistito a un bassissimo rispetto del diritto internazionale nella guerra a Gaza e negli ultimi mesi la situazione è peggiorata come mai prima», ha detto il ministro norvegese per lo sviluppo internazionale Asmund Aukrust. «Quindi per il governo norvegese è molto importante protestare e condannare questa palese violazioni», ha aggiunto, sostenendo che le azioni di Israele rappresentano una minaccia globale per altri conflitti futuri.
Iran e nucleare
Nel frattempo si intensificano le preoccupazioni per il nucleare iraniano. Un report dell’Agenzia per l’energia atomica (Aiea) confermerebbe che il programma di Teheran non è pacifico e che il regime è intenzionato a completare il suo riarmo. Nel documento, visionato da Reuters, si legge che l’Iran ha condotto attività nucleari segrete con materiale non dichiarato all’organismo dell’Onu in tre località da tempo sotto inchiesta. Nel pomeriggio l’ufficio del premier Netanyahu ha lanciato l’allarme: «La comunità internazionale deve agire ora per fermare l’Iran. Il livello di arricchimento dell’uranio raggiunto da Teheran esiste solo in paesi che sviluppano attivamente armi nucleari e non ha alcuna giustificazione civile».
Secondo il ministero degli Esteri iraniano, invece, «la struttura e il contenuto di questo rapporto, che è stato preparato per scopi politici, non sono equilibrati e mancano di una valutazione completa e accurata dei fattori che influenzano la situazione attuale».
Il rischio è di un’escalation militare tra Tel Aviv e Teheran, nei giorni scorsi il New York Times ha riferito delle intenzioni dell’esercito dello stato ebraico di attaccare infrastrutture cruciali iraniane. Mire fermate all’ultimo dal presidente Donald Trump, per evitare di frenare i colloqui in corso tra Oman e Roma.
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