C’è «paura in Europa per AstraZeneca», come ha titolato in prima pagina oggi Repubblica? La paura non è un concetto misurabile, è una sensazione. E la sensazione si determina sulla base di quello che gli intermediari dell’informazione scrivono, dai titoli che fanno.

In Europa ci sono degli accertamenti sul vaccino AstraZeneca, ma le uniche informazioni che abbiamo sono che non ci sono dati che giustifichino alcun sospetto.

Come ha scritto su Domani il professor Andrea Cossarizza, in condizioni normali in Italia ci sono in media 166 casi di trombosi. Quindi può statisticamente succedere che una persona vaccinata abbia una trombosi. Questo significa che sia stata provocata dal vaccino? Assolutamente no.

Ci sono predisposizioni genetiche, malattie pregresse, abitudini di vita come il fumo o l’alcol che possono incidere sulla probabilità di finire nella parte sbagliata della statistica. E morire dopo un vaccino può essere soltanto una coincidenza che non implica morire a causa del vaccino.

In un tweet Repubblica ha difeso la scelta editoriale di sparare in prima pagina il titolo «AstraZeneca, paura in Europa» con un ragionamento che pone una questione di metodo e che mi costringe a intervenire, perché delle due l’una: o ha sbagliato Repubblica, o abbiamo sbagliato noi, che abbiamo titolato «Vaccino AstraZeneca, non facciamoci prendere dal panico».

Scrive Repubblica nel suo Tweet che «la nostra opinione è nell’editoriale in prima pagina di Luca Fraioli, totale fiducia nei vaccini. Ma le opinioni partono dalla cronaca, e cioè cancellerie europee in allarme e nove paesi che sospendono AstraZeneca».

Anche negli Stati Uniti molti giornali si sono trincerati spesso dietro l’idea che si possano raccontare fatti separati dalle opinioni. Ma, come osserva giustamente Repubblica, le opinioni devono essere basate sui fatti.

Se è corretto il fatto che mettono nel titolo di apertura, è assurda l’opinione. Se è fondata l’opinione, è sbagliato il modo in cui è stato letto o interpretato o presentato il fatto.

Ci sono “cancellerie europee in allarme”? Non  mi pare, guardate le prime pagine dei giornali internazionali e non vedrete alcun segnale di panico. E poi, en passant, non sono le cancellerie a sospendere i lotti di vaccino ma le autorità sanitarie, casomai.

I fatti e le cause

La Danimarca ha sospeso la campagna vaccinale con AstraZeneca come misura precauzionale dopo eventi di trombosi “in persone che hanno ricevuto il vaccino” si legge sul sito dell’Ema, l’autorità europea. Ma si legge anche «che al momento non c’è alcuna indicazione che il vaccino abbia causato questi problemi». E poi, con un commento perfettamente razionale, Ema precisa che «il beneficio dei vaccini continua a essere maggiore dei rischi e il vaccino può continuare a essere somministrato mentre l’indagine su questi casi di tromboembolia continua».

Mettendo insieme questi due elementi, una persona di buon senso arriva alla conclusione che la Danimarca ha sospeso le vaccinazioni senza alcuna ragione scientificamente valida. Anche altri paesi hanno bloccato quel lotto di vaccino AstraZeneca, ma la decisione è altrettanto priva di motivazioni scientifiche.

Sono il genere di scelte non razionali che talvolta governi e autorità fanno per paura della reazione dell’opinione pubblica, cioè per paura che media e giornalisti irrazionali, che confondono una sequenza temporale con una causa e non sanno la differenza tra causa e correlazione, poi se la prendano con i decisori pubblici.

Un evento A causa B se B si verifica solo e soltanto nel caso in cui si verifichi A. Gli eventi A e B sono correlati se dai dati emerge un qualche legame, diciamo se si verificano spesso insieme. Ma possono accadere insieme per varie ragioni: perché A causa B, perché B causa A, perché una terza variabile C causa sia A che B insieme.

Nel nostro esempio: Tizio può morire dopo il vaccino perché è stato ucciso dal vaccino, ma può anche essere che Tizio abbia avuto il vaccino prima di Caio perché era più fragile ed esposto al rischio di morte imminente, oppure può essere che Tizio sia morto dopo il vaccino come Sempronio perché sia Tizio che Sempronio hanno preso un caffè nello stesso bar dopo il vaccino e in quel bar c’era qualcosa di tossico nell’acqua.

Sui media la storia diventa che alcune persone sono morte dopo il vaccino AstraZeneca e ora si cercano i responsabili.

Certo Repubblica non è da sola a fare questo tipo di titoli, «Scoppia il guaio AstraZeneca», titola il Tempo. La Verità si inventa addirittura un virgolettato nel titolo di prima pagina «Provoca trombosi»

La mancanza di logica dei magistrati

A condire il tutto ci sono magistrati ancora più irresponsabili dei giornalisti. Perché la procura di Siracusa avrà forse esercitato l’obbligatorietà dell’azione penale, e se una famiglia distrutta dal dolore presenta una denuncia in cui attribuisce la morte del loro caro al vaccino dovrà aprire un fascicolo, ma non c’è scritto da nessuna parte che debba anche darne notizia ai giornali.

Nel giro di poche ore una tesi tutta da dimostrare – il vaccino AstraZeneca produce effetti collaterali diversi e più pericolosi di quelli considerati negli studi pre-approvazione – diventa una ipotesi di partenza presentata come “fatto”. E l’inchiesta giudiziaria aperta spinge alcuni giornalisti a dare per scontato l’evento sottostante, cioè la morte in conseguenza del vaccino.

Secondo quanto riporta la stessa Repubblica, le inchieste dei magistrati non hanno però alcun senso logico.

A Catania, Trapani e Siracusa si indagano persone coinvolte nella filiera della vaccinazione «che hanno avuto a che fare con le fiale sotto indagine». Ma se il problema è il vaccino, che c’entrano le persone che l’hanno maneggiato? E se il problema sono le persone che l’hanno maneggiato, che c’entra il vaccino?

Anche del sushi conservato male può essere letale, ma nessuno direbbe “paura in Europa, forse mangiare pesce uccide”.

Poi, sempre nello stesso articolo, si precisa che «le procure non ne mettono in dubbio la sicurezza» e che il pm Gaetano Bono si è vaccinato lo stesso giorno in cui ha ricevuto la denuncia. Cosa assurda da vari punti di vista ovvi, incluso quello delle tempistiche: si suppone che il dottor Bono non possa decidere da solo il giorno in cui ricevere il vaccino, dunque perfino in questo commento dimostra di aver le idee confuse su causalità, correlazione e coincidenza temporale.  

Insomma, in questo delirio di comunicazione, non c’è alcuna certezza che ci sia un problema con i vaccini di AstraZeneca ma è assai probabile che molti oggi avranno iniziato a farsi domande e ad avere sospetti dopo aver letto i giornali. E magari qualcuno sceglierà di non vaccinarsi.

Sulla base di tutto quello che sappiamo finora, rinunciare al vaccino AstraZeneca è l’unica cosa sicuramente pericolosa che mette a rischio l’incolumità.

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