La discussione attorno alla proposta di autonomia differenziata avanzata dal ministro Calderoli e approvata dal Consiglio dei ministri sta entrando nel vivo.

Il timore che si possa spaccare l’Italia è molto forte ma non credo nella forma di arlecchino, ma invece nella forma, anche se non nelle parole, ideata tanti anni fa da Gianfranco Miglio che era l’ideologo della Lega Nord per l’indipendenza della Padania.

Lui aveva le idee chiare. In una intervista al Giornale del 20 marzo 1999 disse che la sua idea era quella di dividere l’Italia in tre cantoni, Nord, Centro e Sud.

Secondo Miglio, «la Comunità regionale del Nord coincide con la Padania (Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna) ove sono parlate le lingue padane gallo-italiche e venete».

Umberto Bossi ne fece la bandiera della Lega che aveva nel suo statuto la «finalità» del «conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici» per come si legge nell’articolo 1 dello Statuto e del Consiglio federale della Lega dalla sua nascita fino al 29 gennaio 2021.

Più di recente, la Lega per Salvini Premier «ha per finalità la pacifica trasformazione dello Stato italiano in un moderno Stato federale attraverso metodi democratici».

La sostanza non cambia. E lo si capisce meglio se si mettono insieme le richieste di autonomia delle singole regioni che cambieranno i rapporti di forza, economici e di potere, tra lo Stato centrale e le regioni con le modifiche all’articolo 117 della Costituzione introdotte nel 2001 che recita così: «La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni». 

Che necessità c’è di questi organi comuni? E quali sarebbero? Per fare che cosa? Sono prevenuto se dico che nel giro di qualche anno ci saranno organi comuni in quella Padania prefigurata da Miglio e da Bossi? E che ci sarebbe la secessione di fatto anche se non di nome?

Ognuno ha il suo Nord

Una secessione dei ricchi almeno all’inizio, che diventerà dei poveracci nel giro di pochi anni perché la “Padania” senza il Mezzogiorno sarà molto debole e sarà destinata ad essere il Sud della Germania.

Non ha importanza se poi le altre regioni, per loro difesa, si faranno gli organi comuni al centro Italia e se il Sud dovrebbe essere confinato “all’antico Regno di Napoli” come diceva sempre Miglio.

Torniamo per un attimo ancora a Miglio che così diceva nella stessa intervista: «Io sono per il mantenimento anche della mafia e della ’ndrangheta. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos’è la mafia? Potere personale spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un’assurdità. C’è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate».

Cosa da Sud?

Ecco, sulle «manifestazioni tipiche del Sud», cioè mafia, camorra e clientelismo, Miglio non è stato un buon profeta perché oramai, almeno su questo, l’unità d’Italia s’è davvero realizzata.

Nelle regioni del Nord, tutte, le mafie hanno messo robuste radici. Facciamo l’esempio della Lombardia. In due recenti processi il tribunale, dopo aver condannato gli imputati, ha inviato al pm gli atti perché agisse per falsa testimonianza contro alcuni testi che avevano dichiarato il falso.

I testi nella grande maggioranza sono tutti nati, cresciuti e pasciuti in Lombardia dove è in forte aumento l’omertà e stanno aumentando giorno gli imprenditori che si rivolgono ai mafiosi per il disbrigo di affari illeciti e criminali.

Ma Salvini, che è di Milano, non s’accorge di tutto ciò? E con l‘approvazione del codice degli appalti c’è da scommettere che aumenterà la presenza delle mafie nei subappalti.

È un paradosso: le mafie hanno unificato l’Italia, e il governo e Salvini vogliono distruggere l’unità d’Italia. È necessario fare l’operazione opposta: tenere unita l’Italia e distruggere le mafie.

Altro paradosso: Calderoli è di Bergamo, la città dei Mille, che diede un potente contributo all’unità d’Itala partecipando all’impresa dei Mille di Garibaldi.

E mentre i suoi antenati contribuirono ad unire, lui è l’artefice d’un’Italia destinata a dividersi in due o in tre.

Salvini sa bene tutto questo e si trastulla con il ponte sullo stretto di Messina che lui non vedrà realizzato. 

È una presa in giro che serve solo a distrarre gli italiani che così non rifletteranno sui reali pericoli che sta attraversando il nostro paese.

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