E così cade anche l’ultima ipocrisia del nascente governo Meloni: la garanzia di un saldo ancoraggio alla linea occidentale di fronte all’aggressione russa all’Ucraina. L’esecutivo ancora non è nato e già ha perso ogni credibilità, in via definitiva dopo che tutti abbiamo potuto sentire l’audio diffuso dall’agenzia LaPresse.

Silvio Berlusconi non è mai cambiato, è sempre lo stesso, l’uomo che ha portato l’Italia sul baratro finanziario, morale e giudiziario e poi l’ha spinta di sotto. Berlusconi che si lancia in un comizietto sull’amico Vladimir Putin con cui si scambia bottiglie di vodka, lambrusco e «lettere dolcissime» per il compleanno.

Berlusconi che ammette di mentire alla stampa sulle sue vere opinioni sulla guerra, e che si vanta di aver riallacciato i rapporti con un leader che il resto del mondo occidentale vuole processare per crimini di guerra, visto che lancia droni kamikaze tra i civili di Kiev.

Un governo di centrodestra che si professa alleato leale degli Stati Uniti e membro attivo dell’Unione europea può forse (forse) rendere innocuo il putiniano Matteo Salvini.

Ma due leader su tre dei partiti principali della coalizione che intrattengono rapporti personali e occulti con Mosca sono un problema di sicurezza nazionale.

E lo sanno anche gli esponenti anonimi di buon senso di Forza Italia che hanno prima registrato e poi diffuso l’audio, per mettere anche Meloni di fronte al delirio senile di un ricco signore che continua a usare la politica a scopi esclusivamente privati: ieri per difendere l’impero mediatico, oggi per preservarne l’eredità da lasciare ai figli, regolare antichi debiti con l’organizzatrice delle serate di Arcore Licia Ronzulli e per crogiolarsi nell’illusione di essere ancora un protagonista degli affari internazionali alla quale non crede più neppure il barboncino Dudù, ammesso sia ancora vivo.

Che fosse sopravvissuto a sé stesso lo avevamo capito a gennaio quando reclamava la presidenza della Repubblica ma non poteva neppure apparire perché era ricoverato in ospedale. 

L’Italia di Meloni pare uscita da 1984 di George Orwell: un partito che non è postfascista ed elegge Ignazio Benito La Russa alla presidenza del senato; un pregiudicato che torna in parlamento e invece di ringraziare i medici che gli hanno permesso di vivere abbastanza da espiare la pena reclama il ministero della Giustizia per i suoi; un partito gemellato con Russia Unita di Putin che indica il presidente della Camera e il ministro dell’Economia che dovrà discutere le sanzioni contro Mosca, la futura premier che promette un governo di tecnici ma fatto solo di politici.

Silvio Berlusconi è sempre stato un pericolo per il paese, adesso è un buco nero di nichilismo esistenziale e politico che può assorbire e distruggere anche il centrodestra che ha contribuito a creare. Giorgia Meloni può solo scegliere se lasciarsi fagocitare o tentare di emanciparsi davvero, finché è ancora in tempo.

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