DOPO LA SENTENZA DI MILANO

Caso Eni, nella guerra tra garantisti e manettari vincono solo i corrotti

  • L’assoluzione dell'Eni e il suo amministratore delegato Descalzi sul Nigergate ha spaccato in due l'opinione pubblica tra gli ipergarantisti che denunciano presunte persecuzioni giudiziarie e i fan dei pm
  • Da dieci anni i magistrati italiani provano a identificare le storture del sistema all’italiana basato su transazioni milionarie verso funzionari pubblici stranieri e mediatori, ma perdono quasi tutti i processi
  • Colpa, a volte, di impianti accusatori deboli. Ma anche di standard probatori altissimi: provare la corruzione internazionale è ormai una mission impossible, e i pm hanno armi spuntate inadatte a vincere la battaglia

La sentenza con cui i giudici di Milano hanno assolto l’Eni e il suo amministratore delegato Claudio Descalzi ha subito spaccato l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori. Divisi ancora tra gli ipergarantisti che denunciano presunte persecuzioni giudiziarie contro le nostre multinazionali strategiche e coloro che – nonostante la sconfitta delle tesi dei pm meneghini – credono che la corruzione di esponenti del governo nigeriano da parte dell’Eni sia avvenuta eccome. I fatti sono chiari: per o

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